Ritorno ai partitiLega e Cinquestelle hanno scoperto l’utilità dei riti della Prima repubblica

Le due principali forze del populismo italiano, dopo aver sperimentato ogni tipo di assetto cesaristico spacciandolo per superamento della vecchia politica, sono costretti a tornare dove avevano cominciato: alla vecchia politica, appunto

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Lasciate perdere gli eufemismi, le parole nuove inventate dalla Seconda (o Terza) Repubblica per mostrarsi nuova, il Vestito dell’Imperatore dei “direttivi”, degli “stati generali”, dei “garanti”, delle “guide collegiali”. La verità è che i due principali partiti del populismo italiano, dopo aver sperimentato ogni tipo di assetto cesaristico spacciandolo per superamento della vecchia politica, sono costretti a tornare dove avevano cominciato: alla vecchia politica, appunto.

La Lega avrà una Segreteria Nazionale e un organigramma diviso per settori, come il Pci di una volta. I Cinque Stelle faranno un congresso, anche se lo chiameranno in un altro modo, e sarà un feroce congresso per mozioni come nella Dc di un tempo. Possibile che arrivino a breve pure i Comitati Centrali e i Probiviri, e magari avremo nuovi Patti del Camper e della Crostata, e nuove Sante Dorotee dove i nostri Fanfani e i Rumor 2.0 (con molte scuse ai de cuius) stabiliranno alleanze per la scalata o la difesa del potere interno. Lo chiameremo Recovery Parties. È l’imprevisto effetto collaterale del voto e della frana dei Piccoli Cesari italiani.

Matteo Salvini, innanzitutto, che non riesce più a reggere il partito con la promessa della spallata imminente ed è costretto ad annunciare una svolta di collegialità nelle decisioni, nella quale avrà un ruolo importante l’area moderata della Lega impersonata da Giancarlo Giorgetti, indicato come Responsabile Esteri (e quindi dei difficili rapporti con l’Europa).

Il Capitano è il più onesto nel riconoscere che si tratta di un ritorno al passato: «Stiamo organizzandoci alla vecchia maniera», dice a Porta a Porta. Le sue parole chiudono la stagione dell’uomo solo al comando, e non è poco: quella formula non è stata solo un’esclusiva del Carroccio, sia nella versione tradizionale di Umberto Bossi sia nella new age salviniana, ma si è trasformata in modello anche per gli altri: per anni ha contagiato mezza politica italiana spingendola all’iperbole, alla provocazione mediatica, al cattivismo vagamente dispotico, considerato indispensabile per conquistare gli elettorati.

Il Recovery grillino è meno trasparente. I leader del M5S non possono certo ammettere apertamente che il pomposo evento intitolato Stati Generali, di cui parlano da mesi senza riuscire a organizzarlo, è in realtà un Congresso. Che sarà un Congresso non-unitario. Che ci sarà una battaglia regolamentare sulla Segreteria unica o collegiale, sulla struttura stessa del partito e sulla possibile sostituzione del suo Comitato Centrale virtuale (la Piattaforma Rousseau). Non possono dirlo perché devono continuare a sostenere l’utopia del Non-partito che giudica i partiti “incrostazioni della democrazia”, come diceva il primo Beppe Grillo. E tuttavia la loro resa al vecchio modello è evidente ed è una buona notizia: spazzerà via molte bubbole e renderà meno opaco il loro dibattito interno, come già sta accadendo.

La scelta parallela del nostro populismo, e il contemporaneo declino della formula berlusconiana del “partito di plastica” – cioè accessorio flessibile del Numero Uno – chiude il cerchio dei bizzarri esperimenti italiani in materia di organizzazione della politica. La festa era cominciata moltissimi anni fa col micidiale dibattito a sinistra sul partito “leggero” in alternativa a quello “strutturato”. Ha generato partiti mediatici, partiti personali, partiti leaderistici, non-partiti, oltreché un florilegio di movimenti che si autodefinivano tali senza muovere alcunché. Ha raschiato il fondo del barile delle soluzioni logistiche per semplificare la vita dei capi.

Ora finalmente si scopre che qualche sede e struttura dove esercitare la condivisione, il compromesso, la compensazione tra idee diverse e persino tra idee ed eresie, è necessaria. Sostituirla con l’aria fritta è impossibile, o meglio funziona solo se si vince molto: quando si perde o si pareggia, l’unico modo di non trovarsi soli davanti al plotone d’esecuzione è poter spartire il peso degli errori.