Che città, San FranciscoL’ex capitale gay è diventata il parco giochi d’America

Nel suo nuovo libro, pubblicato da Adelphi, Michele Masneri racconta la California degli anni Sessanta e quella di oggi. “Steve Jobs non abita più qui” è un viaggio attraverso il golden state, le sue idiosincrasie e potenzialità: la terra dove tutto è possibile

Pubblichiamo un estratto di Steve Jobs non abita più qui, edito in Italia da Adelphi.

Nel 1964 « Life » certifica che San Francisco è « la capitale gay d’America ». Oggi è soprattutto una città di giocosa esplorazione per ragazzi che arrivano da ogni parte del paese con le loro educazioni sentimentali da mettere alla prova come in una finishing school, per un weekend o per sempre.

Una specie di parco giochi e sperimentazioni, comunque un ecosistema unico. Dunque qui gli uomini paiono in generale allegri, aperti, sensibilissimi a ogni stranezza, a ogni possibilità dell’esplorazione sessuale ed esistenziale, in una singolare mutazione del nerdismo californiano. Anche i loro profili Grindr o Scruff sono creativamente pieni di informazioni minuziose e talvolta pedanti, in una ricerca spasmodica dell’originalità (« Sono uno studioso della condizione umana. Attento a quanto accade nella società, politicamente consapevole. E fissato con la tecnologia ».

Interessi: « Club del Libro, scopate all’aperto, machine learning, tipografia, costruzione di acquari, apicultura, coltivazione di funghi, andare a funghi. Non arrampico, al momento, ma con la persona giusta sarei disposto a cominciare ». Mica come da noi, dove non si va oltre la « A » o « P », sbrigativa e ostile; qui ci si ingegna come in un’application a Stanford: « Ho scoperto recentemente che Judy Garland era la mamma di Liza Minnelli, che è stato come scoprire d’essere adottato »; « Possiamo dire ai tuoi che ci siamo conosciuti sulla blockchain »; « Interessato a sarcasmo, ansia e/o pensosità »).

Tutto è ammesso, nicchie rarissime e passatempi che passano molto velocemente di moda: l’anno scorso tutti ai corsi di lap dance, l’anno prima di uncinetto. La sensazione di poter sperimentare tutto, senza morbosità, in una comunità in ogni caso supporting, e come fluttuando in uno spazio senza gravità e pressione sociale. Farebbe molto ridere portar qui i nostri fautori delle famiglie « naturali », che verrebbero forse fraintese come organic.

Magari scoprirebbero che tutto è cultura, quindi anche moda: mancando una religione di Stato, in una società che comunque rimane molto liberista, ogni offerta crea la sua domanda, quindi c’è spazio per l’effeminato, il non magro, il boscaiolo, il twink e il twunk e il bear; molto bene ultimamente anche la transessualità, e disabilità varie. Amatissimo sempre l’otter, che in italiano sarebbe « la lontra ».

Molte più tribù e codici e comportamenti, con tocchi local. Tutti sempre disposti all’outdoor, inteso come attività sportiva, e tanti che arrivano in città per il weekend, dalle cinque di pomeriggio pronti ai numerosissimi drink – oppure, invece, sanfranciscani pronti a hike e cabin su fiumi balneabili e navigabili con canoe d’alluminio, per sentirsi subito boy-scout adulti. Molto ambito il coffee date : visti i prezzi, significa intenzioni serie.

Nelle loro casette con le pareti di legno scricchiolanti, moquette putride e calcari atavici nei bagni, tocchi che fanno piangere l’appassionato: l’ubiquo Listerine per la bocca sempre fresca, igiene perfetta, a terra condom e Come imparare a programmare in ventiquattr’ore. Fuori dal letto l’inconscio virile americano misterioso, con una parte o sottofondo o cassetto chiuso a chiave cui si ha la sensazione di non poter accedere mai. E in caso di nevrosi, medicalizzazione e diniego. « Non riesco proprio a processare questa situazione » dicono, prima di scomparire. Sarà l’Adderall preso al liceo? Ma sempre chiarendo, con un abbraccione, da bravi boy-scout.

Poliamorismo spinto, tutti sposati e taluni con bambini, ma in regime di libertà totale. Sembrano felici, magari uno dei due soffrirà in silenzio. Sincero stupore davanti alla richiesta di monogamia, come se si proponesse un fax o una polka. Coppie solidissime, perché in mancanza di vincolo di fedeltà ci si tiene il marito per sempre. The Ethical Slut, bibbia del poliamore, troneggia nella libreria del Castro. Efficienza, anche: tutti rispondono istantaneamente a qualunque tipo di messaggi – mail, Facebook, Grindr –, mischiando prontezza tecnologica e gestione del tempo libero con un’etica e un’etichetta mezzo californiane e mezzo buddhiste, per cui its’ all good, basta non essere mean o cafoni o repubblicani o sugar person.

Però, venendo da società e background cattolici e magari fra il penitenziale e il lombardo, affiora la sensazione d’aver perso un sacco di tempo dietro a vergogne inutili e complessi risibili e società che si credevano tutto sommato passabili, e invece si scoprono medioevali. Niente preti o governi o inconsci collettivi che danno istruzioni sul cosa fare a letto (sarebbe comico). Gran sensazione di libertà e di terra promessa, e di far parte, per una volta, della maggioranza, tipo ebrei in Israele. 

« Happy Gay Pride! » telefona il padrone di casa, come annunciando: « Buona Pasqua! ».

Fiere anche settoriali, sempre outdoor, come la Dore Alley, nel quartiere post-industriale di SoMa, gentrificato da startup anche grosse come Airbnb. A fine luglio, folla, signori e signore di tutte le età, musica dal vivo. Una grossa sagra estiva di quartiere dove ci si riunisce tutti insieme, possibilmente con imbracature di pelle, frustandosi, magari anche facendosi delle pipì addosso. La tenuta principale è il jockstrap, e qualcuno previdente ha tracce di crema solare sul sedere perché si sa che qui il sole picchia, e il vento è ingannatore (mentre le catene al collo di quasi tutti saranno arroventate).

La bancarella dei frustini Panther Prowls offre dimostrazioni dal vivo. Un signore intrattiene su una lavorazione delle pelli tipo Pastorale americana: i gatti a nove code vengono da ottantacinque a centottanta dollari. Poi un banchetto in apparenza specializzato, con corde e ami da pesca che in realtà sono sofisticati toys per asymmetrical bondage.

Clisteri di tutte le taglie, con inquietanti vassoi operatori di varie misure (da sette dollari). C’è una sfilata di paralitici con cockring, un signore con cartello « Piss On », e un altro molto anziano in kilt e basta che guarda il palco principale. Che è sponsorizzato dalle saune Steamworks, e ospita un gioco complicato (« Mettete le mani sulle chiappe di quello alla vostra sinistra »; « Succhiatelo a quello alla vostra destra »).

L’anziano in kilt sbuffa: tutto qua? Si può fare di meglio, tienimi un attimo il drink. Si accuccia, si solleva il gonnellino e se lo succhia da solo, scoprendo un paio di calze arcobaleno. Di fronte agli applausi e agli incoraggiamenti dei presenti spiega: è tutta questione di stretching, devi andare indietro senza piegare le ginocchia. Nel frattempo è uscito il sole, fa caldissimo, e anche i leather più trasgressivi si mettono all’ombra con la protezione 30 gentilmente offerta da uno sponsor. Poco più in là cartelli pubblicitari di un viagra a produzione locale forse biologico (si chiama Rev, trenta dollari), e di un gin a chilometro zero. Sul banco del dipartimento di Salute Pubblica del comune, un classico tiro al bersaglio, con anelli da lanciare su giganteschi piselloni di gomma. Il gruppo di paralitici in sedia a rotelle con cockring nero viene trascinato al guinzaglio, creando ingorghi.

Ragazzi molto giovani, spesso asiatici, si provano fasciature di pelle fra un selfie e l’altro (alle spalle l’erigendo palazzone di Salesforce, il più alto della città, visto da quaggiù sembra un gigantesco pene, o sarà la suggestione). Calendari di beneficenza pagati dal celebre club Blow Buddies e dal Rotary Club di San Francisco.

Un signore col cartello « Boy Scouts of America » mangia lamponi da una vaschetta. Travestimenti più settoriali, da orsetti e gatti e animali vari di peluche. Poi incongrue file lunghissime ai bagni chimici, un’« area percosse » dove, adagiati su croci di Sant’Andrea smontabili, soffrono signori vessati da professionisti vestiti da poliziotti però di pelle, che ritmicamente li frustano mentre loro emettono « ah!» e « oh!», ma con un’aria poco convinta.

Published by arrangement with The Italian Literary Agency

© 2020 ADELPHI EDIZIONI S.P.A MILANO

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