Abbiamo immaginato #CopriFuoco sull’onda emotiva seguita alla chiusura alle 23 dei locali. L’abbiamo portato avanti a maggior ragione quando la chiusura è stata anticipata alle 18. Oggi, dopo tante puntate, ci rendiamo conto che ogni protagonista con la sua testimonianza mette un tassello in più per portare alla luce un disegno generale, che ci aiuta a capire meglio la ristorazione e i suoi problemi contingenti. Una riflessione doverosa, da condividere tra colleghi ma anche per rendere i clienti più consapevoli. Andiamo avanti, alle 18 di ogni sera, sul profilo Instagram di Linkiesta.
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Impossibile parlare di Eugenio Boer senza parlare anche di Carlotta Perilli, sua compagna nella vita e nell’avventura culinaria. Chef lui, maître lei conducono il ristorante Bu:r, a Milano, un piccolo salotto, con pochi tavoli dove si respira un’atmosfera familiare e rilassante. Quel benessere che si vorrebbe sempre trovare in un luogo che accoglie.
Mezzo olandese e mezzo ligure, Eugenio ha la cucina nel sangue, da sempre, così come il viaggio. Gira molto, conosce culture e abitudini gastronomiche differenti, percorre l’Italia da Nord a Sud, arricchendo la sua conoscenza di territori e prodotti. Dall’Olanda alla Liguria, dalla Germania alla Sicilia, passando per la Toscana e l’Alto Adige, alla fine approda a Milano. Teatro di bellissime esperienze, fino all’apertura del Bu:r nel 2018.
La sua cucina è sempre stata frutto di contaminazione, proprio in virtù delle tante esperienze fatte. Ma già dal primo lockdown, elabora un nuovo concetto nel suo universo gastronomico, ossia quello di concentrarsi completamente sull’Italia. Una riapertura all’insegna dell’italianità, senza rinunciare alla creatività che lo ha sempre contraddistinto. Sceglie di utilizzare solo prodotti interamente italiani, attentamente selezionati, sostenendo piccoli produttori e filiera dei territori. La cartolina in stile vintage che viene consegnata ad ogni tavolo, è una preziosa mappa da cui evincere la provenienza dei gioielli che il cliente troverà nei piatti. Ed è davvero apprezzabile come Eugenio intenda dare voce a tutti questi piccoli produttori, portando in tavola tante realtà diverse, artigianali, che trovano in lui la possibilità di raccontare le proprie storie. Un cittadino del mondo, che abbandona le contaminazioni per dare una forte spinta al Made in Italy. Grande omaggio.
In tutto questo periodo di pandemia, così difficile e per cui ancora molto tempo servirà per tornare ad una situazione normale, il Bu:r sceglie di non fare delivery, perchè impossibile relegare in un box la complessità esperienziale che si vive al ristorante. L’accoglienza di Carlotta e dei ragazzi, le luci, la musica, i piatti realizzati a dodici mani, come sarebbe possibile trasportare questa magia?
Ecco che allora nasce dalla spontaneità e naturalezza di questa coppia, un’idea che è stata accolta con grande entusiasmo e calore da parte della clientela.
Ristorante chiuso, Eugenio cucina per Carlotta. Finalmente ha la possibilità a casa di creare ricette per la sua compagna. E le persone le vogliono assaggiare. Da questo nasce la voglia di fare una cosa molto immediata . Realizzare piatti semplici , come nella rosticceria o gastronomia di una volta, piatti della tradizione dove allora sì è un valore aggiunto che sia Eugenio a prepararli. Un menu completamente rivisitato, che propone ricette facilmente rigenerabili a casa, come il vitello tonnato, i mondeghili, paste fresche. Cibo cucinato bene, fruibile, che impiega materie prime ottime. Con un packaging ecosostenibile che dona ancora più valore.
Tantissime le prenotazioni, ancora aumentate in questo secondo lockdown. Tanto è vero che ora sia lui che Carlotta girano tutta la città per portare la loro storia nelle case dei milanesi.
Questo progetto, che sembra avere tutti i presupposti per durare anche in seguito, ha avuto un enorme riscontro umano. Vedere i loro volti, leggere i loro messaggi all’interno per terminare i piatti, scambiare quattro chiacchiere in un momento in cui avere un interlocutore diverso dallo specchio è una ricchezza. Tutto questo ha creato rapporto umano, forse la soddisfazione più grande per Eugenio e Carlotta. Quando la sera leggono i numerosi messaggi dei clienti, quello è il ritorno che fa superare tutta la fatica che si cela dietro a questo lavoro, completamente differente dal ristorante. Un successo che è frutto della grande spontaneità con cui si sono sempre raccontati, con cui hanno trasmesso le loro storie. La comunicazione per loro è vita vissuta e non strategia.
Nasce in famiglia e semplicemente si ripropone nel ristorante così come nel Gastrodelivery.
Un’attività non ha distrutto l’altra, anzi. Nuovi clienti li hanno conosciuti attraverso questo servizio, e sono poi andati al ristorante e vecchi clienti li hanno riscoperti in una veste diversa. Ma immutati nella capacità di far sentire le persone a proprio agio, di portare se stessi dentro quello che fanno.
E le etichette scritte a mano, con il nome del piatto, sono l’esempio più bello di come un servizio possa essere personalizzato e divenire familiare.
In questo periodo di isolamento e difficoltà, siamo tutti avidi di qualcosa che scaldi il cuore.
E certo i sorrisi di Eugenio e Carlotta, l’ottimismo con cui hanno saputo trasformare un ostacolo in opportunità, l’entusiasmo con cui si dedicano ad ogni cosa che fanno, sono un raggio di positività che illumina. Merito di Carlotta, a detta di Eugenio, averlo portato fuori dalla cucina e stimolato ad aprirsi ed esprimersi anche in ambiti diversi. E allora grazie Carlotta, perchè quando esistono unioni così speciali, possono nascere solo grandi cose.