Stavamo seguendo la vicenda da mesi, ma abbiamo deciso di non pubblicarla finché non avessimo avuto delle certezze e finché le accuse non si fossero trasformate in rinvio a giudizio.
Dall’estate nel mondo della ristorazione francese non si faceva che parlare di questo chef importante, accusato da più parti di violenza sessuale. Prima sono comparse le iniziali del suo nome su qualche social network, poi qualche dettaglio su di lui.
Poi un giornale di settore ha deciso di svelare il suo nome, sostenendo di sapere che il giovane giapponese con due ristoranti celebri e amati dalla critica e dai foodies a Parigi era scappato nel suo paese d’origine, per evitare ogni coinvolgimento nella vicenda. Questo succedeva solo pochi giorni fa.
La notizia è stata smentita prima dall’interessato, e ieri dalla compagna, Sarah Berger, in un comunicato pubblicato su Instagram in cui annunciava la morte di Taku Sekine.
“La compagna, il figlio, la famiglia e tutti i suoi amici annunciano con immenso dolore la scomparsa di Taku Sekine, lo chef franco-giapponese tanto stimato dai colleghi. Le circostanze della morte di Taku Sekine non sono né ordinarie né accidentali. Taku Sekine ha messo fine alla sua vita, travolto da una grave depressione in seguito alla gogna pubblica – sui social network e su un sito specializzato -, che si è dimostrata implacabile. Dei professionisti, in particolare della stampa, consapevolmente, in poche settimane e in totale assenza di alcuna denuncia, hanno rovinato la reputazione di Taku Sekine. Queste persone, con cattive intenzioni, violando ogni etica e ogni regola di rispetto della presunzione di innocenza, hanno diffuso falsi pettegolezzi sui social network e organizzato una brutale campagna per distruggere la rete professionale di Taku Sekine, invitando ogni professionista nel campo della gastronomia a diffondere calunnie, mettendoli in guardia dal lavorare con lui. Ovviamente non hanno mai osato contattarlo direttamente. Privato del diritto di esercitare il proprio talento, Taku Sekine, che viveva per la cucina, nell’arco di due mesi, è piombato in una violenta spirale di depressione. Questo attacco al suo onore e alla sua integrità è stato profondo. In una spirale depressiva certificata dai medici, Taku Sekine non ha più trovato la capacità di uscire da questo tsunami che l’ha travolto. Taku Sekine non è mai stato perseguito penalmente e non è stato oggetto di alcuna denuncia. Non è nemmeno fuggito in Giappone, contrariamente a quanto gli stessi media avevano osato comunicare, senza nemmeno accettare di modificare poi questa palese menzogna. È rimasto in Francia, con la sua famiglia, profondamente messo alla prova nella sua identità giapponese, permeata dal valore dell’onore”.
Dopo una laurea in scienze politiche, Sekine ha scoperto il mondo della cucina, lavorando con i più grandi, da Alain Ducasse a Tokyo e al Plaza Athénée a Parigi, ed Hélène Darroze a Londra. Ha prima aperto Dersou, vincendo subito il premio Migliore tavola secondo la guida Le Fooding nel 2016 e in seguito il ristorante Cheval d’Or, un luogo dove esprimeva la sua doppia anima, tra Francia e Giappone, premiato con il Fooding of Honor 2020. A luglio è iniziato il suo calvario, che ha scatenato una vera e propria caccia all’uomo, finché i pettegolezzi sono diventati un pezzo giornalistico, che l’ha definitivamente gettato nello sconforto e ha dato vita a una spirale di odio contro di lui.
Qualcuno ha deciso di non aspettare le vie legali e di approfittare della deriva mediatica che stava prendendo questa storia, e porterà per sempre il peso delle sue scelte.
La pressione che c’è intorno al mondo della cucina è ormai alle stelle: non è più solo questione di gusti, di piatti, di ricette.
Un mondo sempre più interessante dal punto di vista economico ha costruito la sua complessità e adesso deve imparare a gestirla. La responsabilità di pubblicare notizie e nomi dando peso e valore a voci e denunce sui social network rimane in carico a chi ha deciso di non dare il giusto peso al potere della sua penna.