La crisi è un acceleratore di progresso, impone velocità e concretezza di pensiero, scelte coraggiose, ripensamento del futuro. Le occasioni che la crisi crea, però, non sono solamente fonte di sostentamento e sviluppo ma anche terreno fertile per il dilagare di comportamenti illeciti, facilitati dalla semplificazione e distensione dei controlli che spesso accompagna l’emergenza.
Non è una novità, infatti, che nel mondo si siano susseguite numerose indagini e condanne per reati commessi in situazioni di crisi generate da eventi naturali catastrofici. Guardando oltreoceano, per esempio, dopo la devastazione lasciata dall’uragano Katrina, il sindaco di New Orleans, Ray Nagin Jr., è stato condannato a dieci anni di reclusione per corruzione nel contesto degli appalti per la ricostruzione. Turbativa d’asta e corruzione sono alcuni dei reati contestati dalla Procura della Repubblica dell’Aquila nell’indagine post-sisma.
Oggi, gli effetti criminogeni della crisi sanitaria, economica e sociale che stiamo attraversando sono già sotto la lente di ingrandimento di molte Procure italiane impegnate in diverse indagini per presunte fattispecie corruttive, turbative d’asta, manovre speculative su merci, commesse nel caos determinato dalla situazione di emergenza.
Le proporzioni globali del fenomeno non sono sfuggite a Strasburgo dove Il Gruppo di Stati contro la corruzione (Groupe d’États contre la corruption, o GRECO) del Consiglio d’Europa ha recentemente pubblicato linee guida rivolte ai 50 Stati membri con l’obiettivo di prevenire la corruzione nel contesto della crisi sanitaria causata dal Covid-19.
Il Presidente del GRECO, Marin Mrčela, ha sottolineato come i rischi di corruzione non debbano essere sottovalutati in una situazione, come quella attuale, in cui alla diffusione del Covid-19 si accompagnano un perenne stato di urgenza, concentrazioni di potere, semplificazioni burocratiche e procedurali e ingenti somme di denaro immesse nel circuito economico per alleviare la crisi.
Il rischio corruzione – ammonisce il GRECO – interessa soprattutto il settore sanitario, pubblico o privato, e può riguardare il sistema di aggiudicazione degli appalti, i servizi legati al settore medico, la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e nuovi farmaci, la commercializzazione di dispositivi medici per la protezione da Covid-19.
Anche l’OCSE, tramite il Gruppo di lavoro sulla corruzione, si unisce all’appello, sottolineando come la corruzione possa travalicare, così come il nuovo virus, i singoli confini nazionali. Supply chain sempre più globalizzate e in difficoltà, infatti, possono non riuscire a fronteggiare richieste urgenti di prodotti essenziali.
La necessità porta all’approvvigionamento da nuovi fornitori che, vista la situazione di emergenza, possono non subire il tradizionale processo di accreditamento tramite verifiche reputazionali e anti-corruzione, incrementando in questo modo il rischio, ad esempio, di pagamenti illeciti per facilitare il trasporto e la spedizione dei prodotti attraverso le frontiere.
Ecco, quindi, che in un momento storico in cui i rischi di compromissione dei processi decisionali e di spesa sono innegabilmente più elevati rispetto a condizioni di “normalità”, trasparenza, responsabilità e controlli, oltre al rispetto delle normative sovranazionali (quali la Convenzione penale sulla corruzione, la Convenzione civile sulla corruzione e i venti principi guida del Consiglio d’Europa per la lotta contro la corruzione) e nazionali anti-corruzione, rappresentano gli antidoti a cui il GRECO e OCSE fanno riferimento per combattere la corruzione.
Con riferimento al sistema italiano, gli ultimi rapporti di valutazione del GRECO sottolineano positivamente l’adozione di misure preventive e punitive dei fenomeni corruttivi, tra cui la recente legge “Spazzacorrotti” e l’attività svolta da ANAC. Ciò su cui occorre puntare, secondo il GRECO, è un indispensabile mutamento culturale che possa traghettare la lotta alla corruzione dal piano normativo a quello etico, valoriale e sociale.
Sotto questo profilo, in un momento in cui le istituzioni sono concentrate a contenere il rischio epidemiologico e le conseguenze economiche che seguiranno al lockdown, la gestione del rischio corruzione è soprattutto lasciata ai privati, assistiti da quel sistema di prevenzione dei reati nell’ambito aziendale delineato dal D.Lgs. n. 231/2001. I modelli di organizzazione, gestione e controllo previsti dal D.Lgs. n. 231/01 (i cosiddetti Modelli 231), le procedure e principi etici aziendali su cui questi si basano, rappresentano infatti lo strumento attraverso il quale la cultura della legalità, della trasparenza e del controllo può indirizzare l’azione delle società.
Oggi più che mai le società, anche se alle prese con una difficile ripartenza, sono chiamate a non abbassare la guardia e a non ammorbidire i controlli, non solo per contribuire alla diffusione di un sistema di business etico, ma anche per proteggersi dalla responsabilità amministrativa da reato prevista dallo stesso D.Lgs. n. 231/2001.
Solamente avendo un sistema di principi e controlli idonei a prevenire la commissione di reati nell’interesse di impresa e, quindi, un Modello 231 adeguato ed efficacemente attuato, le società possono evitare le sanzioni, pecuniarie e interdittive, previste dal decreto.
È fondamentale dunque che i vertici aziendali si facciano portavoce del principio di “tolleranza zero” nei confronti della corruzione, non suggerendo le scorciatoie dell’illegalità per fronteggiare le difficoltà del momento, e sostengano a voce ancor più alta il ruolo della compliance aziendale e dell’importanza dei controlli.
Così, per esempio, è fondamentale accertarsi che il lavoro da remoto, largamente attuato anche nella fase della ripartenza, non comprometta il rispetto delle procedure aziendali, quali ad esempio le necessarie verifiche su fornitori o le approvazioni delle diverse funzioni aziendali. Al medesimo fine, le aziende dovranno assicurare piena operatività anche in remoto dei sistemi di whistleblowing e le conseguenti indagini interne.
In un momento storico eccezionale in cui le imprese devono confrontarsi non solo con le evidenti difficoltà determinate dalla pandemia ma anche con un rischio corruzione straordinario le aziende potranno dare un contributo, e proteggersi, con l’adeguata attenzione.
Potrebbe sembrare utopico, ma forse non è solo la minaccia della sanzione che oggi può spronare le imprese a farsi ancor più parte attiva nel contrasto alla corruzione. Oggi che l’attenzione verso la collettività e la messa in pratica del senso civico sono diventati gli strumenti sociali per combattere il Covid-19, abbiamo un terreno fertile in cui impiantare i valori della trasparenza e della responsabilità.