«Mai più sangue»Robert, Jean, Alcide, Konrad e noi, cioè l’Europa

Lo scrittore francese Laurent Gaudé, vincitore del premio Goncourt, racconta perché i leader di Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo decisero di unire i loro Paesi in un abbraccio economico, politico e sociale per non continuare a mordersi

Afp

«Mai più sangue».
Tante generazioni hanno pronunciato queste parole.
Tante generazioni ci hanno creduto.
Senza che questo frenasse mai il desiderio di vendetta, l’escalation e il ritorno del peggio.
Fino al giorno in cui un ristretto gruppo di uomini inventa un nuovo modo di dirle.
Non bisogna più castigare il nemico, bisogna allearsi con lui.
E poiché la guerra si è nutrita di acciaio e carbone
Si comincerà da lì.
I padri fondatori, che ancora non hanno questo nome,
percorrono il continente e cercato di convincere
Mai più sangue.
Non bisogna prendere il sopravvento sulla Germania,
Bisogna unire il suo destino al nostro.
Non si è mai riflettuto in questi termini.
Chi sono questi uomini che vogliono unirsi?
Monnet,
Adenauer,
Schuman,
De Gasperi,
Beyen,
Spaak,
Bech.
Una buona metà di loro non è mai stata eletta.
Né tribune, né uomini politici,
Ma alti funzionari
Uomini da uffici,
Da Commissioni,
Abituati alle discussioni internazionali.
Sono tutti nati alla fine dell’Ottocento,
Hanno tutti vissuto le due grandi emorragie successive.
Alcuni sono stati in prigione,
Molti in esilio a Londra con i propri governi.
Talvolta hanno vissuto la dura prova della fuga e delle strade:
Sono uomini frontiera,
Sanno sulla propria pelle cosa significhi essere di vari paesi.
Quando è nato, De Gasperi era cittadino dell’impero austroungarico,
Schuman era tedesco.
Le frontiere si sono spostate sotto i loro piedi.
E De Gasperi è diventato italiano,
Schuman francese.
Allora l’Europa, sì.
Come patria più ampia.
Verrà un giorno in cui voi tutte, nazioni del continente, senza perdere le vostre qualità distinte e la vostra gloriosa individualità, vi fonderete strettamente in un’unità superiore e costituirete la fraternità europea.
Victor Hugo mette parole a sogni lontani: Stati Uniti d’Europa
La nazione di nazioni europee,
L’unione di Paesi feriti che si abbracciano per non continuare a mordersi.

Dopo il fascismo di Mussolini
E il nazionalsocialismo di Hitler,
Dopo i regimi scandalosi di Pétain a Vichy,
Di Vidkun Quisling in Norvegia
Di Anton Mussert in Olanda,
Di Frits Clausen in Danimarca,
Di Georgios Tsolakoglou in Grecia,
Di Milan Nedic in Serbia
Di Ante Pavelic con gli ustacia di Croazia
Dopo tutti costoro;
Sputate sui loro nomi tutti insieme.
È lo stesso nome,
Quello della tirannia e del compromesso
Quello dell’odio e delle leggi antisemite.
Dopo tutti costoro,
Che saranno processati,
Si suicideranno
O finiranno in esilio,
L’Europa ha bisogno di definirsi come uno spazio socialdemocratico,
Una zona di discussione e compromesso.
I padri fondatori sono quasi tutti cattolici,
È un’Europa cristiana
Del centro ragionevole
Della sfumatura politica
Della concertazione
Un’Europa di notabili
E forse è quello il suo errore originario: l’assenza di passione popolare.
Ma dopo il furore della guerra,
Dopo le grandi folle con le braccia tese affascinate da un unico uomo
Ci voleva questo:
La calma della discussione condivisa.
Com’è strana quest’Europa.
Di solito non è così che la Storia fa nascere i paesi o gli imperi.
C’è sempre una rivoluzione,
Un ardore,
Una volontà popolare che rovescia tutto.
Stavolta no.
L’Europa è nata senza che i popoli la scandissero nelle piazze.
Ed è una novità.
L’Europa si è costruita senza l’infatuazione dei popoli,
Per prudenza,
Perché l’infatuazione dei popoli aveva portato al crimine
Perché la passione in politica aveva portato ai grandi discorsi che fanatizzano le folle.
L’Europa si è costruita senza ricorrere al suffragio diretto perché usciva da un caos in cui i popoli avevano avuto torto.

La Comunità europea del carbone e dell’acciaio è nata.
Il trattato di Roma è stato firmato.
Guardate le fotografie che rimangono:
È un lungo tavolo
Con intorno più di cinquanta persone
Disposte su varie file.
Ci abitueremo a questo:
Immense riunioni
Con stuoli di traduttori, firme e strette di mano.
Sarà ormai il nostro volto:
Lunghe giornate di concertazione,
Firme infinite di trattati,
Senza passione,
Senza foga.
La sfumatura
E il compromesso.
L’Europa è nata come reazione a ciò che avevano prodotto il dogma e la velocità.
Allora sì,
Nel 1957
Una fotografia immortala una grande tavolata in cui tanti uomini che non conosciamo firmano documenti.
Sembra un immenso consiglio di amministrazione.
È così che siamo nati,
Perché le sollevazioni ideologiche,
Il pretesto legame carnale tra una guida e il suo popolo,
avevano portato al suicidio.

Da “Noi, l’Europa” del premio Gouncourt Laurent Gaudé, edizioni E/O, 216 pagine, 10 euro