In vino color Sentore Pantone

La palette di riferimento dei creativi è ricca di riferimenti che sembrano usciti direttamente dall’enoteca: Champagne, Borgogna, Porto, Bordeaux, Marsala... in una escalation di gradazioni che arriva fino a distillati e superalcolici

Viviamo a colori. Anche se non ce ne rendiamo conto, i colori ci guidano quando scegliamo un prodotto al posto di un altro o riconosciamo al volo una marca: uno studio ha scoperto che, in genere, la nostra prima impressione su un prodotto si forma in meno di 90 secondi e viene influenzata dal colore fino al 90 percento delle volte. Alcune nuance sono talmente identificate con il prodotto da diventare parte del suo Dna. Pensiamo al giallo post-it, al blu Van Gogh, al rosso Coca Cola – considerato da James Sommerville, vicepresidente global design della multinazionale americana, “la seconda formula segreta” dell’azienda – o al Tiffany Blue, quell’iconica tinta che pare faccia aumentare il battito cardiaco alla prima occhiata: un turchese a metà strada tra il colore delle uova di pettirosso e l’azzurro dei nontiscordardime. Il simbolo del lusso esclusivo fin dal 1845. E che dire della maison du chocolat che ha dipinto di lilla nientemeno che una mucca?

C’è un colore per tutto e il vino non fa eccezione, anche se pochi vitigni possono vantarne uno dedicato. Il Marsala è tra i fortunati: Pantone ha creato una tinta ispirata al re dei liquorosi siciliani che «incarna il soddisfacente sapore di un pasto appagante, mentre le sue stabilizzanti radici rosso-marroni emanano la sofisticata e naturale concretezza della terra. Questa tonalità vigorosa, ma al tempo stesso elegante, ha un fascino universale e si applica facilmente alla moda, alla cosmesi, al design industriale e all’arredamento». Parola di Leatrice Eiseman, executive director di Pantone che nel 2015 lo ha eletto “Color of the Year”. (Breve digressione: dal 2000 ogni dicembre Pantone annuncia pubblicamente il colore dell’anno successivo. Quello che Elio e le Storie Tese liquida come la decisione di un “cartello di ricchioni che ha deciso che l’anno scorso andava il rosso e quest’anno il blè” è il risultato del lavoro di un team internazionale che perlustra ogni angolo della terra e gli ambiti più svariati – produzioni cinematografiche, fiere, mete turistiche, artisti emergenti – alla ricerca delle nuove influenze cromatiche. Con un occhio di riguardo anche all’apporto che nuove tecnologie, materiali e texture possono avere sulla resa delle nuances).

Ma il Marsala non è il solo esempio. La palette di riferimento di creativi e trend setter è ricca di riferimenti che sembrano usciti direttamente dall’enoteca: Champagne, Borgogna, Porto, Bordeaux… in una escalation di gradazioni che arriva fino a distillati e superalcolici.
Un designer basco ha allargato il discorso al packaging ideando un concept di lattine e bottiglie di birra con codice in bella vista.
Tornando ai vini, una delle ultime creazioni è l’English Sparkling Laithwaite’s Wine, una tonalità giallo crema, con influenze di grigio tortora, che esprime una sottile e raffinata eleganza, espressa da un colore che rappresenta effervescenza e buongusto. Nata sulla scia del successo delle bollicine inglesi, è ispirata allo spumante della cantina Wyfold Vineyard di Barbara Laithwaite: «Borgogna e Champagne – commenta David Thatcher, ceo dell’azienda inglese – sono termini molto conosciuti per i colori. Ma è giunta l’ora che anche il vino spumante inglese sia al centro dell’attenzione».

Tra i primi a capire le potenzialità del colore come arma non convenzionale nelle mani del marketing, il chimico Lawrence Herbert, fondatore di Pantone, nel 1963 crea un sistema innovativo con l’intento di risolvere l’identificazione, la corrispondenza e la riproduzione del colore su diversi supporti. L’idea è tanto semplice quanto geniale: visto che lo spettro cromatico è interpretato in modo diverso da ognuno di noi serve uno standard costruito scientificamente, un sistema unico di riferimento. Nasce il Pantone Matching System, da applicare negli ambiti più diversi: stampa, design, moda, arredamento, tessuti, cosmesi, vernici, materie plastiche. È organizzato in due sistemi, uno per stampa e packaging e l’altro per la progettazione di prodotti in base alle diverse esigenze di mercato: la moda, ad esempio, richiede in maggioranza una palette di bianchi, neri e colori neutri, mentre chi disegna packaging ha bisogno di colori che attirano l’attenzione sullo scaffale.

Pantone è riuscita nell’impresa di dare un colore a tutto, dalle stanze di un intero albergo (se volete provare l’ebrezza di una total experience che si estende dalle lenzuola alla carta igienica coordinata dovete andare a Bruxelles) ai giorni del calendario. Il 20 luglio (data in cui l’autore sta scrivendo il servizio che state leggendo, ndr) è Butterfly 12-0322, un giallo/verde che secondo gli esperti esprime una personalità sexy e incline all’immaginazione. Per dare un nome ai codici che entrano in palette spesso Pantone utilizza due termini, uno dei quali è un aggettivo. Come spiega Gabriella De Stefano nel battezzare nuove tinte si ricorre alla sinestesia, attribuendo una personalità ai colori grazie a una contaminazione sensoriale potente. Il mix vista più gusto dà corpo e sostanza ai toni moltiplicandone la forza comunicativa. Un esempio? Dalle passerelle autunno/inverno 2020/2021 della New York Fashion Week arrivano suggestioni gustative che evocano profumi ed esperienze tattili come il delizioso Almond Oil 12-0713, sfumatura avorio liscia e delicata, il rassicurante Peach Nougat 14-1220, che ci avvolge con il suo calore invitante o il Military Olive 19-0622, una tonalità verde di base forte e vigorosa.

Nell’attesa di ridipingere tutta la casa, ci si può sbizzarrire in cucina con questo ricettario cromatico che ripercorre la palette universale con ricette, foto e menù a tema. Con un’unica avvertenza: dopo, sarà difficile guardare ciò che abbiamo nel piatto senza cercare il suo corrispettivo cromatico nella mazzetta come sa bene Lucia Litman, fotografa statunitense che ama frequentare i mercati e fotografare frutta e verdura, ma anche erbe aromatiche, uova e dolci. «I miei nonni sono cresciuti in una fattoria e il mio ricordo preferito è quello legato alla semina e al raccolto degli ortaggi. La natura mi ha sempre sorpreso, così come l’idea che un piccolo seme sia in grado di produrre dei cibi così rigogliosi e vibranti… i colori e la varietà del cibo continua a emozionarmi» ha spiegato a CivilEats. C’è un colore per tutto e la cucina non fa eccezione. D’altronde, come narra la leggenda, la felicità è racchiusa in una pentola in fondo all’arcobaleno.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club