Fino ai primi di marzo la 54esima edizione di Vinitaly sembrava confermata nella data già prevista: dal 19 al 22 aprile. Il 3 marzo scorso, invece, arriva la notizia del rinvio al 14-17 giugno. Un dietrofront obbligato alla luce dell’emergenza coronavirus e della certezza che i buyer stranieri e americani avrebbero disertato l’evento.
«Lo spostamento a giugno di Vinitaly e di altre importanti manifestazioni internazionali nelle città di Milano e Bologna – Salone del Mobile e Cosmoprof – è un segnale che il made in Italy scommette su una pronta ripresa economica nei settori chiave del sistema-Paese», spiega Maurizio Danese, presidente di Veronafiere.
La decisione viene presa dopo aver raccolto il parere delle principali associazioni di settore: Unione Italiana Vini, Assoenologi, Federvini, Federdoc, Federazione vignaioli indipendenti e Alleanza delle Cooperative settore vitivinicolo. «Lo spostamento a giugno del Vinitaly è una scelta oculata – afferma Gianmichele Passarini, presidente di Cia Agricoltori Italiani Veneto – organizzare una fiera e non avere ospiti a causa dell’impossibilità di viaggiare non avrebbe senso». Positiva anche la reazione del Consorzio del Brunello di Montalcino. «Riteniamo fondamentale esserci per dare un segnale al mondo di ripartenza del nostro Paese e delle nostre produzioni», dichiara Fabrizio Bindocci, il presidente del Consorzio.
Con una mossa opposta rispetto a quella di Veronafiere, però, il 6 marzo Messe Düsseldorf, l’ente fiere tedesco, annuncia invece la cancellazione di ProWein 2020, la fiera tedesca del vino (proveniente da tutto il mondo). L’evento, che si sarebbe dovuto tenere nella città tedesca dal 15 al 17 marzo, era stato inizialmente rinviato a data da destinarsi. Niente da fare: l’edizione di quest’anno salterà. È un arrivederci al 2021, dal 21 al 23 marzo. «La finestra fieristica a disposizione dell’industria del vino sarebbe stata molto ristretta», spiega Erhard Wienkamp, amministratore delegato della fiera. «Il nostro calendario tra maggio e giugno è già troppo fitto. Né si può slittare a a settembre/ottobre perché è notoriamente il periodo della vendemmia e il lavoro in cantina avrebbe tenuto lontani tutti i piccoli produttori».
L’annullamento di ProWein scatena anche qualche istinto «sovranista». Secondo Christian Marchesini, vicepresidente nazionale e presidente regionale veneto dei viticoltori di Confagricoltura, «l’annullamento del ProWein è l’occasione per ridare fiducia al sistema vino Italia. Ma è necessario che si agisca facendo squadra, evitando che ognuno lavori per il proprio campanile». Per Marchesini, in sostanza «bisogna capire che la concorrenza non è tra le aziende vitivinicole di Fumane e Mezzane o di altri territori locali, ma con il mondo. Bisogna quindi lavorare tutti assieme affinché a Verona arrivino tanti dei buyer internazionali che non andranno a Düsseldorf».
Tutto risolto, allora? Non proprio. Anche perché la scelta dei tedeschi potrebbe rivelarsi quella più corretta. «La Fiera di Düsseldorf – scrive Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere, sul suo profilo Facebook – mostra grande solidità (di patrimonio e di nervi) rimandando ProWein al 2021, cioè saltando un giro. Così rende un reale servizio alle imprese del vino che stanno vivendo un brutto periodo e che altrimenti si sarebbero forse sentite costrette – se non ricattate – a partecipare a una fiera che, spostata in chissà quale data, non sarebbe servita a nessuno, se non a batter cassa».
E ancora: «Programmare Vinitaly 2020 a giugno rischia di caricare le imprese di costi eccezionali a fronte di un prevedibile vuoto di pubblico internazionale qualificato, e forse nazionale, cioè l’unico motivo per cui valga la pena di investire dai 10 ai 100mila euro, a seconda della dimensione dell’azienda. Denari che le imprese potrebbero dover spendere diversamente per sostenere gli anemici (a dir tanto) consumi di questo periodo». Resta il dubbio, insomma, che una manifestazione a regime minimo possa davvero aiutare le imprese.
«Centinaia di imprenditori, in questi giorni, ci sembrano di tutt’altro avviso e le riflessioni contrarie suonano di buon senso», ricorda Torcoli. La sua proposta è quella di «riservare uno sconto sulle quote di partecipazione, senza escludere a priori di posticipare la 54esima edizione al 2021, mantenendo valide le iscrizioni. Nel primo caso (sconti) il messaggio sarebbe quello di una reale collaborazione per lanciare un appello all’ottimismo (ognuno ci mette qualcosa), nel secondo si libererebbero le aziende in quest’anno orribile, che potrebbero quindi impiegare il denaro in altre attività di promozione mirata. In entrambi i casi Veronafiere – il cui fatturato dipende per il 38% dal settore Food & Wine (dati ultimo bilancio approvato) – dovrebbe ricevere un sostegno straordinario dal governo per superare l’anno 2020».
Torcoli non è l’unico ad avere perplessità. «Saltare in pieno l’anno non sarebbe stato un dramma per i produttori (lo sarebbe per Verona e l’ente fiera)», conferma l’imprenditore marchigiano Lorenzo Marotti Campi, produttore di Verdicchio dei Castelli di Jesi. «Per i piccoli produttori è improponibile: a giugno si lavora in vigna 15 ore al giorno», lamenta Anna Sertorio, vigneron di Podere ai Valloni, una piccola cantina di Boca, nell’Alto Piemonte. Secondo Lia Chiti, responsabile commerciale di Lunae Bosoni, azienda ligure sui Colli di Luni, «il problema è anche la sovrapposizione con altri eventi, come il Salone del Mobile, che si svolgeranno nello stesso periodo».
«A New York, dove mi trovo adesso, cominciano a vederci come gli untori del Coronavirus», avverte Stefano Gabellini di Tenuta La Viola, azienda romagnola che produce Sangiovese. «In questa situazione – continua – nessun operatore si prenderà il rischio di venire in Italia. Occorre essere realisti: a meno di un miracolo, il problema a giugno non sarà risolto. Sarebbe stato meglio rimandare al prossimo anno». Marilena Barbera, titolare di Cantine Barbera, impresa vitivinicola con sede a Menfi in Sicilia, conferma questi timori: «Persa la data di aprile, farla a giugno, a luglio o a ottobre cambia poco. Gli importatori difficilmente riprogrammeranno un viaggio così impegnativo dopo il rinvio di una settimana già organizzata. Gli stranieri amano programmare le cose con un certo anticipo». Gianluca Morino, titolare di Cascina Garitina, azienda produttrice di Barbera d’Asti, è categorico: «A giugno i buyer hanno già preso le decisioni e già fatto gli ordini. Non affannatevi: l’emergenza durerà mesi quindi Vinitaly sarà annullato». Gli fa eco Lorenzo Piccin, della Cantina lucana Grifalco che produce Aglianico del Vulture: «Concordo. Il Vinitaly sarà annullato. Si chiudono i tribunali, si posticipano tutti gli eventi pubblici fino a data da destinarsi. Figuriamoci ormai se si può pensare alla fiera di Verona. La situazione durerà per un paio di mesi, almeno se riusciamo a contenere il numero dei contagi nel giro di una settimana, altrimenti chissà! Credo che ci siano interessi in gioco molto più importanti in questo momento. La nostra vita economica deve passare in secondo piano».
Nel frattempo, anche altre manifestazioni vengono rinviate, pur con qualche margine di rischio. Enotica, il festival del vino e della sensualità in programma negli spazi del Csoa Forte Prenestino, è rinviato al 15-17 maggio. Il VinNatur Tasting 2020, fiera dei vini naturali, è posticipato al 13-15 giugno negli spazi dello Show-room Margraf di Gambellara, in provincia di Vicenza. I Consorzi del Morellino di Scansano, di Montecucco e della Maremma Toscana rimandano l’evento «MareMMMa, la Natura del vino», in programma ad Alberese (Grosseto) proprio oggi, a data da destinarsi. ViniVeri 2020, la prima storica manifestazione italiana di vini e prodotti alimentari ottenuti da processi naturali, viene posticipata a giugno, sempre presso l’AreaExp La Fabbrica di Cerea, a pochi chilometri da Verona. Il Vinòforum 2020 di Roma è spostato addirittura alla settimana che va dall’11 al 20 settembre, proprio per evitare di sovrapporsi alle nuove date del Vinitaly.
La rivoluzione del calendario delle fiere del vino rappresenta solo un esempio dei traumi che tutta l’economia italiana – non solo quella agroalimentare – subirà nei prossimi mesi. Il mondo del vino, intanto, è «rimandato» a settembre, nella speranza che l’emergenza virus sia finalmente alle spalle.