No a tuttoIl coronavirus risveglia gli istinti populisti e antiscientifici del Movimento 5 Stelle

In questa emergenza trova spazio una nuova puntata del solito copione impastato di vecchia sottocultura no vax, favolette delle scie chimiche, teorie complottiste da libri Urania, millenarismo di terza mano, antiscientismo dibattistiano in salsa pseudopolitica

Alberto PIZZOLI / AFP

Con il gioco che si è fatto duro i pentastellati stanno facendo la figura dei pugili suonati, proprio come Vittorio Gassman che nell’immortale episodio de “I mostri” menava fendenti nel vuoto, prima di crollare al tappeto. Il Covid19 li ha messi in un angolo della politica italiana più di quanto già non fosse, producendo un doppio movimento: il riflesso presenzialista di queste ore legato a questioni di potere; e il rigurgito degli infantilismi della prima ora, dall’ostilità alla scienza alla lotta contro l’alta velocità al taglio degli stipendi dei parlamentari. 

Lo scontro politico fra M5s e il ministro dell’economia Roberto Gualtieri è forse il più pesante da quando è nato il Conte bis ed è anche probabile che il Partito democratico, che vorrebbe riportare tutta la partita delle garanzie per i prestiti alle aziende sotto il controllo di via XX settembre, non si attendeva una così forte resistenza dei grillini. Tuttavia, anche in questo caso Giuseppe Conte non ha mosso un dito in loro favore, ennesima riprova di una rottura in atto da tempo. Risultato, il M5s ha ceduto.

Ma lo stordimento dei Cinque Stelle al tempo del Covid-19 è evidente in certe reazioni. Innanzitutto, i grillini si stanno distinguendo in queste ore per evitare che nella famosa cabina di regia, peraltro ancora da inventare, abbiano troppo peso gli scienziati, un mondo che istintivamente al grillini risulta distante, freddo, addirittura sospetto: è la nuova puntata del solito copione impastato di vecchia sottocultura no vax, favolette delle scie chimiche, teorie complottiste da libri Urania, millenarismo di terza mano, antiscientismo dibattistiano in salsa pseudopolitica. 

Si tratta di riflessi che serpeggiano sui blog del Movimento, pieni di critica al Pil come misuratore dello stato dell’economia, di “energia perpetua”, di naturalismo premoderno e naturalmente di super-assistenzialismo mediante redditi universali per tutti e per sempre. Un mondo a parte. Del tutto separato dal buon senso e dal comune sentire di queste settimane tremende. 

Il tentativo di gabellare il reddito di cittadinanza per una misura da estendere senza limiti per fronteggiare l’emergenza da virus può essere una buona trovata propagandistica, ma è evidente che quella misura può tornare utile nella parte, appunto, assistenziale. Non c’entra nulla con tutta la penosa retorica dei navigator e della riforma del mercato del lavoro: è semplicemente un’altra cosa. 

E non basta: c’è anche chi ha sentito nei conciliaboli di questi giorni il ritorno di un evergreen che pareva essersi perso nei meandri della Storia, l’alta velocità. Con tutte le enormi spese che lo Stato dovrà affrontare – è il succo del ragionamento di qualche grillino della prima ora – l’Italia non può permettersi di spendere soldi per una struttura che al momento non è urgente. 

Vito Crimi, nel tentativo di dire qualcosa buono per i pastoni dei tg, ha rilanciato la bubbola del taglio degli stipendi dei parlamentari: ma non se l’è filato nessuno, tantomeno l’opinione pubblica. E incredibilmente il buon Crimi forse non esce da queste giornate come il peggiore della compagnia, perché almeno esiste. Al contrario di personaggi come Di Battista o la Taverna, inabissati. 

La Raggi si è limitata a sollecitare la delazione organizzata, una piccola guerriglia urbana, mentre il presidente grillino dell’Inps Pasquale Tridico non è nemmeno riuscito a imbastire una giustificazione credibile sul crash del sito. Quanto ai ministri, meglio non parlarne. È chiaro che l’Italia non ha un ministro degli esteri, a Di Maio lasciano le briciole per non umiliarlo troppo; gli altri ministri, non pervenuti. Tranne la Azzolina (che sarebbe stato meglio non fosse pervenuta per niente). Sì, nella grande guerra al virus il Movimento rischia sul serio di lasciarci le penne, se continuano così altro che 14 per cento.

 

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