Chiamatelo all’inglesePoetica di una non-colazione e di un non-pranzo domenicale

Niente regole, almeno nel cibo e per un giorno alla settimana. Fra torte fatte in case e pastasciutta, bagel e pancake, il brunch ha un unico imperativo categorico: la rilassatezza. Ecco 7 indirizzi milanesi (+1) dove gustarlo, un po’ copiato e un po’ fatto nostro

Brunch. Si dice brunch, punto. B-R-U-N-C-H, arrotolando un po’ la lingua e trasformando la U in una A secca. Niente “colapranzo” o, peggio ancora, “colanzo”, cacofonici tentativi di una malriuscita traduzione del pranzo-non pranzo più anglosassone che c’è (quanto meno nel nome). Br(eakfast)+(l)unch altro non è che un pasto miscellaneo consumato fra le 11 di mattina e le 2 del pomeriggio, solitamente la domenica, e in cui l’accostamento fra dolce e salato permette di saltellare liberamente da un croissant con marmellata a un sandwich di pollo, senza che nessuno abbia da ridire sull’ordine delle portate. Il brunch combina cupcake, pancake, bagel, biscotti e addirittura gelato con salumi, gamberetti, carni, affettato, in un mix di sapori, da godere in completa rilassatezza, che non sono un pranzo e non sono una colazione, ma qualcosa in between, innaffiato da tè e caffè, ma anche da Spritz leggeri o succosi Bloody Mary. Diventato celebre negli anni Trenta negli Stati Uniti, quando gli attori di Hollywood facevano viaggi “intercontinentali” con stop snack alla Pump Room dell’Hotel Ambassador di Chicago, divenne ben presto una formula di late breakfast ed early lunch, che si diffuse velocemente in tutti gli Stati Uniti e oltre. In realtà il brunch, che ovviamente ancora non si chiamava così, era un buffet abbondante nei quantitativi e variegato nelle proposte, che nobili e ricchi borghesi dell’Inghilterra vittoriana gustavano dopo la consueta battuta di caccia domenicale. Fu lo scrittore inglese Guy Beringer a utilizzare per primo brunch, nel 1895, nel divertente articolo “Brunch: a Plea”(che potremmo tradurre grossolanamente in Il Brunch: una moda) sulle pagine della rivista Hunter’s Week. Il pezzo fece storia e la “corruption of breakfast and lunch” divenne brunch, termine certificato l’anno successivo – il 1896 – dal “New Oxford News and Notes for Women”. Oggi torna ad essere una nuova modalità di aggregazione, ovviamente nel rispetto delle norme anti-covid, anglosassone nella formula, ma (quasi) del tutto italiano nella sostanza, come dimostrano questi 8 locali meneghini.

Lo chic: Sixième Bistrò 

Suggestioni bohémienne e atmosfere morbide sono il contorno per il Sunday Brunch di Sixième Bistrò, a pochi passi dalla Darsena, in una corte vecchia Milano che racchiude anche una galleria di design. La proposta di Sixième Bistro rivoluziona il concetto di buffet e propone un format à la carte con una selezione di tapas & international comfort food, in un timing rilassato che va dalle 12.30 alle 16.30. Dall’intramontabile Club Sandwich alla Ceaser Salad passando per le Benedict Eggs si arriva golosamente alle commistioni con le terre italiche con toast di branzino zucca e zucchine all’orecchietta luganega e cime di rapa. Ovviamente i piatti si evolvono con la stagione e si accompagnano a bella selezione di vini da accompagnamento. C’è anche un menu pensato apposta per i più piccoli con golosità come home made chicken nuggets e contorno di patate arrosto e orecchiette ai tre pomodori e basilico.

Prezzo: à la carte

L’anglosassone con brio (italiano): Peck CityLife 

C’è tutta la tradizione anglosassone nel menu proposto da Peck CityLife, nella futuristica Piazza Tre Torri, che mette in carta tutti i grandi classici della cucina inglese e americana. Si sceglie un piatto salato fra 8 proposte e uno dolce fra 6 gustose alternative, fra le 12.00 e le 15.00, da abbinare a uno degli special drink curati dal Bar Manager Riccardo Brotto, con tre variazioni di Bloody Mary o il Bellini con il Prosecco Peck, e con i centrifugati analcolici a base di frutta e verdura. Grande protagonista è l’uovo, vera chicca selezionata dalle Uova di Montagna del Trentino, da gustare fritto con pancetta Peck croccante, alla Benedict, Strapazzato con luganega Peck e Parmigiano Reggiano DOP o nella più classica omelette con prosciutto cotto, Bettelmatt d’Alpeggio 2019 e cipolla Rossa di Tropea. Fra i grandi protagonisti non mancano l’hamburger, anche in versione vegetariana, gli iconici e soffici Bagel da provare con salmone marinato all’aneto, robiola fresca, limone e avocado e il francesissimo Croque Monsieur. Sui dolci non poteva che esserci la perizia del Pastry Chef Galileo Reposo, che ha creato un impasto ad hoc per i pancake a base di farina di grano antico macinata a pietra, albumi montati e aromatizzati con vaniglia, limoni e arance fresche, lievito di birra, con quattro topping differenti. Chiudono le proposte il Plumcake all’arancia in vero British style e la Absolute Chocolate con tre differenti consistenze e cioccolato fondente al 66%.

Prezzo: da 35 a 39 Euro con acqua, caffè, pane e coperto inclusi

Il deluxe: Four Seasons Hotel Milano

Ecco come il rituale più britannico che c’è diventa (un po’) italiano. Molto amato dai milanesi, il brunch domenicale al Four Seasons Miano porta la firma dell’Executive Chef Fabrizio Borraccino che ha studiato un ventaglio di proposte che esaltano i sapori di casa nostra e che includono una selezione di primi piatti caldi – a scelta fra risotto alla milanese, una proposta vegetariana e una a base di pesce – pregiati salumi, formaggi, arrosti, costolette. In questo pranzo-non pranzo domenicale, fra le 12.15 e le 15.00, al salato fanno da contraltare dessert diversi ogni domenica e i gelati artigianali del Pastry Chef Daniele Bonzi, con tanti gusti iconici e stagionali, oltre ovviamente agli squisiti cocktail. L’atmosfera è deluxe ma familiare, con intrattenimento di musica dal vivo, servizio babysitting gratuito e un’area giochi attrezzata. Insomma, parola d’ordine, relax tutti insieme. E a rendere ancora più bella la sala, ci ha pensato l’Artistic Director Vincenzo Dascanio, che ha curato luci e decori floreali.

Prezzo: 110,00 euro a persona (bevande escluse – vini à la carte).

55,00 Euro per bambini da 6 a 12 anni (gratuito fino ai 5 anni)

Il rilassante: Le Biciclette Art Bar & Bistrot 

Seduti al tavolo o comodamente allungati sui divani, nel primo Art bar Milanese, Le Biciclette, il Sunday Brunch ha il sapore di casa. Non è colazione, non è pranzo, non è in un ristorante e nemmeno un luogo di ritrovo, quello di Le Biciclette è un rito di condivisione. Fra le 12 e le 16 di ogni domenica, si può scegliere se gustare il cestino mini-brioche con caffè americano all’inizio del brunch o alla fine, passare al tagliere di salumi e formaggi con salsine gustose da spalmare su pane e focaccia home made o passare direttamente ai grandi classici con uova strapazzate o fritte servite con bacon, salmone o tofu accanto a verdure a scelta fra caponatina, spinaci al burro, funghi trifolati. Ça va sans dire che non manca il duo hamburger +patatine anche in versione vegana. Lo sweet side parte con gli irresistibili pancake e si snoda in variabili dolci come la torta di mele o al cioccolato, il Tiramisù e la Macedonia di frutta. Il tovagliolo è trattenuto da il “braccialetto delle biciclette” da indossare al polso come ricordo di una domenica speciale.

Prezzo: 25,00 euro

Il salutista: Bioesserì Porta Nuova 

Ultima creazione dei fratelli siciliani Vittorio e Saverio Borgia, Bioesserì Porta Nuova parte con una proposta bio per il brunch, ogni fine settimana dalle 12 alle 15.30. Esattamente a metà fra colazione e pranzo, quella di Bioesserì è una coccola pensata dall’Executive Chef Federico Della Vecchia, che unisce il meglio della tradizione americana e una carta dessert diversa ogni mese. Si inizia con pancake e sciroppo d’acero, waffle, mini croissant, pane tostato, spremuta d’arancia e caffè americano, per poi scegliere il main dish fra uovo pochè, french toast (ma con mozzarella di bufalo e gambero!), uovo fritto o strapazzato, hamburger o avocado toast. Si chiude con i dessert, in un mix fra cheesecake, brownie e coockies, accanto al nostrano cannolo e alla Macedonia di frutta fresca con o senza yogurt. Per i bimbi il menu è speciale, con pasta al pomodoro (anche con polpette), pizza margherita, cotoletta, hot dog e patatine.

Prezzo: 18,00 Euro

L’italiano: Crocca 

Rivisita la tradizione americana, il brunch di Crocca, in via Fiamma, tutti i fine settimana dalle 12.00 alle 15.00. Il pane è profumato, croccante e fatto in casa, tostato o golosamente impanato e fritto, proposto come compagno di gusto per tutti i piatti, dalle omelette con affettati e verdure fino alle uova strapazzate o in camicia. Tutte le proposte hanno contorni sfiziosi, con misticanza di datterino rosso, melanzane a funghetto, purea di patate o le classiche patate al forno. Sempre il pane è il grande protagonista dei dolci, spalmato con nutella e banana a rondelle, marmellata di mirtillo o crema di pistacchio con noci e miele. Si sorseggiano spremute o cocktail freschi dal Negroni alle varianti di Spritz, lentamente come vuole la filosofia del locale.

Prezzo: à la carte

Lo svedese: Upcycle 
Tutte le ricette di questo brunch “alla maniera svedese” sono state pensate dallo chef Pontus Berghe, che ha curato, durante la fase di apertura di Upcycle in via Ampère, l’elaborazione dei piatti proposti nel fine settimana. Nordico il design e nordiche le proposte menu: ci sono gli hamburger impastati a mano con carne di Fassona, capperi, barbabietola e senape accompagnati da salsa skagen, gli squisiti sm
ørrebrød in tante diverse variabili, le polpettine di carne, pesce o vegane, i crostoni ai gamberetti, ma anche piatti internazionali come le omelette e le crespelle di patate con salmone affumicato e panna acida. Per il dolce da provare la torta di carote e cannella accompagnata, perché no, da vodka ai fiori di sambuco.

Prezzo: à la carte

Il controcorrente: Sine 

Da Sine, in viale Umbria, il brunch sveste i panni internazionali e torna ad essere il più classico dei classici: il pranzo della domenica, ma rilassato, come vuole il suo chef e patron Roberto Di Pinto. Quindi niente rivisitazioni napoletane del classico pasto anglosassone, ma un pranzo casalingo con un menu d’altri tempi, che cambia ogni domenica. E così si alternano in tavola antipasti caldi e freddi, con alcune chicche della cucina napoletana come il Gattò di patate con provola e granchio e l’impepata di cozze con Gin e Pompelmo. Si passa poi al primo, che sia pasta asciutta o risotto, e ai secondi piatti, sempre proposti nelle varianti di carne e di pesce con gli squisiti contorni di patate arrosto, friarielli e funghi trifolati. Per il dessert viene imbandito un ricco buffet all’ingresso dove il pasticcere serve il meglio della tradizione nostrana con babà, sfogliatelle, pastiera napoletana, dolci al cucchiaio e gelatine di frutta, in un tripudio di italianità e squisita informalità.

Prezzo: 65,00 Euro (vini esclusi)

Foto di Liana Solis

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