Digital thirstCome cambia il mercato del vino con l’aumento delle vendite online

La quarantena ha convinto gli italiani a comprare sulle piattaforme e-commerce, ma lo sguardo è sempre rivolto alla riapertura, anche se l’isolamento potrebbe aver cambiato le abitudini dei consumatori

Sono ben 2 milioni le persone che in Italia negli ultimi mesi si sono affacciate per la prima volta ai consumi digitali. Secondo la recente analisi di Netcomm, Consorzio del Commercio Digitale Italiano, si tratta del maggiore incremento di sempre: rispetto alla crescita organica di 700 mila nuovi consumatori previsti per i primi 4 mesi dell’anno, nel 2020 si sono già aggiunti ulteriori 1,3 milioni di clienti: è la digitalizzazione generata dal lockdown.

Dal punto di vista delle vendite online si è registrata una vera e propria impennata in settori che fino a poche settimane fa erano considerati come emergenti: a vantare la crescita maggiore è il pet care (+154%) seguito da cibi freschi e confezionati (+130%), prodotti per la cura della casa (+126%) e della persona (+93). Numeri che fanno il paio con quelli diffusi qualche settimana fa da Tannico: il maggiore e-commerce del vino italiano dichiarava infatti solo nelle ultime tre settimane di marzo un aumento 100% dei volumi, del 10% della frequenza d’acquisto e del 5% delle quantità di bottiglie per ordine effettuato.

Cifre confermate da Andrea Nardi Dei, cofondatore e amministratore delegato di Vino 75: «i nostri volumi sono più che quintuplicati, se prima eravamo abituati a muovere circa 1.700 bottiglie al giorno, con il lockdown ci siamo trovati a gestirne 10.000 e oltre. Un trend che vale per tutto il territorio nazionale in modo piuttosto omogeneo, per quanto ci siano regioni come la Lombardia che partivano molto avvantaggiate in termini di spesa complessiva. Guardando questi numeri abbiamo notato dei trend interessanti, i nostri clienti per esempio stanno consumando a casa quello che prima ordinavano al bar: abbiamo avuto un’impennata delle vendita dei cosiddetti aperitivi. Non solo, funzionano molto bene anche i vini quotidiani, quelli più semplici a dimostrazione di un consumo giornaliero, familiare, che però non ha escluso le bottiglie più importanti: mediamente in ogni carrello c’è almeno un vino di quelli che potremmo considerare da “grande occasione”.»

«È difficile fare valutazioni a lungo termine -continua- certo è che quando tutto il settore Ho.Re.Ca. riaprirà (Hotellerie, Restaurant and Café, ndr) ci vorrà del tempo per tornare ai regimi pre-crisi. Questo ci fa pensare che le persone continueranno ad acquistare molto online, specie adesso che in tanti hanno finalmente iniziato ad acquisire familiarità con il digitale. Con tutto chiuso non c’erano molte alternative, anzi possiamo dire che questa situazione così particolare ha fatto fare al settore in poche settimane un balzo in avanti di almeno 2 anni. Quello che rimarrà è un canale, quello dell’e-commerce, che in futuro sarà sempre più strategico per i produttori di vino e che al tempo stesso non sostituirà le enoteche tradizionali. Sono canali complementari, che offrono esperienze di acquisto molto diverse tra loro.»

«Il periodo è certamente favorevole» conferma Paolo Zanetti di Callmewine, altra importantissima enoteca online con circa 9.500 etichette disponibili. «A partire dalle prime restrizioni causate dal diffondersi della pandemia abbiamo visto un progressivo aumento non solo del numero di ordini sul sito ma anche del numero di nuovi clienti, persone che prima non avevano mai acquistato da noi. Si tratta di un dato molto importante che ci fa ben sperare per il futuro. Si è allargata la platea degli utenti che acquistano vino online, una notizia positiva non solo in termini fatturato ma anche più in generale per il vino italiano. Il consumo di vini di qualità potrebbe avere la meglio su quello di prossimità. Mi spiego: quando si ha poca scelta si fa molta fatica a comparare vini provenienti da zone anche molto diverse tra loro, si finisce per avere una visione del vino limitata. Acquistando online viene invece naturale o quasi provare tanto un Nero d’Avola siciliano quanto un Terrano friulano, vini diversissimi tra loro. È solo un esempio per rendere l’idea, il punto è che assaggiando cose diverse ci si concentra sulla qualità, e più il consumatore è abituato a bere bene più questo diventa uno stimolo anche per i produttori a fare sempre meglio.»

Grande crescita anche per e-commerce caratterizzati da un’offerta verticale come quella di Rolling Wine, il cui catalogo prevede solamente vini naturali. Dice Tommaso Colo’, il fondatore: «preso il fatturato mensile medio a marzo abbiamo triplicato e ad aprile quadruplicato, è chiaro che il trend non sarà lo stesso ma le proiezioni da qui alla fine dell’anno sono molto incoraggianti, dovremmo raddoppiare quello del 2019. Tanti i nuovi clienti, persone che si avvicinano a questo mondo e che ci chiedono consiglio su quali bottiglie acquistare, una cosa di cui sono molto contento perché vedono il vino come un alimento, qualcosa a cui fare particolare attenzione. C’è anche un altro aspetto da considerare. Ogni giorno riceviamo 4/5 candidature di cantine che vorrebbero iniziare a vendere online. Non riusciamo ad accontentarle tutte ma credo che questa digitalizzazione aiuterà tutta la filiera e in particolare i produttori più piccoli, che potranno così trovare in canali come il mio dei partner molto importanti.»

Alessandro Morichetti è il proprietario di Doyouwine, un piccolo e-commerce che fa della qualità della selezione il proprio punto di forza. «Non mi interessa avere centinaia di referenze, preferisco poche cose ma super selezionate, che i miei clienti possono acquistare a scatola chiusa». E ancora: «dalla mia piccola finestra il dato è questo: in tutto il 2019 ho fatto 147 nuovi clienti, pochi ma che se sono appassionati e disposti all’acquisto vanno più che bene. Ad oggi, maggio 2020, sono già a 147 nuovi clienti, il tutto senza spendere un euro di promozione o di pubblicità. Il mio lavoro è esattamente lo stesso dello scorso anno, semplicemente sul sito c’è un flusso maggiore di visitatori e quindi di acquirenti.» Ma il futuro non è roseo, dice: «sono molto preoccupato e ho l’impressione che in tantissimi non si stiano rendendo conto della gravità della situazione. I locali stanno per riaprire ma non sarà come prima, anzi. Ci vorrà tantissimo tempo per tornare ai consumi a cui eravamo abituati anche solo 3 mesi fa. Tanti operatori della filiera saranno costretti a chiudere o ridimensionarsi: non solo ristoranti ma anche distributori e produttori. Stiamo vivendo un incubo.»

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