In parallelo con il prossimo dpcm che divide l’Italia in tre aree di rischio, dovrebbe arrivare un nuovo decreto ristori bis per il sostegno all’economia delle zone rosse. I tecnici del Tesoro stanno lavorando a un provvedimento che prevedrà aiuti differenziati, proporzionali all’intensità delle nuove misure anticontagio che il governo si appresta a varare. Il costo sui conti pubblici dovrebbe aggirarsi intorno a 1,5 miliardi di euro, scrive oggi Repubblica.
L’obiettivo è di varare il decreto ristori bis in contemporanea, o subito dopo, il nuovo dpcm. Nelle zone rosse, verrebbero incrementati i sostegni per bar, ristoranti, alberghi, gelaterie e pasticcerie, per ora sottoposti a chiusure parziali, e a tutte le attività commerciali che con il lockdown locale dovranno abbassare le serrande. In questo caso, è possibile che le sovvenzioni si allarghino anche a partite Iva e artigiani, destinatari dei contributi di 600 e 1.000 euro nei provvedimenti d’emergenza precedenti. In lista d’attesa, ci sono anche avvocati, commercialisti, agenti di commercio e mense, rimasti esclusi dal decreto ristori uno.
Un bacino di professioni e forme giuridiche difficile da coprire interamente, soprattutto se gli aiuti dovranno essere modulati a seconda dell’intensità dei lockdown e delle zone di appartenenza.
Se le risorse non fossero sufficienti, il governo e il Tesoro comunque sono già pronti alla richiesta di nuove risorse in deficit al Parlamento con un nuovo scostamento di bilancio. Ne fa esplicita menzione, non a caso, la risoluzione di maggioranza alla Camera sul discorso di Conte di ieri.
Le misure d’emergenza si intrecciano con la legge di bilancio che quest’anno, causa virus, ha sforato i termini del 20 ottobre: varata all’alba del 18 ottobre «salvo intese», tornerà in consiglio dei ministri entro questa settimana per essere rafforzata con l’allargamento della cig e la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo.