Una delle esperienze che ci manca di più, in quest’estate pazza, è sicuramente il gusto del viaggio. Il piacere dell’esplorazione, la ricerca del nuovo e del diverso, la curiosità di scoprire un luogo che non conosciamo attraverso i suoi profumi, i suoi panorami, le sue caratteristiche peculiari.
Ci manca l’idea del viaggio, della meta esotica e lontana: ci manca confrontarci con suoni e parole sconosciuti, ci manca quell’adrenalina leggera di non sapere che cosa potrà succedere girato l’angolo.
La rassicurante Italia ci ha accolti e ci ha coccolati, ma ci ha impedito di provare il brivido che è insito nell’esplorazione: viaggiare è un imprevisto, che quest’anno ci è sostanzialmente precluso.
Alcuni viaggiatori sono talmente delusi dal non poter salire su un aereo verso mete straniere da aver sentito l’esigenza di replicare a casa l’esperienza del viaggio, partendo dal vassoio dei pasti che si mangiano in volo. America Edwards, ci racconta il WSJ, avrebbe dovuto visitare l’Australia con i suoi genitori all’inizio di quest’anno, ma la pandemia di coronavirus rovinato tutto. Invece di darsi per vinta, la giovane, per pochi dollari, ha acquistato due confezioni di snack a marchio JetBlue: un pacchetto sigillato con cracker, formaggio e frutta secca. Con la sua famiglia ha mangiato gli spuntini una sera, quando invece di essere in Australia, stavano aspettando la fine della pandemia a Kalamazoo, nel Michigan.
E non è la sola. Laura Reiley sul Washington Post conferma che il viaggio ci manca talmente tanto che siamo disposti a ricordarlo almeno sgranocchiando gli snack che ci servono in aereo, e che probabilmente volando in quota detesteremmo. L’idea, in realtà, ha dietro un fondamento etico e pratico: non sprecare tutti i vassoi già pronti che avrebbero dovuto rifornire le cucine volanti di migliaia di aerei rimasti a terra. È Imperfect Foods a proporli, una società di consegna di generi alimentari online, che ha l’obiettivo di eliminare gli sprechi alimentari. L’amministratore delegato della società, Philip Behn, afferma che i vassoi di formaggio e gli snack sono stati una delle prime vittime della pandemia di coronavirus: e la società che li ha acquisiti dalle compagnie aeree, ne ha già venduti 16.000. E insieme a questi, Imperfect foods ha ridistribuito ananas provenienti dagli hotel, o popcorn destinati ai cinema, raddoppiando il volume di cibo che acquistava prima della pandemia.
Chissà se in Italia li avremmo comprati, o se la nostalgia si sarebbe fermata davanti alla plastica insapore dei pasti serviti mediamente nelle classi economiche delle compagnie di bandiera.