Il decreto “Cura Italia” ha iniziato dal Senato il suo iter per la conversione in legge. Ma con l’intera dote da 25 miliardi di euro stanziata dal governo nella maxi-manovra, gli emendamenti di maggioranza e opposizione avranno un margine di intervento limitato. Lo ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. «Consiglio di concentrarsi sul decreto aprile, al quale stiamo già lavorando». Anche perché, «terminato l’iter di conversione, le risorse del decreto marzo saranno ormai già spese». Per il “decreto aprile”, che dovrà tenere conto anche delle nuove chiusure delle attività produttive imposte dal governo, bisognerà quindi tornare in Parlamento per chiedere l’autorizzazione a un ulteriore scostamento di bilancio «da adottare prima della scadenza fiscale del 16 aprile», ha assicurato Gualtieri.
Il messaggio è chiaro: inutile litigare sull’aumento dell’indennità da 600 euro per gli autonomi, tra le misure più dibattute anche nella stessa maggioranza, quando intanto gli indennizzi saranno già stati erogati. Meglio proporre cifre più alte da inserire nel prossimo decreto, magari immaginando una maggiore progressività. È un invito al dialogo per le opposizioni: Gualtieri si è detto «disponibile ad affinare e potenziare l’indennità di 600 euro per il mese di aprile», ragionando anche «su come definire modalità di sostegno più adeguate e più mirate».
Mentre il ministero dell’Economia e il ministero del Lavoro hanno firmato i decreti necessari per far partire la cassa in deroga allargata e presto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto per dare avvio all’accesso al fondo di solidarietà sui mutui per la prima casa, il cammino del Cura Italia ora dipenderà dai rapporti tra maggioranza e opposizione. Gualtieri ha dato rassicurazioni sull’avvio imminente delle misure previste dal provvedimento: la domanda per la cassa integrazione con la causale Covid-19 potrà essere presentata «entro pochissimi giorni e il pagamento da parte dell’Inps avverrà entro 30 giorni dalla domanda»; mentre la settimana prossima l’Inps metterà sul sito il modulo per la richiesta online delle indennità per gli autonomi. Inoltre, il governo sta valutando «la disapplicazione delle sanzioni amministrative» per chi ha pagato in ritardo rispetto al rinvio delle scadenze fiscali dal 16 al 20 marzo.
L’imperativo per l’esecutivo è fare in fretta ed evitare l’“assalto alla diligenza” delle opposizioni. La maggioranza spera in un contingentamento del numero degli emendamenti, con un coordinamento tra i capigruppo. «Incontriamoci domani a Palazzo Madama. Maggioranza e opposizioni condividano in Senato l’iter del cura Italia e degli altri provvedimenti all’esame dell’assemblea», ha proposto il capogruppo Pd Andrea Marcucci inviata ai capigruppo di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Il provvedimento dovrebbe approdare nell’aula del Senato dall’8 aprile. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato al 27 marzo. Ma le opposizioni hanno detto no a procedure accelerate, come la commissione speciale proposta dal presidente Roberto Fico. Così come va risolta la questione dei passaggi parlamentari. Con due sole letture, una al Senato e una alla Camera, il dibattito potrebbe essere più ampio ma Montecitorio arriverebbe un testo blindato. Ai tre leader del centrodestra, durante l’ultimo incontro a Palazzo Chigi, il governo ha comunque garantito la doppia lettura. «Pretendiamo che sia dato il tempo a tutte e due le Camere di esaminare un provvedimento che giudichiamo insufficiente», ha ribadito la capogruppo di Forza Italia alla Camera Mariastella Gelmini.
Bisognerà fare in fretta, quindi. Il tema si pone anche all’interno della stessa maggioranza e non solo dell’opposizione, che nel frattempo ha chiesto la «convocazione permanente» del Parlamento. Movimento Cinque Stelle e Italia Viva hanno già ripetutamente annunciato modifiche, soprattuto alle norme sugli autonomi. I renziani puntano anche ad allargare le maglie per l’accesso al fondo Gasparrini che sospende il pagamento dei mutui sulla prima casa anche per gli autonomi, abbassando il requisito del 33% del calo di fatturato. Dal Pd le idee vanno dalla sburocratizzazione di alcune procedure (una su tutte quella per l’accesso alla cassa integrazione) allo sblocco del patrimonio di oltre 80 miliardi delle casse di previdenza per gli autonomi iscritti agli ordini che non hanno accesso all’indennizzo da 600 euro. E si sta lavorando anche ad alcune proposte per rendere più progressivi indennità, congedi e bonus baby sitter.
Da Forza Italia Mara Carfagna ha già chiesto di innalzare la soglia dell’indennità da 600 euro fino ai 780 euro previsti per il reddito di cittadinanza, creando una sorta di reddito di quarantena per gli autonomi. Fratelli d’Italia immagina maggiori meccanismi compensativi per i Comuni che subiranno la sospensione del pagamento delle tasse.
E nell’opposizione ci si chiede ora quale sarà la dote economica che il governo metterà in campo nel prossimo decreto aprile. Il responsabile economico di Forza Italia, Renato Brunetta, ha chiesto un nuovo scostamento di bilancio da 50 miliardi di euro. Ma se il governo è pronto a chiedere al Parlamento nuovi margini di spesa, la cifra dipenderà ora in gran parte dalle risorse in arrivo da Bruxelles. La speranza del ministero dell’Economia e di Palazzo Chigi è che per questo secondo provvedimento si possa attingere a quante più risorse europee possibili. «C’è la necessità di realizzare la mobilitazione straordinaria di tutte le risorse utilizzabili attraverso un uso innovativo degli strumenti disponibili», ha detto Gualtieri in audizione, ipotizzando si può già prevedere che quest’anno «il prodotto interno lordo andrà giù di qualche punto».
Tra le ipotesi di intervento, non c’è solo la possibilità di attingere al bilancio europeo, ma anche l’istituzione di un fondo paneuropeo di sostegno da parte della Bei e l’emissione di eurobond da parte del Mes senza alcuna condizionalità. A tutte queste possibilità, si dovrebbe aggiungere, ha detto il ministro, «la possibilità di emettere uno strumento di debito comune europeo per finanziare in modo adeguato alle stesse condizioni, per tutti i Paesi, gli interventi necessari». Ma dalla Germania è arrivato già il no alla proposta di emettere obbligazioni comuni come soluzione per l’impatto economico del coronavirus: «C’è già lo scudo della Bce».