Il coronavirus ha accerchiato le grandi città italiane, dove ogni giorno provoca ormai centinaia di nuovi casi. Gli occhi del governo sono puntati su quattro metropoli: Milano, Genova, Napoli e Roma. Che potrebbero essere le prime a diventare zone rosse, dove gradualmente non è escluso si possa arrivare anche a ridurre gli spostamenti solo a quelli essenziali: ovvero lavoro e scuola. Visto che il grande veicolo di contagio sarebbero proprio i mezzi pubblici affollati nelle ore di punta.
Ieri il consigliere del ministro Speranza Walter Ricciardi parlava d’altronde di alcune aree metropolitane «già fuori controllo dal punto di vista della sorveglianza della pandemia», con «numeri troppo alti per essere contenuti con il metodo tradizionale del testing e del tracciamento».
In 24 ore in tutta Italia si sono contati 15.199 nuovi contagi, contro i 10.874 del giorno prima. Solo a Milano i nuovi casi sono stati 1.858, a Roma 543.
A far allarmare è anche il numero dei morti, ieri passati da 89 a 127. E dei ricoveri: 603 quelli nei reparti di medicina e 56 nelle terapie intensive. In regioni come Campania, Abruzzo e Puglia sono vicini al tutto esaurito. E con questo ritmo si arriverà al collasso in due-tre settimane anche nel resto d’Italia, facendo allarmare soprattutto le regioni del Sud che non hanno strutture sanitarie in grado di reggere l’urto di una pandemia.
Nel frattempo, anche il Lazio ha deciso per il coprifuoco notturno. Il presidente Nicola Zingaretti ha firmato un’ordinanza che impone di non uscire di casa dalla mezzanotte alle cinque del mattino. Ci si potrà muovere solo con l’autocertificazione, per motivi di comprovata esigenza, lavoro o di salute. Il ricorso alla didattica a distanza sale al 50 per cento per le scuole superiori (tranne il primo anno) e al 75 per cento per le Università (matricole esclude). Da oggi in Lombardia si chiude invece dalle 23 alle 6, con lezioni in streaming per tutti gli alunni delle superiori e degli atenei.
«Evitate gli spostamenti non necessari e le attività superflue», ha chiesto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dal Parlamento. Il capo del governo continua a escludere il lockdown, ma il dpcm firmato domenica appare già vecchio rispetto alla situazione attuale. E nei ministeri si lavora già al prossimo decreto. Qualcuno avrebbe voluto approvarlo già entro il prossimo week-end. Conte al momento ha intenzione di aspettare almeno fino a mercoledì.
Secondo quanto riporta il Corriere, la soglia stabilita dal governo per valutare il nuovo lockdown è quella dei 2.300 ricoverati in terapia intensiva. Un livello di allarme che potrebbe far scattare nuovamente misure drastiche.
Intanto, la maggioranza dell’esecutivo concorda sulla necessità di stringere i tempi per evitare il peggio. E Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, parla già della necessità di «una stretta inevitabile» e coordinata a livello centrale, senza lasciare alle regioni la discrezionalità di rispondere alla pandemia in 20 modi diversi. «Mi aspettavo una risposta più incisiva», dice.