La gran parte della popolazione, periodicamente, utilizza un bagno pubblico, in un ristorante, in un bar, in una scuola, in un ospedale, in un’università, in un luogo di lavoro, in un cinema, in uno stadio, in un autogrill, in un teatro, in una stazione, in un treno, in un hotel, in un centro sportivo.
Come è possibile che nei primi giorni di riapertura della maggior parte delle strutture, non sia tra le priorità, e tra le urgenze, discutere dell’individuazione di misure, protocolli, indicazioni specifiche da dare, sulla gestione dello spazio maggiormente a rischio contagio di un locale pubblico?
Il bagno viene considerato, in merito ai protocolli igienico-sanitari, anche nell’ultimo dpcm e nei provvedimenti regionali, alla stregua degli altri ambienti comuni chiusi pur avendo, ovviamente, caratteristiche specifiche. Non ci sono indicazioni, ad esempio, che prevedano una completa sanificazione dopo ogni singolo utilizzo o tempi precisi tra un utilizzo e l’altro, aldilà della evidente difficoltà di attuare tali misure.
Non è però differibile considerare tutti i rischi di contagio che l’utilizzo dei bagni potenzialmente comporta e individuare misure che lo riducano. Il rischio non riguarda, come documentato dalla letteratura medica, solo il contatto con le superfici sulle quali un virus, anche il Sars-CoV2, si deposita, ma anche la possibilità per le persone di inalarlo quando questo persiste in sospensione. I bagni pubblici sono continuamente utilizzati, spesso senza soluzione di continuità.
Il “bioaerosol”, l’insieme delle goccioline che si formano in seguito all’utilizzo del WC e all’uso dello scarico, accoglie virus e batteri e si diffonde per via aerea, potendo restare sospeso anche per molti minuti oltreché raggiungere le superfici nel locale (come dimostrato fin dagli anni 70).
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa guidato dalla Professoressa Carducci ha dimostrato, e pubblicato sulla rivista American Journal of Infection Control, che il toilet è una sorgente importante di contaminazione virale, sia nell’aria che sulle superfici.
Il laboratorio di Fluidodinamica guidato dal Professor Verzicco dell’Università di Roma Tor Vergata e Gran Sasso Science Institute, in collaborazione con il Professor Liso dell’Università di Foggia, ha valutato sperimentalmente in laboratorio gli effetti di alcune schiume da utilizzare all’interno del WC, e in grado di intrappolare le goccioline di urina prevenendo così la formazione di bioaerosol.
I risultati ottenuti hanno mostrato che pochi centimetri della schiuma, messa a punto da Verzicco e Liso, all’interno del water sono in grado di eliminare completamente la produzione di aerosol di urina.
In tempi rapidi si prevedano limiti stringenti all’utilizzo di ogni bagno pubblico e le istituzioni europee, nazionali e regionali si attivino senza indugio per completare ogni percorso utile di verifica, sperimentazione, collaudo e messa a punto di questa o di altre di soluzioni utili.
La proposta dell’Università di Foggia in pochi mesi potrebbe mettere nelle condizioni cittadini e gestori di locali pubblici di tornare a utilizzare regolarmente i bagni in sicurezza, grazie a un piccolo spray utile a contrastare il diffondersi di Covid 19.
*Valerio Federico, Tesoriere nazionale di +Europa