Giuseppe Conte è inadeguato a guidare l’Italia. E con lui Rocco Casalino e quella banda di babbei a Cinque Stelle che gli italiani hanno mandato al governo incuranti del pericolo che ci avrebbero fatto correre. Non c’era bisogno di questa catastrofe sanitaria, sociale ed economica per accorgersi della loro inadeguatezza, bastava l’ordinaria amministrazione.
Se a Palazzo Chigi ci fossero Superman e Mandrake, nemmeno loro sarebbero in grado di risolvere la questione. Quindi sia chiaro che, finché c’è in corso l’epidemia, al governo saranno anche babbei, ma sono sempre e comunque i nostri babbei.
Ecco, basterebbe che non facessero circolare bozze di decreto da stato di guerra, scomparendo per ore e convocando conferenze stampa alle due di notte. Non gli si chiede molto, gli si chiede di prendere decisioni e di non generare caos e panico ulteriore, tanto più che qualche giorno fa hanno fatto lo stesso patatrac con il decreto sulla chiusura delle scuole, prima diffuso, poi smentito, poi confermato dopo quattro ore di sconcerto generale. Se serve comunicare con i governi locali per definire i dettagli di un decreto restrittivo da zona rossa ci sono modi più istituzionali delle chat di Whatsapp. Mi pare di ricordare che esistano i Prefetti, i rappresentanti del governo centrale, non credo che Casaleggio li abbia ancora sostituiti con Rousseau.
Conte è inadeguato perché da un paio di settimane comunica in modo rapsodico ansia e rassegnazione, mobilitazione e calma, prima apre e poi chiude, poi riapre e poi richiude, molto spesso accosta e socchiude, proiettando debolezza e nessuna autorevolezza, lasciando disorientati i cittadini che infatti affollano sia i ristoranti per socializzare sia i treni per scappare. Il suo ministro dello Sport, l’altro grillino Vincenzo Spadafora, non è riuscito a fermare il campionato di calcio, per dire della considerazione e del credito che ha il governo.
Un governo che con Luigi Di Maio, ancora martedì scorso, diceva ufficialmente alla Farnesina che non bisognava chiudere le scuole nelle regioni dove non è necessario perché altrimenti si sarebbe comunicato al mondo che c’è un problema laddove non c’è. Contemporaneamente, il guru grillino Davide Casaleggio, che ieri parlava alla Rai di blockchain come Maria Antonietta di brioche, scriveva sul Sole 24 Ore, organo di quegli altri unfit di Confindustria, che il coronavirus «potrebbe, infine, anche essere l’occasione di testare il voto online per i comuni dove non sarà possibile recarsi ai seggi per il referendum di fine marzo». Come no.
Stiamo vivendo l’11 settembre, stiamo entrando in depressione economica, affrontiamo inauditi problemi di ordine pubblico e sanitario e siamo nelle mani di Rocco Casalino. Per fortuna, nelle stanze dei bottoni pare che qualche adulto ci sia, da Roberto Gualtieri a Dario Franceschini, ma il problema italiano è quello di avere il governo che ha, un governo tampone, e per non farci mancare niente un’opposizione altrettanto populista e altrettanto inadeguata. La solidarietà nazionale è la strada ovvia e necessaria. Speriamo bene.