Niente southworkingI funzionari europei continuano a lavorare da remoto, ma vivendo a Bruxelles

Continuare a sbrigare la pratiche in collegamento su Webex o Zoom, resta il mantra anche nelle settimane delle rentrée. Ma per le istituzioni dell’Unione europea, “da casa” vuol dire comunque operare nella sede principale di servizio e non da una località all’estero

Afp

Che cosa è cambiato per chi lavora nella EuroBubble dopo un’estate che ha visto la capitale belga confermarsi focolaio di contagi (benché con un trend in calo) e l’istituzione dell’obbligo generalizzato della mascherina in tutta la città? Poco o nulla: incertezza e cautela sono le stesse di luglio, quando il governo federale esortava al telelavoro nei limiti del possibile e Bruxelles provava a vivere una nuova normalità, ospitando il primo Consiglio europeo in presenza dall’inizio della pandemia, quello conclusosi dopo quattro giorni e tre notti di negoziati con l’accordo su bilancio pluriennale e Next Generation EU.

Come già nelle settimane del lockdown, quando furono osservatorio privilegiato per anticipare le mosse delle istituzioni Ue sul (non) ritorno in ufficio, anche stavolta sono le Scuole europee, gli istituti di istruzione multilingue che ospitano dalla materna al liceo i figli dei funzionari dell’Unione, a contribuire a proiettare un fascio di luce su cosa bolle in pentola. Quattro delle 13 sparse in tutta Europa si trovano a Bruxelles, e da poco meno di una settimana hanno riaperto le porte per accogliere, cinque giorni su cinque, gli alunni, con obbligo di mascherina solo per i più grandi.

Una decisione in linea con il ritorno sui banchi in tutto il Belgio, che contribuisce a riportare una dose di regolarità nelle vite delle famiglie degli eurocrati, ma che non altera la regola che le istituzioni, dalla Commissione al Parlamento, avevano adottato prima delle ferie: non più del 20-30% dello staff in presenza in ufficio, una persona per stanza e sistema di rotazione per regolare i turni in sede.

Lavorare da casa in collegamento su Webex o Zoom, insomma, resta il mantra anche nelle settimane delle rentrée: ma – e qui sta un particolare non da poco – niente southworking di alcun genere. Per le istituzioni Ue, infatti, “da casa” vuol dire lavorare comunque dal luogo principale di servizio e non da una località all’estero. Insomma, nessuna prospettiva di potersi collegare da remoto dai Paesi di provenienza: non c’è scampo dal rilevamento dell’indirizzo IP della connessione (e dal cielo grigio di Bruxelles).

Se si rientra da una località a rischio, il test (sotto prescrizione medica o anche senza appuntamento in uno dei tanti laboratori della città) e la quarantena volontaria sono altamente consigliati. E così, nel timore generale di un nuovo caso Phil Hogan – il commissario irlandese che si è dimesso dopo esser stato sorpreso a una cena di gala con altre 80 persone vicino Galway -, alla prima riunione del collegio dei commissari dopo la ripresa anche qualche membro del team von der Leyen ha optato per il collegamento video.

Le direttive sul lavoro a distanza sono meno ferree per tutte quelle realtà non Ue che lavorano, però, a stretto contatto con le istituzioni, dalle società di consulenza alle organizzazioni non governative; anche se sono queste le prime a scontare i disagi di contatti sempre più smaterializzati. Con i funzionari lontano dagli uffici e l’impossibilità per il pubblico di accedere ai palazzi delle istituzioni, gli incontri bilaterali davanti a un caffè che sono la linfa vitale per chi opera nel quartiere europeo provano nel frattempo a spostarsi timidamente altrove. Qualche highlander, non potendo più andare al Mickey Mouse – il bar del Parlamento dalle caratteristiche sedute colorate – opta per le caffetterie dei dintorni, a cominciare dall’EXKI di Place Luxembourg. Meno fortunati gli eurocrati della Commissione, che sono rientrati dalle ferie per scoprire che il Caffè Vergnano, istituzione non solo per gli italiani attorno al rond-point Schuman, non riaprirà i battenti.

E proprio “Place Lux”, il quadrilatero costellato di bar e ristoranti dove prende anima il giovedì pomeriggio, si sta gradualmente ripopolando. Complice, per ora, il “bel tempo” che non si è ancora eclissato a queste latitudini (anche se la massima raramente supera i 19 gradi) e che consente di stare all’aperto, pinta in mano di fronte a uno dei tanti locali. Ma appena l’autunno ingranerà, combinare stufe a fungo e distanziamento fisico non sarà una sfida da poco.

Per gli eurodeputati le regole sono piuttosto flessibili e puntano a non creare impedimenti nella spola fra Stato membro di elezione e Parlamento: anche se provenienti da zone rosse o arancioni, per i 705 eletti non sono previste restrizioni, ma si raccomanda cautela nell’evitare spostamenti non necessari e di limitare gli stessi a quanto essenziale per lo svolgimento del mandato. In tanti hanno fatto ritorno a Bruxelles per la ripresa dei lavori, dedicata alle riunioni delle commissioni parlamentari.

a il vero interrogativo è se saranno in grado di andare a Strasburgo – da dove mancano da sette mesi -, come pure ancora previsto dal calendario dei lavori del Parlamento, per la plenaria del 14-17 settembre prossimi, settimana in cui Ursula von der Leyen pronuncerà il suo primo discorso sullo stato dell’Unione. Dopo che la trasferta era stata confermata dai servizi del Parlamento a inizio mese (pur con relative norme eccezionali: staff dell’amministrazione ridotto al minimo, un assistente per deputato, badge speciali per l’ingresso), cautela è in seguito trapelata nelle informazioni per la stampa accredita. Prudenza confermata dalle parole del presidente dell’Assemblea David Sassoli ancora qualche giorno fa, «in attesa delle valutazioni della città di Strasburgo», che è nel frattempo tornata ad essere zona rossa in Francia. In buona sostanza: missione verso la capitale alsaziana ancora una volta da rinviare, con buona pace dei Trattati (e del governo francese) e plenaria da tenersi nell’emiciclo di Bruxelles.

Le misure di precauzione tengono in ostaggio anche i meeting tecnici indispensabili per preparare il compromesso politico in sede fra i co-legislatori dell’Unione – Parlamento e Consiglio – nei triloghi, gli incontri interistituzionali a cui partecipa anche la Commissione: i dossier sul tavolo ci sono, e non sono pochi; basti pensare a tutti i regolamenti relativi ai programmi del nuovo bilancio pluriennale 2021/2027, da Erasmus a Horizon, dai fondi di sviluppo regionale alla politica agricola comune. Per il momento, niente meeting in presenza, anche perché i team negoziali tendono sempre a essere abbastanza affollati dai due lati del tavolo.

Intanto, anche l’Epso (Ufficio europeo per la selezione del personale), il sistema di selezione dei funzionari e degli agenti contrattuali dell’Unione europea si è adattato alle modalità di lavoro miste e ha ripreso a tenere le prove d’esame: se, da una parte, ha confermato i test al computer in presenza (con obbligo di mascherina) che si svolgono in tutto il territorio dell’Unione; dall’altra ha però spostato online le prove situazionali dell’assessment centre che si svolgono di norma in piccoli gruppi in uno o due giorni a Bruxelles o a Lussemburgo.

Fra trasferte in alta velocità verso Strasburgo che saltano e l’obbligo di rimanere nella capitale belga nonostante l’estate abbia fatto assaporare a moltissimi il fascino proibito del southworking, ci pensano le ferrovie del Belgio a rendere meno amaro il rientro: fino al 30 settembre tutti i residenti nel Paese possono ordinare “Hello Belgium”, un pass che darà diritto di viaggiare gratuitamente sui treni due volte al mese, da ottobre a marzo. Si fa quel che si può.

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