Forza Nuova PrideDietro l’adunata neofascista al Circo Massimo c’è un’espulsione per «indegnità» gay

I capi del partito nero sono da tempo accusati di inadeguatezza e durante il lockdown hanno subito una serie di scissioni e di abbandoni locali che hanno messo a rischio l’esistenza del gruppo. A provocare la valanga è stato l’allontanamento di un militante riminese per un amore omosessuale, cosa che per i fasci è peggio di un finanziamento di Soros. Da qui l’esigenza di menare le mani per dimostrare che esistono

Afp

Tutto il mondo è paese e anche la politica, in fondo, non è che un grande sobborgo dove tutti sono cugini. Se ai piani alti si progettano forum e reunion di “menti brillanti” per puntellare le leadership e i governi, ai piani bassi del populismo la soluzione alle crisi di solito è mobilitare la piazza per una gran caciarata. Quella organizzata da Forza Nuova al Circo Massimo è stata a modo suo spettacolare e adesso, dopo i fumogeni e i fermi, le denunce, i titoli in prima pagina e il rinnovato allarme per il “pericolo nero”, il movimento può di nuovo dire: esistiamo.

Fino a tre giorni fa la sussistenza in vita del gruppo di Roberto Fiore e Giuliano Castellino non era così scontata: tra marzo e maggio si sono consumate in Fn una serie di scissioni su larga scala animate proprio dalla contestazione dei due capi, accusati di inadeguatezza. Il granellino che ha provocato la valanga è stata l’espulsione di un popolare dirigente riminese, M.O., e le modalità con cui è stata decisa e motivata. Infedeltà alla linea, scarso attivismo, deviazionismo? No, «gravi motivi di indegnità», espressione larga, che può contenere molte cose. Nel caso specifico, secondo i blog d’area, l’indegnità riguardava gli strascichi di una vicenda d’amore. Amore gay. Che in Forza Nuova è peggio di un finanziamento di Soros o di una ospitata al Bildeberg.

I fatti risalgono al 2016, sono legati alle accuse social di una militante, poi querelata per diffamazione, e chissà cosa è successo nel frattempo al povero M.O., che risulta tra i più assertivi militanti no-gay del gruppo. Uno, per dire, che manifestava col cartello “Matrimoni gay – Funerali d’Italia” e che finì indagato per aver sfilato con bara e pennacchi funebri in occasione di una delle prime unioni civili celebrate dal Comune di Cesena.

Si capisce che l’aver utilizzato, quattro anni dopo, il dossier scandalistico messo insieme su quel caso per motivare la cacciata abbia scaldato gli animi. Con M.O. è stata fatta fuori pure la coordinatrice romagnola, accusata di scarsa sorveglianza sugli affari di cuore dei suoi sottoposti, e insomma: si sarebbe sopportato un processo per sedizione, eterodossia, disobbedienza ai vertici romani, ma questo no, non poteva passare. L’espulsione per gossip, pure nel mondo di ossessioni gerarchiche della fascisteria, è davvero troppo.

Così Forza Nuova ha passato il lockdown a registrare un infinito elenco di abbandoni locali. Ravenna, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini. Poi decine di sezioni in Basilicata, Puglia, Trentino Alto Adige, Lombardia. Si è tentata una prima sortita di piazza per fermare l’emorragia e motivare la base, una grandiosa “marcia di Pasqua” che avrebbe dovuto portare a Roma cattolici tradizionalisti da tutta Italia. Sono arrivati quattro gatti. L’effetto è stato opposto: nuove defezioni, nuove accuse ai vertici: «Ci avete fatto fare la figura dei buffoni».

Chissà se adesso il fumo e le zuffe del Circo Massimo aiuteranno a ristabilire la leadership di Fiore e Castellino. Magari sì. Il mondo dell’estremismo da sempre agisce secondo riflessi pavloviani: chi fa più casino vince, chi si mette in testa al casino è il capo.

E tuttavia l’allure solfureo, la leggenda nera di Forza Nuova – cioè il motivo che l’ha aiutata a crescere in vent’anni, facendone nell’immaginario collettivo una specie di KKK italiano – escono piuttosto scossi da una vicenda più adatta a Dagospia o a Non è la D’Urso che ai duri e puri della battaglia anticonciliare e dei valori di Patria e Famiglia.

In ogni caso, l’arcipelago dell’estremismo si è arricchito di una nuova sigla. Gli scissionisti di FN sono adesso riuniti sotto il nome di Rete delle Comunità Forzanoviste. La “linea” è un ritorno al lavoro sul territorio, porta a porta, accantonando l’ambizione nazionale e l’eccessiva attenzione al salvinismo. Sui gay, nessuna concessione. Pure i ribelli specificano: «l’integrità morale è il nostro Vangelo». Amen.

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