ComunitàLa filiera del vino si salverà investendo sulla partecipazione

Progetti condivisi, cantine virtuali dove c’è spazio per tutti, fiducia reciproca e narrazioni che danno voce a ogni figura produttiva, le idee che hanno successo nel settore enologico sono quelle che non lasciano indietro nessuno

Tra marzo e giugno, durante il periodo più acuto dell’emergenza sanitaria, che ha costretto la popolazione italiana, e buona parte di quella mondiale, a chiudersi in casa, aziende, ristoratori e produttori si sono ingegnati per trovare nuove modalità tramite cui restare in contatto con la propria clientela.

In quella situazione inaudita, in cui improvvisamente ogni paradigma era saltato, ogni abitudine smantellata e ogni traguardo era da ricostruire in fretta, la filiera enologica, dai produttori ai sommelier, è stata costretta a reinventarsi. L’esempio più diffuso, messo in atto da realtà grandi e piccole, ha riguardato sicuramente la vendita online, spesso portata avanti, anche dopo la ripresa delle attività. Secondo uno studio effettuato da Omnicom PR Group Italia, oggi una cantina su quattro vende i propri vini online, una percentuale ancora bassa, se messa a confronto con altri tipi di commercio, ma che merita attenzione. Tra le ultime iniziative che rientrano in questo filone, c’è Vineria43, un progetto inaugurato a metà ottobre da undici produttori vinicoli e birrai, guidati da Schenk Italian Wineries. Si tratta di una cantina virtuale, nella quale il cliente, o utente, può immergersi, confrontare le diverse bottiglie, delle quali sono indicati gusto, aroma e provenienza, e ordinare la selezione che preferisce.

Altri produttori, invece, hanno deciso di investire sulla comunicazione, immaginando nuovi modi per raccontare se stessi e i propri vini, è il caso del progetto Stappatincasa, ideato durante il lockdown da Luca Balbiano, attualmente alla guida dell’azienda vitivinicola Balbiano. Durante la quarantena, Balbiano ha coinvolto colleghi, produttori, amanti del buon vino, ma anche musicisti e attori, in una serie di video, in cui ha chiacchierato con ognuno di loro, parlando delle diverse produzioni, delle sfumature dei gusti, delle novità e delle speranze per il futuro. Oggi quel lavoro è stato raccolto in un libro “Stappatincasa. Racconti di vino e lockdown”, che mette su carta quelle discussioni nate online, in diretta, tra interlocutori lontani ma legati dalla passione per il vino e la voglia di reagire, di mantener vive passioni e interessi. Pubblicato a giugno, il ricavato delle vendite sarà devoluto alla Croce Rossa Italiana – Sezione di Bergamo.

C’è chi, infine, ha deciso di puntare sulle competenze di coloro che scelgono il vino per mestiere: i sommelier. Si tratta di un’iniziativa di BaccoMinore, una piattaforma nata nel 2017 ad opera di Daniele e Artuto Brambilla, padre e figlio, e specializzata nella distribuzione dei prodotti vinicoli di piccole aziende, ventotto al momento. Dopo la pubblicazione di un libro, nel 2017, volto a raccontare le storie di piccoli e grandi produttori, oggi l’emergenza sanitaria e le nuove necessità del mercato, hanno convinto i Brambilla a immaginare una diversa strategia, che coinvolga nuove forze e diversi punti di vista, che ha preso forma in Baccominore Pro, un Wine Commerce partecipativo. Al centro di nuova avventura, l’idea di padre e figlio di offrire a sommelier, più o meno esperti, la possibilità di provare l’intero catalogo al prezzo di cantina e ideare, con il supporto di BaccoMinore, proposte ad hoc per ristoranti, hotel e locali.

La scommessa di BaccoMinore è dunque quella di investire su talento e studio, ma anche sul rapporto di fiducia che ogni sommelier ha saputo costruire con i ristoratori e sulla rete che ne deriva. Non è una scelta scontata, anzi, in questo periodo, mentre buona parte delle attività avvengono da remoto, investire sulla fiducia, un valore labile e che necessita conferme e cure continue, pare molto rischioso. Seppur azzardata, però, questa scelta non stupisce, perché rientra nell’ideale di collaborazione e sostegno reciproco, che ha accomunato molti dei progetti enogastronomici nati durante e dopo il lockdown. Può sembrare un’idea antiquata, sorpassata, retorica, in un’epoca in cui ognuno si salva da solo, eppure, l’esperienza della scorsa primavera segue innegabilmente questa direzione e l’impegno sembra già aver dato qualche frutto, con l’aumento delle vendite di vino da parte di privati, registrato durante i primi mesi dell’anno.

Tale crescita, inoltre, potrebbe anche essere stata influenzata anche dall’aumento di progetti satellite nati intorno al settore enologico, che hanno contribuito a porlo in evidenza, a raccontarne tecniche, leggende e riti ai clienti meno esperti. In qualche modo, quindi, ogni proposta nata da cantine, aziende o da singoli lavoratori del settore, potrebbe aver contribuito a valorizzare l’intera filiera, aumentando l’interesse degli acquirenti e la voglia di accompagnare la cena con un buon bicchiere di vino.
Spazio, dunque, a proposte azzardate, creative, che coinvolgano i colleghi e affascinino i neofiti, perché per dare un futuro a vitigni e uve bisogna che ogni ingranaggio della filiera si mantenga intatto e ogni figura produttiva resti salda al proprio timone.

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