Se nei libri succede quello che succede nella vita, la letteratura ha fallito (Anonimo)
Che bellezza quando l’anteprima di un libro è finita e tutto il resto è omesso (Lettrice Italiana)
Quel che segue è tratto dai libri, veramente e non per scherzo
–– Gli chiese di che segno fosse, non astrologico ma sintagmatico
— Per i propri ritorni, ripensamenti, arretramenti, si affidò al gioco dell’oca, compresi i soliti dadi aleatori che rotolano
— Nominò la metafora come fosse un’amicizia di vecchia data, la metonimia sua zia
— Si impegnò in quella storia come al monte di pietà ossia con molto deprezzamento, per non dire dell’esosa imposizione di interessi da parte, appunto, della pietà
— Essere sentimentalmente complici esclude o include una piccola componente di complicità criminale? Se lo chiede.
— Si crede autorizzato a comprendere i propri sentimenti
— A pagina 36 prenota un tavolo per la serata di pagina 41
— Le volle mostrare le sue cicatrici invisibili
— Crede che vivere sia saper vivere senza saperlo
— Vede acquari e acqua d’acquario e anche aria come d’acquario ovunque
— Vede come per la prima volta la caffettiera d’ogni mattina
— Vede i fili invisibili
— Vede l’asse immaginario
— Vede un filo interdentale di luce
— Vede una luce abbacinante che non si può guardare
— Non vede al di là della propria nuca
— Coinvolge e maltratta animali con uso di similitudini
— La libertà del vento, il vento della libertà (frasi ugualmente insignificanti)
— La fronte desertica con dune
— Fronti alte o fronti basse, sono escluse le pezzature medie per le fronti dei personaggi
— Sentirsi dentro una bolla di qualcosa
— Sentirsi fuori gioco ma ricorrendo al Var
— Centimetri di vita
— Arpionare per dire afferrare (artigliare, tre frasi dopo)
— Avere segreti e rivelarli (nessun personaggio è all’altezza di un segreto non svelato)
— Che somiglia a un ulivo
— Che è volubile come un oleandro
— Che non vorrebbe essere lì
— Che niente è come sembra (questa frase da cinema)
— Che si trova dalla parte sbagliata ma giusta
— L’edera pettegola e maldicente
— I seni pieni, i seni dritti, i seni frutti
— Gli sguardi di fiamma ossidrica
— Gli occhi galleggianti
— Spente scintille negli occhi acquosi
— Pagliuzze d’oro negli occhi, nemmeno un po’ irritati
— Come una febbre sentì addosso quell’occhiata gelida
— Gli attimi dilatati (molto convenienti, ché nessuno sa scrivere, in un attimo, l’attimo)
— La componente utopica
— La scomponente distopica
— La deponente ucronica
— L’autista in attesa
— Dormendo, cade nel sonno di chi dorme accanto
— La voce del ginocchio interiore
— Valutava a occhio il peso dei sentimenti o di una bistecca
— Sì sentì sovrastato da una cappa di rame battuto
— Lo lasciò incustodito a desiderare
— Desiderò di lasciarla ma restò per continuare almeno a desiderare
— Tornò per riprendersi la vita lasciata in prestito
— Si vergognò come un cane, arrossì come un melograno spaccato, avvampò come il tramonto (il cane era però bianco e maremmano)
— Come neve al sole (qualsiasi cosa, esclusa la neve)
— Come un veleno (qualsiasi cosa, escluso qualsiasi veleno)
— La cara, vecchia eccetera (qualsiasi cosa, anche giovane)
— Camminò sotto i portici sorreggendo tutto il loro peso sulle spalle
— Siamo fatti d’anima, un’anima che va di corpo
— Vedere monoliti in qualsiasi cosa
— Leggere e sentire le staffilate, i ruggiti, i muggiti, i nitriti, i grugniti, i coccodè delle frasi sonanti o rumorose, anche i cigolii
— Qualcosa come può essere qualcosa quando è come qualcosa
— Riempì il silenzio, gli spazi di silenzio, con un isolante
— Mangiare la minestra in silenzio, cosa impossibile, o i bucatini
— Qualsiasi cosa che inizia quando termina il singhiozzo
— La chimica dell’anima
— La fisica dei sentimenti
— La botanica della sensibilità
— La zoologia della coscienza
— L’astrologia del fatalismo
— La matematica alla base
— La passione al capolinea, o l’amore (qualsiasi cosa richiede un certo trasporto, inteso come mezzo di trasporto)
— Le scappatelle a piedi
— Il presentimento posticipato
— Non c’era più tempo, respirò tutto d’un fiato
— Fiutare un’aria di tabacco (plagiando Eliot o plagiati da Eliot)
— Il tabaccaio all’angolo
— Il bar all’angolo
— La lavanderia all’angolo
— Come un pugile all’angolo
— L’angolo nel centro storico
— Praticare la finzione narrativa per smantellare stereotipi e luoghi comuni ossia la realtà (che viltà)
— Il finto prato, la finta piscina, il finto spruzzo dell’irrigatore
— Nominare i polsini perché logori (anche i colletti)
— Smania di andarsene (chi scrive è sempre presuntuoso ossia fa l’annoiato), poca smania di restare (che è la più bella smania nei più bei racconti)
— Incardinato, incardinata (non di sportello né di porta né di finestra ma di tutt’altro)
— Entrare nel vivo con parole pungenti e affilate
— Iddio ringhioso, e poi, per quella velleità parodica che è negli aggettivi: uggiolante, guaente, miagolante Iddio (ma questi sono aggettivi per raffinati)
— Il tempo si fermò di botto provocando tamponamenti
— Avere dei momenti
— La difficile percezione di non avere dei momenti, nemmeno sapendo quali
— Le metafore sostenibili, eque, solidali
— Con accenti commossi e apostrofi piangenti
— Bianco abbagliante o spento: gli interruttori del bianco sulle pareti della pagina
— Qualcosa che sembra fuori posto: deserti, montagne, oceani, il sole, l’universo
— Occhi che sembrano avere impacchettato migliaia di paesaggi
— Sgusciare nei luoghi, sentirsi un fagiolo spinto da un pollice in un baccello
— Qualcosa che sembra una nave nella tempesta (la nave no, è un fuscello)
— Dopo un primo smarrimento la seconda scelta
— La vacuità bovina dell’occhio del ciclone
— Un mondo in cui ci sia posto per un altro mondo
— Imprenditore nel ramo della frutta
— Qualcosa che lascia il gusto di un’altra cosa
— L’ultimo abbraccio: avere solo pochi minuti di anatomia
— Capelli torrenziali, labbra gonfie di pioggia, sulla pelle un odore di terra bagnata
— Gli occhi dal colore cangiante a seconda di chi la guardava
— Nell’arte come nella vita (anche al contrario è ugualmente insignificante)
— Quando è scritto “ride” o “rido” o “ridiamo”, tra parentesi nelle interviste
— Quando è scritto “accedere”, “approssimarsi”
— Aspettava sulla riva che passasse nuda a nuoto, stile rana
— Baciandolo lei disse “sento un fremito”, lui disse “forse è il vento, forse un gatto, forse i ladri, vado a vedere”
— Sentirsi come un annaffiatoio, come una canna da pesca, come un angelo di porcellana
— Sentirsi sollevare, poi sentirsi cadere