Adesso, lo sappiamo, non è il momento delle polemiche – a proposito, quand’è che arriva? Anche questa è una ripartenza che andrebbe programmata: come vogliamo fare, c’è un numeretto da prendere? – dunque non intratterrò il lettore con facili ironie sulle continue mutazioni dei moduli per l’autocertificazione, simili a certe divinità indiane in grado di assumere le sembianze dei personaggi più diversi, opposti e persino capaci di combattersi tra loro; o sul modo con cui l’Inps ha voluto rassicurarci – tra tanto parlare di tracciabilità dei telefoni, modello coreano e modello cinese – sulla cura con cui i nostri dati personali sono già oggi protetti e custoditi.
Per non parlare delle circolari ministeriali, che spiegano i decreti del governo, che confliggono con le ordinanze delle Regioni, che reagiscono confermando le ordinanze e polemizzando con il governo, che replica con un’ulteriore raffica di comunicati, precisazioni e conferenze stampa, che non fanno altro che incasinare quanto precedentemente comunicato, decretato e ordinato. E tutto questo, naturalmente, per esigenze di «ordine pubblico». Non so se sia l’ora più buia, come ama dire il nostro presidente del Consiglio, di sicuro è l’ora più oscura.
Non è il momento delle polemiche, va bene, ma sarà lecito almeno osservare che raramente si è visto un comportamento più lontano da qualsiasi concetto di ordine, pubblico o privato che fosse. Va detto che in questo campo la competizione dentro il governo è talmente serrata che riesce difficile anche stabilire una scala, una gerarchia, una hit parade. C’è ad esempio la circolare interpretativa del ministero degli Interni del 31 marzo, dove si precisa che «l’attività motoria generalmente consentita non va intesa come equivalente all’attività sportiva (jogging)», seguita dal comunicato stampa del 1° aprile, a chiarimento del chiarimento, così riassunto dal profilo Twitter dello stesso ministero dell’Interno: «È consentita l’attività sportiva (#jogging) e l’attività motoria (#camminata) nei pressi della propria abitazione».
La mia preferita rimane però la nota congiunta della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, della Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa e del presidente della Società italiana di pediatria Alberto Villani, i quali il 31 marzo chiariscono di avere «condiviso con il ministro Speranza l’opportunità di consentire a tutti i soggetti in età evolutiva, ossia i minorenni con un età [sic] compresa nella fascia d’età 0-18 anni, di poter svolgere attività motorie e ludiche all’aria aperta, ma sempre accompagnati da un familiare, nel rispetto del distanziamento sociale, con un rapporto adulto/minore di 1:1, a meno che non si tratti di fratelli o minori conviventi nella stessa abitazione. In questo caso il rapporto adulto/minore potrà essere 1:n (n = numero fratelli o conviventi)».
Quanto tale nota entri in contrasto con la sopracitata circolare del ministero dell’Interno dello stesso giorno, o con il successivo comunicato di chiarimento, non penso ci sia bisogno di spiegarlo, e in ogni caso si può ricavare da una semplicissima equazione: basta sostituire «n» con un valore pari al quadrato della somma dell’età di ogni figlio, dividendo il risultato per il perimetro della propria abitazione e moltiplicando il tutto per la velocità di circolazione, sottratta ovviamente la resistenza dell’aria. Dinanzi a comunicazioni così chiare, davvero non si capisce per quale motivo ieri sera Giuseppe Conte abbia sentito il bisogno di un’ennesima conferenza stampa in cui spiegare le nuove misure.
Va detto però che, pur tra tanta circolazione di interpretazioni, peraltro tutte perfettamente circolari, il governo ha dalla sua almeno una giustificazione. E quella giustificazione siamo noi. Noi che, invece di chiederci come potremmo dare una mano, siamo lì a cercare ogni varco, ogni spiraglio, ogni possibile pretesto per infilarci i nostri comodi, e sfruttare ogni possibilità residua senza minimamente preoccuparci dell’effetto dei nostri comportamenti sugli altri.
Nella piazzetta sotto casa mia, un minuto dopo l’uscita della prima raffica di precisazioni a favore delle uscite dei bambini «con accompagno», era in corso una specie di campionato di calcio, con tre coppie di genitori, una decina di bambini e due palloni. Ma finché continueremo a fare così, non ci sarà misura restrittiva abbastanza stringente, né circolare interpretativa che non sia ulteriormente interpretabile. Come avrebbe detto il filosofo: qual è la regola che mi dice come seguire la regola?
Il regresso all’infinito è inevitabile, circolare dopo circolare, comunicato dopo comunicato, se la formulazione non incontra una prassi, e una comunità che quella prassi ha in qualche modo già introiettato. E pertanto capisce il senso della regola perché ne capisce, e in una certa misura condivide, il contesto e lo spirito. Quando ho esaurito la serie delle spiegazioni, diceva Ludwig Wittgenstein, «arrivo allo strato di roccia, e la mia vanga si piega». Pur avendo da tempo toccato il fondo, l’impressione è che a noi toccherà scavare ancora parecchio.