Ancora una volta l’Accademia ha preso tutti di sorpresa. Le previsioni e le scommesse sul Nobel per la Letteratura si sono rivelate sbagliate, le quotazioni inutili.
Il premio è andato alla poetessa americana Louise Glück, figura poco tradotta (e forse anche poco conosciuta) in Italia. Tanto che se qualcuno cercasse un suo libro nei cataloghi delle case editrici principali non ne troverebbe nemmeno uno.
Il più famoso, cioè “L’Iris selvatico”, era stato edito da Giano, con sede a Vicenza. Al momento però è fuori catalogo (ma c’è da scommettere che la ristampa arriverà a breve).
L’altro titolo, “Averno”, invece è stato pubblicato da una piccolissima libreria/casa editrice di Napoli, la Dante&Descartes, che conta due punti vendita nel capoluogo partenopeo.
È una piccola realtà, ma tradizionale e molto nota per gli appassionati di libri. Ritrova e ripubblica vere e proprie perle, autori trascurati, chicche da collezionisti, utilizzando un formato piccolissimo (7 x 5 centimetri).
La sua attenzione per la qualità e per la cura nella scelta degli autori l’ha fatta diventare una istituzione di piazza del Gesù, una sosta obbligata per i bilbiofili e per Erri De Luca, lo scrittore napoletano con cui il proprietario, Raimondo Di Maio, ha un profondo rapporto di amicizia e collaborazione. Molte delle sue opere sono state pubblicate proprio dalla Dante&Descartes.
Poi, dopo qualche anno di difficoltà – nel 2016 ha rischiato di chiudere, nel 2020 ha subito un furto che ha danneggiato alcune importanti collezioni – arriva la notizia del Nobel. Una vittoria indiretta, certo. E per loro, gli unici o quasi in Italia a essersi accorti dei versi di Louise Glück in Italia, c’è da scommettere che sia una enorme soddisfazione.