Cacciatori di IndroidiPiù che di Montanelli, bisognerebbe preoccuparsi dei suoi (orripilanti) eredi

Dal cronista furbo e talentuoso che lisciava il pelo alla maggioranza silenziosa fingendo di farle il contropelo è spuntata una seconda generazione incattivita che ne ha imitato e amplificato il peggio. Sarebbero i personaggi perfetti di un libro di fantascienza

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Più o meno negli stessi anni in cui lo scrittore di fantascienza John Wyndham metteva al mondo i trifidi, dei mostri vegetali capaci di sradicarsi da soli e marciare su tre steli, Giovannino Guareschi s’inventava i trinariciuti, i comunisti a tre narici, così saturi di fumane ideologiche da aver bisogno di una sfiatatoio supplementare – in un certo senso, dei parenti più sanguigni degli ultracorpi di Don Siegel.

Ma la teratogenesi non era certo finita lì. Nel 1994, in una trasmissione che conduceva insieme a Beniamino Placido su Rai Tre, “Eppur si muove”, Indro Montanelli constatava la nascita di una nuova creatura mostruosa: il trinariciuto di destra, ovvero il Don Camillo impenitente a Peppone morto, l’anticomunista maramaldo in assenza di comunismo. Diceva di averne osservati molti tra i suoi lettori, e si era rassegnato a perderli. Quel che ometteva di aggiungere – forse per non rovinare il colpo di scena finale – è che i trinariciuti destrorsi erano un incidente di laboratorio di uno scienziato dagli occhi spiritati di nome Indro Montanelli.

Un erede di Philip K. Dick dovrà prima o poi prendersi la briga di scrivere il grande romanzo di fantascienza dei montanelliani, che potrebbe chiamarsi Il cacciatore di Indroidi. Più che sognare pecore elettriche, allevano capre catodiche. Gli Indroidi, tuttavia, non sono dei replicanti comuni, fedeli alle fattezze del prototipo. La loro riproduzione ricorda da vicino il modello dei Gremlins dell’omonimo film di Joe Dante.

Ricordate? Tu rovesci per sbaglio un bicchiere d’acqua su un mogwai, animaletto eccentrico ma tutto sommato non nocivo, e ne nascono per gemmazione altri cinque, più aggressivi, che si uniscono in banda. Dai da mangiare ai nuovi mogwai dopo mezzanotte, ed ecco che quelli ti si trasformano in gremlins, mostriciattoli assetati di sangue. Direi che questo spiega il passaggio dal Montanelli originario a Indroidi come Mario Giordano o Marco Travaglio.

Io non so chi abbia versato un bicchiere d’acqua su Montanelli, suppongo se lo sia versato in testa da solo, ma sta di fatto che dal cronista furbo e talentuoso che lisciava il pelo alla maggioranza silenziosa fingendo di farle il contropelo è spuntata una seconda generazione incattivita che ne ha imitato e amplificato il peggio – il vizio della divulgazione storica man mano più arronzata, le eccentricità straborghesi ridotte a manierismi televisivi, la schiettezza rude volta in conclamata burberaggine – e poi ne è spuntata anche una terza, popolosissima e feroce, fatta di Gremlins da talk-show che si pretendono “fuori dal coro” nel momento stesso in cui dirigono cori di linciatori.

Perciò, dico io, lasciamo in pace la statua del capostirpe, e dedichiamoci a tirar giù dal metaforico piedistallo certe creature raccapriccianti nate dai suoi lombi. Diventiamo cacciatori di Indroidi.

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