Nel bel mezzo dell’emergenza coronavirus, Linkiesta ha scelto il compito più difficile del mondo: spiegare l’Unione europea in modo semplice e approfondito. Lo farà usando un solo aggettivo: europea. Una parola che cambia significato a seconda di chi la pronuncia: il perfetto capro espiatorio o la panacea di tutti mali. Un po’ come l’Unione. A noi il compito di raccontarla ogni giorno con analisi, notizie, rubriche fisse, ritratti dei protagonisti, interviste, podcast, piccole storie e una newsletter settimanale. A voi il piacere di leggerla.
Abbiamo un obiettivo: mostrare le potenzialità, le eccellenze ignorate, le perle nascoste dietro fascicoli in burocratese, ma anche segnalare le storture, irridere i paradossi e spiegare le fragilità di un’Unione ancora imperfetta, soprattutto perché non sa farsi conoscere.
Giorno per giorno, scoprirete con noi che l’Unione europea non è un leviatano lontano, un Moloch irraggiungibile distante dalla nostra vita di tutti i giorni. Capirete, capiremo, che è come il pongo: un materiale di plastica che cambia forma a seconda della volontà di chi lo maneggia e di chi la racconta ai suoi cittadini: gli Stati nazionali. A seconda dei temi e dei poteri può essere una torre d’avorio o una casa accogliente.
Scoprirete, scopriremo, che non esistono grigi burocrati impegnati a tramare nelle segrete stanze del Berlaymont (la sede della Commissione Ue), ma leader nazionali che si scontrano sui dossier più importanti celebrando a colpi di veti e proposte l’arte del compromesso: la politica. Con i nostri articoli e approfondimenti speriamo di far capire che il Mes non è come la Spectre nei film di James Bond, ma un acronimo da conoscere, prima di giudicarlo. I fondi Ue non saranno più sinonimo di soldi a pioggia riciclati alla Mafia, ma spesso la ragione per cui il vostro sindaco è riuscito a inaugurare una pista ciclabile, o ha potuto riparare una buca per strada, o costruire un ospedale, un teatro.
Un secolo fa un altro virus ha devastato e impoverito l’Europa: il nazionalismo. Quel sentimento che anche oggi, in forme diverse, celebra il nostro Paese con stereotipi spenti e ci fa giudicare la copertina di un giornale tedesco come la posizione di tutti i tedeschi o la frase di un ministro olandese come la posizione di tutti gli olandesi, senza distinzioni. Noi preferiamo il patriottismo: il sentimento di chi ama la propria terra senza odiare quella degli altri. Di chi si sente abitante della propria città, regione, nazione e continente: l’Europa, senza sentire contraddizioni.
Questa è Europea: lo stile de Linkiesta, le notizie di Bruxelles. Scopritele con noi.