Non solo esteticaEcco come il design ci aiuterà a riorganizzare la società post Covid-19

Diventerà uno strumento insostituibile per ridisegnare l’universo degli oggetti, dei meccanismi e degli spazi

L’emergenza sanitaria attualmente in corso condizionerà a lungo i nostri comportamenti. Il dato più significativo introdotto da tale emergenza, riguarda il distanziamento. Inteso nella sua più ampia accezione, non solo quindi l’ampiamente codificato “distanziamento sociale” intercorrente tra gli individui, ma quello tra individui ed oggetti e tra oggetti stessi, uniti nel destino di possibile veicolo di un ospite non-desiderato e quindi essi stessi elementi indesiderati.

La necessità di rispettare le misure del distanziamento si protrarrà, secondo l’opinione unanime degli studi più accreditati, per un periodo di tempo significativo. E non è da escludere che, anche una volta usciti dalla crisi odierna, determinate modalità di gestione delle relazioni interpersonali, di organizzazione degli spazi lavorativi, di fruizione degli esercizi commerciali, di frequentazione dei luoghi della cultura, saranno cambiate in modo irreversibile.

L’epidemia da Coronavirus, in altri termini, verosimilmente introdurrà dei cambiamenti sensibili e duraturi nell’ambito del nostro costume sociale, modificando le nostre condotte quotidiane.

L’intero mondo che ci circonda non potrà che subire gli effetti di questi cambiamenti e evolvere di conseguenza: in modo più o meno immediato, trasporto pubblico, uffici, stabilimenti, teatri, negozi, ristoranti, etc. verranno a riflettere le nuove esigenze comportamentali.

La necessità di rivedere le modalità di relazione sia del singolo che della collettività, imporrà l’introduzione di nuovi paradigmi di sistema, basati su standard non necessariamente peggiorativi, anzi in taluni casi spingendo i sistemi verso l’ottimizzazione del servizio, come ad esempio, per i mezzi pubblici di trasporto che dovranno necessariamente aumentare lo spazio a disposizione dell’utente.

Il Design, in questo contesto, assumerà una valenza cruciale, divenendo uno strumento di insostituibile importanza per ridisegnare l’universo degli oggetti, dei meccanismi e degli spazi in conformità alle sopraggiunte e mutate esigenze sociali.

In particolare attraverso uno dei parametri analitici tipico del progetto, ovvero la prossemica. La prossemica, nel design, si occupa della relazione tra l’umano e lo spazio “studia il rapporto tra l’individuo e il suo ambiente, le situazioni di contatto o di non contatto tra le persone” (Munari, Da cosa nasce cosa, 1981, 346).

Nella sua articolazione individua quattro aree spaziali intorno al soggetto: lo spazio intimo, quello personale, quello sociale e da ultimo quello pubblico; aree che hanno misure variabili in base ai contesti.

Il Design, d’altronde, riveste da sempre il ruolo di decodificatore delle necessità dell’uomo, nonché di traspositore dei suoi bisogni e desideri nella realtà che lo circonda.  

Ed esso, come è stato autorevolmente e brillantemente scritto, “può essere fondamentalmente considerato uno strumento per migliorare la qualità della vita” (C. Fiell, P. Fiell, Design del XX Secolo, 2018, 6), essendo “il linguaggio che una società usa per creare oggetti che riflettono i suoi scopi e i suoi valori” (Sudjic, Il linguaggio delle cose, 2015, 36).

Per comprendere in pieno la centrale importanza che il Design assumerà nel rimodellare il contemporaneo, occorre mettere a fuoco l’ampiezza del suo intervento, secondo la sua accezione più corretta e avanzata.

Il Design oggi non concerne soltanto le cose, ma estende il proprio impulso ai sistemi e ai servizi, al punto che svolge appunto «strategie e pratiche di nuova significazione attorno agli artefatti, ai sistemi e ai servizi» (Bassi, Design contemporaneo, 2017, 102).

E non si limita ad intervenire sulla esteriorità delle cose, ma ne investe anche l’aspetto funzionale e il profilo semantico: «Il Design contemporaneo si caratterizza per andare a incidere su tre distinti aspetti concernenti gli oggetti della progettazione, a prescindere dal fatto che essi siano costituiti da prodotti, servizi, sistemi o altro: la Forma, il Funzionamento e il Significato» (Improda, Il Design Crisalide, 2019, 163).

L’ampliamento dell’area di intervento disciplinare del Design ha posto con maggiore evidenza la sue essenza di “mediatore culturale”, già peraltro riscontrabile fin dai suoi esordi allorché si pose come interfaccia tra il mondo hard della produzione industriale e quello soft dell’utente domestico, oggi ancor più leggibile in virtù delle sue differenziate declinazioni progettuali.

Al fine di calare questi principi generali nella concreta realtà delle cose, prendiamo ad esempio una attività imprenditoriale che sta già subendo in pieno l’urto dei cambiamenti in atto: la ristorazione. Appare verosimile, in primo luogo, che gli operatori del comparto saranno costretti a cambiare in modo significativo il proprio modello di business.

Per capire sino in fondo quale potrà essere l’evoluzione possibile, è necessario analizzare i tratti distintivi di questo settore, la cui frammentazione è molto articolata; esso, infatti, può comprendere il fast-food ed il ristorante stellato, la catena internazionale e la trattoria a conduzione familiare, con delle variabili organizzative ed imprenditoriali agli antipodi e di difficile riduzione a “comun divisore”, se non per l’aspetto esperienziale. 

Infatti proprio la ricerca dell’esperienza è l’elemento unificante del settore, esperienza che – è bene chiarire subito – vede nel cibo, in tutte le sue possibili varianti, un accessorio di contorno alla domanda centrale dell’utente: la socialità, proprio il bene più colpito dal Covid-19. 

La riprogettazione può trovare la sua ragion d’essere in questa considerazione, sia nei termini di messa in sicurezza dell’offerta esperienziale preesistente che di mutamento della stessa verso altre possibilità.   

Entrambe le strade conducono alla rielaborazione di un modello in cui, sino ad oggi e nella maggior parte dei casi, il cuore dell’attività risiedeva nella gestione di uno o più punti di ristorazione, mentre alcune attività collaterali – quali la consegna delle pietanze a domicilio e, più raramente, la loro preparazione e distribuzione mediante veicoli itineranti – avevano un peso del tutto secondario.

La necessità di un prolungarsi del distanziamento sociale, la conseguente perdita nei locali di un significativo numero di posti a tavola, il probabile duraturo mutamento della sensibilità dei clienti rispetto alla prossimità con altre persone, conducono al bisogno di un ripensamento della struttura organizzativa e funzionale dell’impresa, che tenga conto della fondamentale esigenza di “socialità” che è insita nella condivisione del cibo.

Lo sforzo che le imprese saranno chiamate ad affrontare è enorme, sia in termini tecnologici che economici, altrettanto lo sarà per i progettisti che dovranno declinare le nuove esigenze ad un comparto così frammentato ed esposto alla contaminazione virologica.

Mediante una attività di Design dei Sistemi, verosimilmente, si giungerà ad una ridefinizione del ruolo e dell’importanza dei diversi profili delle attività aziendali: gestione del ristorante, consegne a domicilio, distribuzione mediante veicoli itineranti, con forme di interazione digitale che avranno sempre più rilevanza nel definire la qualità della proposta.

È possibile immaginare che le suddette attività, presumibilmente previa una loro maggiore compenetrazione, vedranno un significativo modificarsi del rispettivo peso specifico: il ristorante potrà rivestire sempre di più la funzione di una sorta di show room, con un minore rilievo sul fronte della redditività dell’impresa e un preponderante significato sotto l’aspetto della costruzione della company image e della brand reputation; le consegne a domicilio e la ristorazione mediante mezzi di circolazione ad hoc, di contro, potranno avere un’incidenza economica sempre più centrale; mentre la qualità e la puntualità del servizio concorreranno a stabilire il grado di apprezzamento da parte del consumatore.

Oltre al Design dei sistemi, un ruolo cruciale assumerà anche il Design degli Spazi. Gli ambienti e i luoghi dei locali, infatti, dovranno essere ripensati e riorganizzati per andare incontro alle diverse aspettative dei clienti, alle nuove esigenze sia in termini sanitari che esperienziali.

Dalle modalità di accesso all’esercizio alle ripartizioni degli spazi, dalle attrezzature per la salvaguardia personale all’organizzazione dei servizi igienici, è facile presumere che nel breve periodo i ristoranti assumeranno un aspetto molto diverso rispetto a quello al quale eravamo abituati, con un sensibile miglioramento ed innalzamento degli standard qualitativi. In particolare sarà ipotizzabile l’adozione di strumenti di sanificazione e controllo sia come intervento periodico che come monitoraggio ed attività costante negli ambienti, in special modo all’accoglienza dei clienti.

Nel citato e fisiologico intento di adeguamento della realtà circostante ai bisogni degli uomini, un ruolo fondamentale giocherà il Design dei Prodotti, che inciderà in modo significativo su numerosi oggetti di uso comune.

I tavoli dei pubblici esercizi, ad esempio, in taluni casi verranno verosimilmente dotati di strutture per la sicurezza dei commensali. In alcuni Paesi sono già utilizzati dei divisori tra le persone in materiale trasparente, in modo che ognuno possa vedere ed ascoltare gli altri, ma escludendo il pericolo di contaminazione; strutture tutte da ri-progettare, tenendo conto della continua esigenza di pulizia e dei relativi costi. D’altra parte anche il servizio in sala subirà modifiche profonde legate alla preparazione ed alla movimentazione dei piatti.

È facile immaginare, poi, che nei guardaroba verranno introdotti innovativi sistemi per l’isolamento e la sanificazione degli abiti dei singoli utenti; così come che i mezzi per la distribuzione delle vivande a domicilio, divenendo soggetti ad un uso più intenso e massivo, subiranno conseguenti modifiche strutturali e funzionali.

È inevitabile pensare, infine, che un ruolo del tutto peculiare e decisivo rivestirà il Design della Comunicazione. Da una parte diverrà necessario informare chiaramente sulle attività poste in essere per garantire la salubrità della proposta alimentare, dall’altra rafforzare la propria riconoscibilità all’interno del sistema.

La metamorfosi che stiamo immaginando, peraltro, vedrà nel settore una profonda evoluzione dell’importanza e delle modalità di funzionamento del brand. Fino ad oggi, infatti, nel mondo della ristorazione il marchio ha avuto un peso secondario, con solo qualche recente e relativo segno di cambiamento, sulla scorta del trend che ha visto i nomi degli chef assumere una inedita visibilità mediatica.

Nell’ambito del processo che stiamo delineando, invero, la valenza del brand subirà un netto incremento sia da un punto di vista qualitativo sia da un punto di vista quantitativo.

Nel momento in cui l’attività svolta dall’azienda nel punto ristorante diventerà economicamente meno centrale, mentre rilievo maggiore andranno a rivestire le attività di ristorazione svolte diffusamente all’esterno, ecco che le modalità di spendita del marchio cominceranno a seguire logiche diverse rispetto a quelle abituali.

Sempre più pagante sarà l’attribuzione al brand di un carattere di elevata ed immediata riconoscibilità, attraverso la progettazione di una immagine coordinata in cui marchi, loghi e scelte cromatiche siano particolarmente distintivi, utilizzati per caratterizzare in modo inequivocabile confezioni, packaging, divise e mezzi di trasporto ed in grado di veicolare le qualità “esperienziali” delle singole proposte.

Abbiamo qui preso in considerazione il settore della ristorazione, come si diceva in precedenza, al fine di calare i concetti dai quali muove il presente scritto nella realtà effettiva e renderli più immediatamente percepibili. Le stesse dinamiche, naturalmente, valgono – con ricadute di volta in volta di ordine specifico – per le attività e gli ambiti più diversi: stabilimenti, uffici, teatri, negozi, e via dicendo.

Il principio cardine del nostro ragionamento resta saldo e inalterato: nella società in cui ci troveremo a vivere a valle del coronavirus, con le sue diverse e mutate esigenze, il Design sarà un fondamentale strumento di adeguamento della realtà ai bisogni ed alle aspettative degli uomini.

 

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