Un settimanale olandese ha pubblicato una copertina con dei lavoratori dei Paesi Bassi affaticati mentre devono mantenere italiani e spagnoli, a loro volta raffigurati come nullafacenti in un’eterna vacanza. In prima pagina la scritta: «Non un centesimo in più per l’Europa meridionale!».
Alcuni italiani, come la leader di Fratelli D’Italia Giorgia Meloni, si sono arrabbiati pretendendo le scuse del governo olandese. Forse dando forse per scontato che un settimanale rappresenti il parere di un’intera nazione.
Anche perché a ragionar così il nostro governo dovrebbe scusarsi con quello tedesco per alcuni quotidiani italiani che hanno pubblicato negli anni titoli in prima pagina come “Merkel culona”.
A guardar bene, senza fermarsi alla copertina, l’Elsevier weekblad non è tutta questa potenza mediatica: in otto anni ha perso metà delle copie: dalle 128.729 del 2010 alle 64.660 del 2018. «Prima si chiamava solo Elsevier. Il 1 giugno 2017 è stato aggiunto weekblad, che vuol dire appunto “settimanale” in olandese. In origine si rivolgeva ai lettori di destra liberale e conservatrice, con un approccio per certi versi anche elitario. Nel corso degli anni però si è spostato verso la destra sovranista», spiega a Linkiesta Maarten van Aalderen, corrispondente del quotidiano olandese De Telegraaf in Italia.
«In origine la destra olandese era quella rappresentata dal VVD, il partito dell’attuale premier Mark Rutte. Conservatrice, liberale, antisovietica a favore degli imprenditori contro il socialismo».
Poi con l’avvento di politici come Pim Fortuyn (leader di una nuova destra sovranista assassinato nel 2002 e sepolto a Provesano, in Friuli) c’è stato un cambiamento radicale e hanno preso piede due partiti sovranisti: prima il PVV di Geert Wilders a cui si è aggiunto il FVD di Thierry Baudet,
L’Elsevier ha colto il cambiamento, si è adattata ai nuovi tempi, parlando in modo critico di immigrazione e di Islam, usando spesso le stesse parole d’ordine dei due partiti sovranisti.
Quindi tutti gli olandesi la pensano come l’Elsevier? Non proprio. Nei Paesi Bassi il partito di maggioranza relativa rimane ancora il VVD di Rutte anch’esso critico nei confronti del piano franco-tedesco di 500 miliardi di sovvenzioni a favore di Italia e Spagna, ma che usa toni più pacati. Per capirci una posizione vicina al giornale olandese più popolare: il De Telegraaf.
«Purtroppo ci sono pregiudizi esistenti fuorvianti nei confronti dell’Italia e del Sud Europa in generale, che non si basano su delle vere cifre, quanto piuttosto su delle impressioni banali. Gli olandesi associano il Sud Europa alla vacanza, perché passano spesso in quei Paesi l’estate. Un pregiudizio che hanno anche i tedeschi», spiega van Aalderen, «Un po’ come gli italiani che associano i Paesi Bassi alla droga perché quando vanno ad Amsterdam in vacanza provano i coffee shop. Luoghi dove in realtà si vedono molti turisti e pochi olandesi».
Ma cosa c’è scritto nell’editoriale anti italiano dell’Elsevier? L’autore, il 37 corrispondente da Bruxelles Jelte Wiersma scrive che non sarebbe giusto dare aiuti a Spagna e Italia. «Questa cosa è perversa. Perché i fatti mostrano che i paesi dell’Europa meridionale non sono affatto poveri e hanno abbastanza denaro o accesso al credito. Possono anche migliorare facilmente il potere di guadagno delle loro economie, con riforme come quelle già attuate nel Nord».
Nell’articolo Wiersma si propone di: «sfatare alcune favole. I principali paesi dell’Europa meridionale, Francia e Italia, non sono poveri». Per farlo spiega che se tutta la ricchezza prodotta dall’Italia fosse divisa per i suoi abitanti, in media un cittadino italiano avrebbe 234.139 euro, mentre gli olandesi 279.077 e i tedeschi 216.654 euro. «I tedeschi sono quindi in media più poveri dei francesi e degli italiani». I tedeschi sì, ma gli olandesi no. Anzi, son più ricchi.
Secondo il settimanale l’Italia non meriterebbe poi gli aiuti perché il suo debito pubblico in relazione al prodotto interno lordo è alto (137%) ma il debito privato è “solo” 107%. Mentre nei Paesi bassi il rapporto debito pubblico Pil è 59,4% e il debito privato 241,6%. Quindi siccome gli olandesi sono indebitati privatamente non dovrebbero aiutare l’Italia?
Infine su Twitter l’autore presenta l’articolo su Twitter sostenendo che gli italiani lavorino in media solo 32 anni della loro vita mentre nei Paesi Bassi 41. Il dato è vero ma come spiega il sito Truenumbers bisogna intepretarlo: «Il motivo non consiste tanto nel fatto che lavoriamo meno, ma nel fatto che nella statistica sono comprese anche le persone che non lavorano. Quindi, per esempio: un italiano che lavora 40 anni e un altro che non ha mai passato un giorno al lavoro, fanno una media di 20 anni di lavoro a testa».
Quindi se da dieci anni l’Italia è ultimo tra i Paesi europei per il tempo trascorso al lavoro è perché la quota di persone che non lavorano o che lavorano troppo poco è più alta rispetto agli altri Stati.
«Nei Paesi Bassi si critica l’alto debito pubblico italiano, ma molti olandesi non sanno che negli ultimi trent’anni l’Italia ha avuto sempre un avanzo primario (più entrate che uscite, ndr), escluso il 2009. O che in Italia c’è la legge Fornero che impone di andare in pensione a 67 anni», spiega van Aalderen,
«Ma non tutte le critiche che vengono dai Paesi Bassi sono sbagliate. Quello che si teme in Olanda è che la Commissione Europea voglia arrivare a una gestione economica unica, con entrate e uscite condivise da tutti. Ma se nel condominio europeo le spese e le entrate sono le stesse, e da anni il vicino di casa non mette a posto i propri conti, allora chi è stato più responsabile con la gestione preferisce che ognuno gestisca da sé i soldi. Altrimenti la gestione virtuosa dell’economia di uno stato singolo non avrebbe più valore. Purtroppo l’Italia è a volte percepita come un mendicante in cerca di aiuti. Ma bisogna fare una differenza: la destra di Rutte, che è schiettamente liberale, si appella all’alto senso di auto responsabilità dei Paesi, mentre i partiti sovranisti usano una retorica razzista e meschina, e questo non va bene», conclude van Aalderen», conclude van Aalderen.
Nel frattempo un utente satirico portoghese su Twitter ha ribaltato la prospettiva, pubblicando una versione modificata della copertina olandese: emigrati del Sud Europa che sgobbano affinché biondi nordici con i calzini bianchi e sandali possano rilassarsi nelle spiagge mediterranee. Chi di stereotipo ferisce, di stereotipo perisce.
Chupa, @ewmagazinenl pic.twitter.com/DZfcCVGBa5
— Insónias em Carvão (@insoniascarvao) May 29, 2020