Specchietto per le allodoleZingaretti chiede a Di Maio di fare la legge elettorale per giustificare il Sì al referendum

Il segretario del Partito democratico ha mandato un Sos politico che gli consentirebbe di spiegare ai tanti fautori del No che ci sono nel suo partito che il taglio dei parlamentari verrà accompagnato dal "correttivo" più importante. La domanda è se gli alleati, compreso Renzi, lanceranno questo salvagente

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Di fatto, con il suo estremo appello ad approvare la legge elettorale in commissione alla Camera, Nicola Zingaretti si mette nelle mani di Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Ma non è chiaro perché quello che si sarebbe dovuto fare con mesi e mesi a disposizione e non si è fatto dovrebbe essere possibile in una manciata di giorni. Tuttavia Zingaretti ha lanciato un Sos chiedendo un Salvagente che gli consentirebbe di spiegare ai tanti fautori del No che ci sono nel suo partito che il taglio dei parlamentari verrà accompagnato dal “correttivo” più importante, una nuova legge elettorale con sbarramento al 5 o al 4%. Ovviamente senza la minima garanzia che quel testo verrebbe poi confermato in’aula e poi ancora al Senato.

Uno specchietto per le allodole politicamente debole ma per il segretario del Pd sufficiente per affrontare i sostenitori del No nella riunione della Direzione della prossima settimana. La domanda è dunque se gli alleati lanceranno questo salvagente al segretario-naufrago. Ieri il ministro per i rapporti col Parlamento, il grillino D’Incà, si è messo in moto per capire se ci sono i tempi per portare in aula la legge elettorale. Apertamente, nessuno dice di no ma tutti sanno che la Camera è già abbastanza ingolfata e che Italia viva non ha molta voglia di affrontare una questione che considera secondaria rispetto ai temi economici e sociali.

Dunque la situazione pare restare in alto mare, mentre l’appello di Zingaretti rivela tutta l’ansia di nascondere una difficoltà reale: il Pd ha sempre collegato il taglio dei parlamentari ai famosi “correttivi” senza i quali persino lo stesso segretario ammise che si sarebbe creato un problema per la democrazia; e oggi che quei “correttivi” non ci sono?

L’estremo appello del segretario, a giudicare da certe reazioni sulla sua pagina Facebook, non è piaciuto granché: 2000 post negativi. «Caro mio segretario – scrive Mauro D’Achille – i grillini non hanno alcuna voglia di onorare quegli accordi». Mentre Paola De Santus fa notare: «Lei sa benissimo che regolamenti parlamentari e legge elettorale non si fanno dall’oggi al domani», mentre Cristina Scaletti si spinge oltre sostenendo che «una legge ordinaria non può essere il correttivo di una brutta legge costituzionale». E via dicendo con argomenti che si richiamano alle ragioni del No sostenute da 200 professori di diritto.

Tuttavia il leader del Nazareno spera ancora che Di Maio e Renzi gli lancino il piccolo salvagente: «Crede alla Befana», ironizza il Comitato del No. Intanto a destra Renato Brunetta chiede a tutto lo schieramento di spostarsi sul No, consapevole dei mal di pancia leghisti e dell’ormai consolidato orientamento di Forza Italia in questo senso.

E dunque se questo è il quadro Luigi Di Maio è ormai il solo leader pienamente convinto del taglio, che è in fondo una sua bandierina storica più o meno come quella della sconfitta della povertà salutata dal balcone di palazzo Chigi. Tempi lontani. L’ex capo politico del M5S oggi è solo, e forse è per questo che cercherà di tirare a bordo l’alleato Nicola che annaspa fra le onde.

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