Destabilizzata. Mi sento così, con l’apertura anticipata che ha scombinato i progetti di ritornare al ristorante dal primo giugno e ha invece colto di sorpresa sia noi clienti sia i tanti ristoratori e gestori che nel giro di pochissime ore hanno dovuto reinventare – a dire il vero senza nemmeno delle regole certe – la loro accoglienza, i loro menu e le loro formule.
Certo, è stata più dura per loro, ma anche per noi che al ristorante ci vorremmo andare, l’immediatezza della decisione è stata eccessiva.
Dal niente al troppo, dal vuoto cosmico al tutto, le cose, almeno psicologicamente, non si sono semplificate, anzi.
Vado? Ma dove vado? Quando, e soprattutto come? Di sicuro vale la pena di farlo, ma con saggezza, con attenzione, con rispetto.
La parola che dovrebbe guidare i nostri consumi enogastronomici da adesso ai prossimi mesi è proprio questa. Rispetto della nostra e altrui salute, innanzitutto. Ma anche rispetto delle tante persone che lavorano nel comparto, che lo animano e che lo finanziano, ma anche di tutta quella lunga filiera che permette di infilare la forchetta in un fritto misto ben croccante. Dai pescatori ai produttori di farina, di olio, di sale, e di tutte le attrezzature connesse.
Rispetto per le regole che ci vengono imposte, ma che sono l’unica alternativa possibile al contagio. Mai dimenticarlo.
E rispetto per tutti coloro che decidono di non andarci, al ristorante. Perché sono impauriti, o forse solo mal informati. O perché, malauguratamente, non hanno più i soldi necessari per questa attività che – anche questo non dimentichiamolo mai – è piacevolissima ma non indispensabile.
Lasciamo che ognuno prenda le sue decisioni, le ponderi secondo la sua personale situazione, e non si senta in dovere di fare nulla, ma soprattutto di giudicare nessuno.
Ecco, sospenderei anche il giudizio, al momento: è davvero importante che qualcuno ci dica se quel polpo era tenero, se quel piatto è arrivato al tavolo perfetto, se quel cameriere ci ha serviti con il sorriso negli occhi? Sì, certo, ma per noi. Non come punizione da sfoderare sui social, o come arma di distrazione di massa critica gastronomica.
Volesse il cielo che per un po’ le recensioni siano fatte in diretta, al nostro ospite che ci accoglie e fa il suo meglio per rendere anche questa nuova esperienza al tavolo del suo locale più piacevole possibile, considerando le condizioni date.
Meno critici, più rispettosi. La nuova strada per la rinascita di questo settore potrebbe passare anche da qui.