Dopo il voto quasi all’unanimità in Parlamento con il sì del centrodestra allo scostamento di bilancio, la scena politica cambia. E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ormai all’angolo nel caos dei Cinque Stelle, entra nelle vesti dello statista e in una lettera al Foglio lancia un patto trasversale in dieci punti per rilanciare l’Italia.
«Il mio appello è rivolto a tutti», scrive Di Maio. «Disarmiamo il conflitto politico, pur restando ognuno al suo posto (maggioranza e opposizione), lavoriamo insieme per rafforzare l’azione di governo. Solo così riusciremo a ricostruire l’Italia e a innescare quel cambiamento culturale che da tempo continuiamo a prometterci. Il voto di ieri all’unanimità è stato un segnale importante».
Da qui l’elenco delle dieci priorità che puntano «a riportare fiducia nei cittadini» e che Di Maio si augura «possano essere accolte come un contributo a una programmazione di largo respiro, nello spirito di unità e compattezza che ha sempre contraddistinto e continua a caratterizzare il governo, intorno all’azione del presidente Conte».
Ecco i titoli dell’offerta di Di Maio a Berlusconi, Salvini e Meloni: “Rendere il nostro debito pubblico sostenibile”; “Sostegno ai consumi verso comportamenti in linea con le transizioni ecologica e digitale”; “Rilanciare la produttività e il supporto al made in Italy”; “Rendere sostenibili le conseguenze del calo demografico”; “Lavoro e welfare”; “Ripensare la scuola: tempi, luoghi e organizzazione”; “Pubblica amministrazione e transizione digitale”; “Potenziare e rendere più efficace la giustizia”; “Riprogettare la sanità territoriale e la sua governance”; “Sicurezza, criminalità e intelligenza artificiale”.
Manca “abolire la povertà”. Ma quella, ormai, è un’altra storia. Ma nel capitolo “Lavoro e welfare”, Di Maio ammette tra le righe il fallimento del suo reddito di cittadinanza. «Credo sia opportuno», dice, «ripensare alcuni meccanismi separando nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione. Già in più di una occasione ho ribadito la necessità di affinare lo strumento del Reddito di cittadinanza, motivando i percettori a svolgere lavori socialmente utili. La vera grande sfida risiede ancora una volta nell’integrare le politiche di welfare con le politiche attive del lavoro, accompagnando il sostegno al reddito con un grande piano di investimenti per lo sviluppo delle competenze concertato da imprese e pa». In pratica quello che aveva annunciato due anni fa e non si è avverato.