Lo studio berlinese Cabin Spacey ha recentemente lanciato sul mercato Cabin One, mini abitazioni energicamente indipendenti disponibili in più versioni. A seconda delle esigenze, i venticinque metri quadrati di spazio del pacchetto base diventano un monolocale, una romantica casa vacanza per due o un ufficio itinerante. La filosofia del progetto è che non importa quanti metri quadrati hai a disposizione ma come li sfrutti.
Analoghi esperimenti sono stati tentati da diverse aziende tra cui anche Muji, che qualche anno fa ha lanciato la sfida a tre mostri sacri del design – Konstantin Grcic, Jasper Morrison e Naoto Fukasawa – chiedendo loro di lavorare attorno a un nuovo concetto di capanna, a metà strada tra una cellula d’emergenza e un confortevole guscio da costruire dove si vuole, preferibilmente in mezzo alla natura.
Quando l’architetto francese Jean Prouvé, considerato l’inventore della casa prefabbricata, costruì la Maison des jours meilleurs, la Casa dei giorni migliori, non pensava di risolvere la carenza di spazio delle case giapponesi ma, nel tentativo di dare una risposta alla carenza abitativa francese nel periodo post bellico, fece qualcosa di analogo. Ideò un’abitazione da costruire in tempi record in grado di ospitare comodamente una famiglia: due camere e un soggiorno con giardino d’inverno, cucina e bagno.
Qualche anno più tardi Joe Colombo demolì anche l’ultima certezza rimasta, la cucina separata dal resto della casa, arrivando a dare corpo a un’idea fino ad allora inimmaginabile: condensare tutto l’armamentario che serve quando siamo ai fornelli – frigorifero, piano cottura, contenitori, cassetti – in mezzo metro cubo. Minikitchen, rieditata da Boffi in versione outdoor, ha anticipato in modo sorprendente e pionieristico i cambiamenti che stiamo vivendo. Un manifesto della contemporaneità scritto nel 1963. Difficile immaginare allora un futuro fatto di ambienti fluidi dove lavorare e cucinare, bilocali piegati alla coabitazione di quattro persone e spazi ex industriali con funzioni miste dove una cucina con le ruote, alimentata elettricamente e perfettamente attrezzata, rappresenta l’esatta risposta alle nostre esistenze in progress.
Seguendo l’esempio di alcuni chef che hanno destrutturato e ricomposto (quasi) tutte le portate della carta dalla carbonara al tiramisù, architetti e designer negli ultimi anni stanno smontando pezzo dopo pezzo la cucina per restituircela in forme inedite e più funzionali. Moduli nomadi per servire un pranzo ovunque ci si trovi, cappe inglobate nel piano cottura o all’interno di scenografici lampadari, fuochi trasferiti sul tavolo, mensole superate da portaoggetti salvaspazio.
Partiamo dal sogno di avere una cucina anche quando non c’è spazio sufficiente neanche per una scrivania. Potrebbe essere questo il claim di Cucinotta, ultima nata in casa Fabita, azienda specializzata nell’induzione vetroceramica e nelle cappe aspiranti sotto la direzione artistica di Adriano Design. Basta poco più di mezzo metro quadrato (Colombo docet) per avere una piastra a induzione, un cassetto da trasformare all’occorrenza in un frigorifero, una cappa più una zona di ricarica per i dispositivi mobili.
Col suo grande “occhio” e le esili zampette, oltre a essere super essenziale, Cucinotta ispira una certa simpatia se è vero, come sostengono alcuni studi, che gli oggetti con sembianze vagamente umane riescono a scatenare risposte emotive positive. Difficile non portarsela dietro nella seconda casa o sul patio (a patto che si abbia una presa a cui collegare il cavo di alimentazione).
Delle trasformazioni del tavolo, e del suo necessario ripensamento nella fase post Covid, abbiamo già parlato qui. Alle mille funzioni ipotizzate, Lago aggiunge la cottura. Air è una postazione circolare che ricorda idealmente un abbraccio e riporta al centro delle relazioni domestiche i fornelli, superando le soluzioni classiche a isola e penisola. Ideale per ambienti living, Air integra i fuochi a induzione direttamente nel piano del tavolo che sembra sospeso grazie al supporto in vetro trasparente.
La fuga dei fuochi dal loro alloggiamento classico, e cioè sotto un pensile che contiene al suo interno la cappa, ha costretto i progettisti a ripensare anche l’aspirazione. Una strada molto battuta è nasconderla all’interno del controsoffitto; l’altra opzione è agganciare nuove funzioni all’interno dello stesso elettrodomestico. Summilux di Elica risolve due problemi in uno: aspira calibrando automaticamente la potenza a seconda del tipo di cottura e della quantità di vapori emessi e rischiara il piano di lavoro grazie ai Led integrati. Il tutto con la forma della classica lampada a sospensione, escamotage che rende facile ambientare la cappa anche al di fuori del suo ambito classico.
Il capitolo illuminazione, grazie alla versatilità dei Led e alla libertà concessa dalle batterie ricaricabili, è stato ampiamente esplorato. Tra i pionieri della tendenza nomade c’è Davide Groppi con l’eterea Tetatet, disegnata nel 2013 e diventata ormai un classico. Senza la schiavitù del filo, la lampada segue la tavola ovunque questa sia; la base è magnetica e trattiene l’esile stelo, a prova di folata di vento.
E gli accessori? Nella cucina destrutturata i piccoli oggetti indispensabili – portaspezie, mestoli, strofinacci – hanno bisogno di soluzioni innovative che li contengano. Concept leggeri e trasversali come il sistema ideato da Monica Graffeo per Ever Life Design per tenere a portata di mano quanto serve. Tape, nastro, è utilizzabile in tutti gli ambienti della casa, cucina compresa, e sfrutta lo spazio in verticale, compreso quello inutilizzato sul retro delle porte. Le cinghie in materiale tecnico vengono assicurate tramite staffe al supporto e sono disponibili in quattro lunghezze.
Chiudiamo con un omaggio a chi ama organizzare pic-nic all’aperto e scampagnate con relativi pranzi al sacco. Per soddisfare i palati dei gourmet in libera uscita la francese Opinel ha ideato il kit Cucina nomade: comprende un tagliere in faggio, un asciugapiatti in microfibra che si trasforma all’occorrenza in una tovaglietta o in una pratica sacca e tre coltelli, di cui uno con cavatappi integrato, adatti per tagliare, affettare e sbucciare frutta e verdura. Tutti hanno il manico in legno di faggio e la lama in acciaio inox. Perché, si sa, si può rinunciare a tutto ma non a un certo stile.