Qualche giorno avevamo raccontato la strana storia dell’emendamento Marcucci che avrebbe dovuto creare uno “scudo penale” per medici e sanitari in prima linea nella tragedia di questo lungo mese, ma che in realtà finiva per essere una sorta di “legge spazzacolpa” anche per i responsabili politici e amministrativi. Una formulazione in apparenza oscura. A che cosa servisse lo si è capito con maggiore chiarezza nei giorni successivi, quando le inchieste di Repubblica e Corriere hanno raccontato le incredibili vicende delle varie RSA lombarde, del Pio Albergo Trivulzio e dell’Ospedale di Alzano.
È così emerso che all’origine delle stragi in Lombardia ci sono state alcune disposizioni dei dirigenti delle strutture sanitarie che hanno portato al ricovero di malati di covid-19 in alcune residenze per anziani senza alcuna precauzione. E hanno permesso il libero viavai di visitatori negli ospedali nei giorni della deflagrazione dell’epidemia. La copertura per medici e sanitari è doverosa per la gravità e imprevedibilità della situazione, ma è difficile capire perché la protezione è stata estesa a chi ha aggravato il lavoro delle prime linee con una serie di decisioni improvvide.
Infatti la pubblica opinione, compresi gli stessi medici che hanno beneficiato dello scudo penale, ha reagito con una profonda indignazione tale da portare al repentino ritiro non solo dell’emendamento del senatore del Partito democratico Andrea Marcucci, ma anche di altre proposte analoghe presentate dalla Lega (al governo in Lombardia) e di Liberi e Uguali.
Tuttavia la questione non è stata accantonata, anzi, è passata in mano al governo che ha fatto circolare un emendamento ancora più inquietante e scritto in modo peggiore. Nel testo si prevedeva che «la responsabilità civile penale» e addirittura «amministrativo-erariale (sic!) degli esercenti le professioni sanitarie» fosse limitata solo a «condotte dolose in deroga a ogni altra disposizione vigente». E lo stesso valeva per le «strutture sanitarie e socio sanitarie, pubbliche e private». Ovviamente «in ragione dello straordinario periodo di emergenza e di impegno cui sono chiamati i sanitari».
Questa norma cancellava con pochi approssimativi tratti di penna il reato di omicidio colposo, senza distinzione tra colpa grave e lieve, a carico non solo di medici e sanitari a stretto contatto con l’emergenza medica, ma anche delle «strutture sanitarie» e non solo per i reati ma pure per violazioni «amministrativo-erariali». Scritta così, la norma sarebbe stata applicata anche alle residenze per anziani sia private sia pubbliche come il Trivulzio. Una aanatoria estesa ai responsabili amministrativi per ignoti motivi, visto che alla base della immunità vi è «lo straordinario periodo di emergenza e di impegno cui sono chiamati i sanitari» e dunque non i gestori delle strutture. Insomma uno “spazzacolposi“ radicale, un mix tra un’amnistia e un condono tombale, esteso a soggetti che non appaiono meritevoli di una simile garanzia.
L’incostituzionalità e l’incongruenza della norma deve essere sembrata tanto evidente da indurre il governo a ripensarci e a creare un tavolo con «i rappresentanti degli Ordini professionali e delle organizzazioni sindacali», secondo un ordine del giorno votato all’unanimità dalla Commissione Bilancio.
Si cercherà dunque una di legittimazione da parte degli organi di rappresentanza delle categorie che più vivacemente avevano protestato contro l’emendamento Marcucci e la circostanza, da sola, dimostra la non granitica volontà di un esecutivo tremebondo e senza la forza di assumersi una grave responsabilità politica e che cerca a sua volta lo scudo da parte di chi dovrebbe proteggere (medici e infermieri). Non esaltante.
L’iniziativa del governo mostra le serie preoccupazioni di manager, esperti e dirigenti dello Stato assai inquieti di fronte alla prospettiva di indagini penali e amministrative già partite. La procura di Bergamo ad esempio ha già aperto un fascicolo prospettando un possibile reato di epidemia colposa. Il timore è comprensibile per i dirigenti e i responsabili di ogni ordine e grado, fino alle alte sfere.
Fresca è la memoria di pesanti condanne per alti manager pubblici per disastri assai meno prevedibili e a loro meno riconducibili di una pandemia, un evento da almeno un decennio, dai tempi della Sars, rientrante nelle possibili evenienze. Tra tutti basti pensare al caso di Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Ferrovie, per il grave sinistro ferroviario di Viareggio dove morirono 32 persone. Alla fine forse qualche anima pietosa suggerirà di introdurre una scriminante, lo Stato di necessità, prevista dal Codice Penale, individuato nella finalità di evitare le conseguenze della epidemia.
Potrebbe bastare anche ai dirigenti che tanto preoccupano il governo. Non dovrebbe essere difficile: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte potrebbe sempre chiedere aiuto ai tecnici che durante il suo primo governo avevano introdotto un’altra scriminante, la legittima difesa «domestica», ritenendola automatica nel caso di irruzioni di malintenzionati nel domicilio altrui. Quella ha retto fino a oggi.