Si naviga in mare aperto senza una bussola, il morale della ciurma è in forte ribasso. È arrivata l’ora di un cambio di passo politico e comunicativo. Questo secondo aspetto, in certi frangenti, è persino più importante del primo: può addirittura “coprire” i ritardi della politica senza essere per questo inganno o demagogia. Procedere con i «si dice», con le «fonti di palazzo Chigi dicono che…», con gli stessi Dpcm slegati l’uno dall’altro, al di fuori di un “discorso” razionale non è più tollerabile.
Il governo deve prendere nelle sue mani il filo della comunicazione con l’opinione pubblica nazionale. Non si può affidare alla mesta conferenza stampa del dottor Borrelli e del medico di turno, un appuntamento per carità svolto al meglio ma totalmente privo di forza, di messaggio, di indicazioni, il rapporto con il Paese. Come minimo a fianco di Borrelli e Brusaferro dovrebbe esserci ogni giorno il presidente del Consiglio o un ministro di primo livello in grado di fornire un quadro generale sensato e coerente. Donald Trump si è messo a fare le conferenze stampa, mentre il nostro governo appare e scompare come le lucine dell’albero di Natale.
Inoltre, il governo dovrebbe incaricare comunicatori noti, di cui la gente si fida, per lanciare messaggi un po’ più impegnativi del consiglio di lavarsi le mani o di giocare a Monopoli. Bisogna parlare al cervello degli italiani, perché sui balconi a cantare Azzurro ci siamo già andati e abbiamo già riso e abbiamo già pianto. Chiamate un Alex Zanardi per rincuorare l’Italia, lui sì che la sua guerra l’ha vinta. Chiamate Paolo Mieli, Corrado Augias, chi vi pare, gente seria che spieghi cosa si sta facendo. Ma bisogna inventarsi qualcosa, ora che l’Italia sta entrando in una fase diversa, assillata dall’idea di perdere la guerra, non proprio una cosa da niente.