ll mercato europeo è unico e se gli Stati non troveranno una soluzione comune nessuno di loro potrà pensare di rilanciare economie così interconnesse tra loro. Bene il pacchetto Bei-Mes-Sure ma serve un piano più ambizioso. Nuovi recovery bond garantiti dal bilancio comunitario europeo che dovrà essere rifinanziato con molti miliardi dagli Stati. Ma soprattutto l’Europa non può aspettare che queste risorse arrivino per gennaio. O sarà troppo tardi. Questo è il succo del discorso che ha pronunciato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, nella videoconferenza coi 27 leader del Consiglio europeo. Qui il testo completo.
Signore e Signori capi di stato e di governo, Signora Presidente della Commissione,
siamo a un tornante decisivo e siamo chiamati ad assumerci una grande responsabilità nei confronti dei nostri cittadini che stanno affrontando momenti difficili e che si aspettano una risposta concreta e adeguata alla gravità della situazione.
Alcuni dati possono fornirci una fotografia dell´Europa di oggi: il settore automobilistico prevede una flessione della domanda tra il 7 e 9 per cento nei 4 principali mercati europei; il settore tessile stima una perdita del 50 per cento delle vendite; solo in Francia 4 milioni di lavoratori hanno già avuto accesso al sussidio di disoccupazione; in Spagna il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 20 per cento della forza lavoro; l´agroalimentare italiano stima una perdita di 4 miliardi di euro; per i vivaisti olandesi il commercio si è ridotto del 70 per cento con perdite intorno ai 2 miliardi di euro; il settore turistico europeo subirà un impatto senza precedenti, perdite di reddito del 50 per cento per alberghi e ristoranti e 90 per cento per le compagnie di trasporto navale e aereo.
Questa crisi colpirà più duramente i lavoratori non qualificati e temporanei, dove è più forte la componente di lavoratrici donne, le famiglie più povere e vulnerabili, trasformando una crisi finanziaria ed economica in una vera e propria emergenza sociale. Sarebbe opportuno che la commissione facesse una valutazione esatta della profondità di questa crisi, paese per paese, settore per settore.
Gli Stati membri hanno già attuato diverse misure per affrontare l’impatto immediato della crisi. Tuttavia, sappiamo bene che lo sforzo complessivo messo in campo dall´Unione europea e dagli Stati Membri non basterà per far fronte a una crisi dalle dimensioni inedite. Non si tratta solo di mettere in campo le risorse necessarie ma sarà fondamentale che tutti abbiano gli strumenti necessari per proteggere i propri cittadini, stabilizzare i mercati e rilanciare le proprie economie.
Questo è il momento dell´unità. Il mercato europeo è unico, se non ripartiremo insieme nessuno potrà pensare di rilanciare economie che sono profondamente interconnesse e fortemente interdipendenti tra di loro. (Come possiamo pensare che per esempio l´industria automobilistica possa ripartire in un solo paese senza la componentistica prodotta in un altro stato membro e senza un mercato interno in grado di assorbire la produzione).
Non tutti gli Stati europei sono stati colpiti alla stessa maniera dall´epidemia, alcuni hanno pagato un prezzo molto alto in termini di vite umane. È giunto il momento di andare oltre la logica di ognun per sé e rimettere al centro la solidarietà che sta al cuore del progetto europeo.
Le istituzioni dell’UE hanno già costruito una rete di sicurezza per fornire la liquidità necessaria per fronteggiare la crisi nell´immediato con il Meccanismo europeo di stabitlità per le necessita sanitarie, con il meccanismo Sure, per far fronte alla disoccupazione e con la Banca europea degli investimenti che darà ossigeno alle Piccole e medie imprese.
Tutto questo è fondamentale come intervento d´urgenza ma sappiamo benissimo che la sfida vera che abbiamo davanti e che oggi sta sulle vostre spalle è pensare all´uscita dalla crisi e alla ripresa.
Come sapete il parlamento europeo si è espresso, nella scorsa plenaria, a grande maggioranza in favore di una risposta straordinaria a sostegno di un piano massiccio di investimenti per favorire la ripresa e la ricostruzione dell´economia europea.
Grandi investimenti necessari dovranno essere finanziati da un Quadro finanziario pluriennale (il budget europeo, ndr) notevolmente rafforzato attraverso fondi dell´Ue esistenti ma anche tramite strumenti finanziari innovativi tra i quali anche recovery bonds garantiti dal bilancio europeo.
Ora più che mai appare necessario rinegoziare un paniere di risorse proprie a partire dalla webtax, come indicato dalla Presidente Von der Leyen, ed altre risorse come ad esempio un contributo dai ricavi del sistema ETS o un’imposta sulla plastica non riciclata. Per noi le risorse proprie non sono uno strumento d´emergenza ma una componente strutturale necessaria per un bilancio europeo sostenibile.
Negli ultimi giorni molti di voi hanno presentato proposte coraggiose che vanno nella giusta direzione alla ricerca di un terreno comune. L´idea di un fondo dedicato per la ripresa è un’ipotesi sulla quale siamo pronti a lavorare purché sussistano condizioni che il Parlamento considera imprescindibili.
Innanzitutto l´ancoraggio di questo fondo al Qfp é la condizione necessaria per una risposta comunitaria e di lungo respiro a questa crisi. Per noi, la soluzione dovrà essere comunitaria. Il Parlamento europeo in qualità di rappresentante dei cittadini e autorità di bilancio farà la sua parte e si aspetta di essere pienamente coinvolto.
Ciò di cui abbiamo bisogno, come detto anche dai Presidenti Michel e Von der Leyen nella road map presentata oggi, é un vero e proprio piano Marshall per finanziare la ripresa, basata sulle grandi priorità che avevamo già individuato insieme. Mi riferisco al Green Deal, alla trasformazione digitale e alla riduzione delle disuguaglianze sociali. Ci aspettiamo quindi che la capacità del Fondo sia concretamente adeguata alla dimensione reali della crisi.
Per la ripresa pero´non possiamo aspettare a lungo. I cittadini, le imprese, le comunità locali hanno bisogno di disporre fin da subito delle risorse per mettere in sicurezza il tessuto economico e sociale dei loro territori.
Il probabile deterioramento dell´esposizione sui debiti sovrani di alcuni paesi richiede soluzioni basate su prestiti, ma anche sulle sovvenzioni. Non possiamo aspettare che le risorse siano mobilizzate dal prossimo gennaio.
Come già successo in occasione del piano Juncker si potrebbe valutare un intervento ponte di garanzia offerto dalla Bei per assicurare l´immediata operatività del fondo. Viviamo un momento di grande fragilità che ci espone a rischi di ingerenze e acquisizione di asset strategici per l´UE.
Sarà importante spiegare bene ai nostri cittadini quanto é stato fatto dall´Unione europea e da tutti i Governi perché non si abbia la sensazione che da fuori qualcuno abbia aiutato piu di noi. Auspico che tutti i Governi, sulla base dei meccanismi previsti dalla commissione europea, collaborino per proteggere lo spazio europeo e il nostro patrimonio.
Il mondo che uscirà dalla crisi sarà un mondo diverso. Il progetto europeo dovrà raccogliere questa occasione per dare il ritmo di questo tempo nuovo. È necessario più che mai che l´Europa sia all’altezza dei propri valori che sono, insieme allo stato di diritto, il fondamento del progetto comune dell’Unione europea.