La cucina italiana ha una sua regina: la pasta. Dalle forme più fantasiose ai condimenti più tradizionali, è un elemento che caratterizza tutte le Regioni della penisola. Ma è solo un piatto italiano? No. Al netto delle esperienze del mondo (quelle dei noodles asiatici o dei piatti della cucina d’emigrazione degli italiani negli Stati Uniti), anche in Europa si consuma pasta. In diversi angoli del Vecchio continente è un piatto tipico, proprio come a Genova le trofie al pesto o a Roma la cacio e pepe. Quindi, la regola è una: mai arricciare il naso se al ristorante, all’estero, ti servono un piatto di pasta. Potrebbe essere una prelibatezza locale.
Cominciamo dall’Est, dove sono tipici i pelmeni, i ravioli di carne che vengono serviti con burro, salsa di rafano o panna acida. Sono tipici della cucina russa, ma più in generale dell’Oriente d’Europa. Secondo una delle tradizioni che alimentano il loro gusto, sarebbero entrati in Europa passando dalla Siberia, diventando un piatto molto apprezzato dai cacciatori russi. I ravioli all’estero hanno molti parenti. Di paste farcite ce ne sono parecchie: tra queste, i varenyky in Ucraina e i pieroghi in Polonia, ma anche i Maultaschen tedeschi (tipici della Svevia, che si possono mangiare tradizionalmente con il brodo o con burro e cipolle). La pasta po-flosky (‘alla navale’) è un tipo di pasta che ricordano bene nell’ex Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Era il piatto che veniva servito nelle flotte marittime dell’Urss e la sua semplicità di preparazione l’ha fatta diventare un piatto nazionale. Si tratta di pasta (maccheroni, penne o fusilli) condite con carne macinata e cipolle fritte.
Sempre all’Est, sono tipiche di Bielorussia, Lituania e Polonia le lazanki. Si tratta di triangoli o rettangoli di grano, segale o grano saraceno, bolliti e poi mangiati con strutto, olio e panna acida. A portarli nel Nordest dell’Europa fu nei primi del Cinquecento la lombarda Bona Sforza d’Aragona, regina di Polonia, granduchessa della Lituania e seconda moglie di re Sigismondo I il Vecchio. Da questa importazione si capisce anche perché il nome ricordi le lasagne. Più a Sud, in Ungheria, i Túrós csusza sono un piatto di pasta (solitamente all’uovo, dalla forma di tagliatelle) condito con formaggio o pancetta fritta croccante o ricoperto di panna acida densa. Sempre in Ungheria, inoltre, si mangiano i tarhonya, una pasta secca che accompagna il pörkölt, carne in umido.
Uno dei piatti più popolari della cucina finlandese è il makaronilaatikko (in Svezia, invece, si chiama makaronilåda ed è altrettanto tipico): è un pasticcio di pasta. In Finlandia la versione tradizionale non prevedeva la carne, anche se poi ne sono state fatte diverse varianti. In Svezia la pietanza è condita con prosciutto, formaggio e porro.
Scendendo più nel Mediterraneo si trova una forte influenza italiana. Nel Peloponneso, tra le Regioni di Laconia e Argolide, si producono i Gogges: conchiglie che sembrano orecchiette. Si tratta una pasta all’uovo fatta di farina, acqua e sale. Si mangiano invece con zuppe di pollo e vengono condite con olio e formaggio gli hilopites, una pasta a forma di quadrati che, ai tre ingredienti di base dei Gogges, aggiunge anche il latte. Un piatto tipico che riprende la vicina Italia è il Pastitsio: la sua forma (con besciamella, carne macinata, diverse spezie) è nata grazie al re della cucina greca, Nikolaos Tselementes, che negli anni Trenta del secolo scorso, dopo alcuni studi in Austria e il lavoro negli Usa, tornò a casa e scrisse il manuale di cucina greca. Il pastitsio altro non è che un pasticcio di pasta, carne, uova e formaggio. Un piatto simile lo si trova a Malta: è la timpana (con salsa di pomodoro, carne, uovo e formaggio). La forte influenza italiana si scopre anche nei Imaqarrun il-forn, i maccheroni al forno. Sempre a Malta, inoltre, è da assaggiare il kusksu, una zuppa a base di fave, perline di pasta e il Ġbejna, un particolare formaggio dell’isola. Sembra che la sua origine di questa pasta a forma di piccole perline, sia nata durante l’occupazione araba dell’isola.
In Spagna, invece, si usano i fideos, una sorta di spaghettini corti: servono per realizzare la fideuà, un piatto simile alla paella ma senza riso, realizzato con un brodo di pesce, rana pescatrice e frutti di mare (seppie, calamari, gamberi, astici e cicale). È un piatto tipico a Gandia, città della Comunidad Valenciana.
Sono fatti con la farina di grano saraceno (ma esistono anche varianti con la farina di grano duro), i Crozets, quadratini di pasta tipici della Savoia (Francia), che vengono usati per preparare le tartiflette o le péla, un piatto composto da patate e formaggio. Sempre in Savoia si possono mangiare i taillerins, conditi con funghi, noci, castagne. Nelle Alpi provenzali si fanno i crouzets, lasagne di pasta. A Entraunes, un paese alle sorgenti del Var, si preparano i crouis, simili a orecchiette, conditi con salsa di noci. Nell’area germanofona (dunque, Svizzera, Alpi italiane, Germania del Sud, Austria e Alsazia-Lorena, in Francia), si preparano gli spätzle: si servono al naturale, come accompagnamenti di piatti con salsa (dunque, con carne), con cipolle fritte, pangrattato dorato nel burro, formaggio.