Salotto nuovoNetwork, alleanze, sorprese: che cosa c’è dietro la battaglia per Mediobanca

Sta per scoppiare una di quelle guerre finanziarie tra opposti schieramenti di cui avevamo perso memoria. Manuale per capire che cosa sta succedendo

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Gli equilibri dell’alta finanza italiana si sono come scongelati e sta per nascere di una di quelle guerre tra opposti schieramenti di cui avevamo perso la memoria. Tutto comincia con un’Opa ostile lanciata da Intesa Sanpaolo sull’Ubi, l’istituto di credito in condominio tra i territori di Brescia e Bergamo.

All’inizio sembrava quasi una passeggiata o comunque un conflitto che si sarebbe regolato dentro un recinto tutto sommato limitato. Ma l’annessione dell’Ubi è diventata invece la cartina di tornasole per scoprire come in silenzio erano mutati alcuni equilibri e come si fossero creati dei fronti contrapposti.

Innanzitutto vale la pena ricordare come attorno alla mossa di Intesa si fosse cementato un asse tra la banca di Carlo Messina e Mediobanca, in campo in qualità di advisor dell’operazione. Da questa parte della barricata c’è anche l’Unipol di Carlo Cimbri, che dall’accordo che la portò a rilevare l’ex impero Ligresti è rimasta sempre vicina ad Alberto Nagel e a Piazzetta Cuccia.

Ma come detto l’Opa su Ubi non è stata una passeggiata, innanzitutto perché attorno alla resistenza di alcuni gruppi di azionisti bergamaschi e bresciana si è concretizzato il coinvolgimento nella partita di Sergio Erede, titolare dell’omonimo studio e uno dei più quotati avvocati d’affari della piazza milanese.

Qui sta la prima novità: infatti lo studio Erede è diventato il crocevia di una serie di relazioni che legano non solo gli attuali azionisti di Ubi e il management della banca ma anche Leonardo Del Vecchio, Urbano Cairo e Diego Della Valle.

E visto che Erede lavora in parallelo con lo studio Linklaters, guidato da Claudia Parzani compagna del Ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier gli osservatori delle cronache finanziarie milanesi hanno visto via via costruirsi un network di alleanze con pochi precedenti. Che per esempio ha ispirato un’azione di Unicredit che chiedendo di essere ascoltata dall’Antitrust ha infilato un piede nella porta dell’affare Intesa-Ubi.

Oppure la richiesta avanzata alla Banca centrale europea di crescere fino al 20% in Mediobanca avanzata dalla Delfin di Del Vecchio e rivelata ieri da Repubblica. Una mossa che se fosse coronata da successo segnerebbe una forte discontinuità in Piazzetta Cuccia rappresentata da un azionista forte con un’azione su 5. Le conseguenze che ne deriverebbero sul management sono immaginabili perché Del Vecchio non stravede per Nagel (anche se per ora non sembra intenzionato a presentare una lista alternativa per il Cda di Mediobanca pur essendo già con il 9,89% il primo azionista).

Ad aggiungere ulteriori elementi in questa guerra dell’Anno del Covid va ricordato come sicuramente la Fca di John Elkann sia alleata di Intesa che si è esposta di recente nella concessione del maxi-prestito garantito dallo Stato e ingoiato come un rospo dal Partito democratico. Ma Intesa è anche azionista di “tutela” di Rcs nonché creditrice di Cairo, che però può contare sulla solidarietà di Del Vecchio e Della Valle, come lui affezionati clienti del salotto Erede.

È ancora presto per capire se attorno a questo groviglio matureranno nuove mosse ma è facile pensare che Nagel venderà a caro prezzo la sua pelle e che Intesa, al di là degli schieramenti, ha comunque una potenza di fuoco sicuramente superiore a quella di tutti gli altri attori in gioco.

Il conflitto finanziario di cui abbiamo raccontato investe anche un conflitto di competenze sulle fusioni bancarie, infatti nel caso Intesa-Ubi abbiamo assistito a un inedito derby tra ragioni del consolidamento e ragioni della concorrenza.

Banca d’Italia, preoccupata della sostenibilità dei gruppi creditizi nazionali, guarda da sempre con favore a fusioni e concentrazioni, mentre l’Antitrust del presidente Roberto Rustichelli è molto preoccupata di alterare i rapporti di forza nella parte alta del ranking creditizio italiano. Ma è opinione comune che se Ubi è stato l’antipasto, il vero piatto forte della nuova contesa finanziaria siano gli equilibri dentro l’azionariato delle Generali e quindi l’offensiva di Del Vecchio su Mediobanca sia solo una tappa preliminare.

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