28 PostiIl delivery (che funziona) secondo Marco Ambrosino

Il Mediterraneo, dalla costa ai Navigli e da lì alle case dei cittadini meneghini, questo il progetto dello chef del ristorante 28 Posti, che punta sui vegetali e su ricette che scaldano il cuore e lo stomaco

«Piatti ad alto tasso di modernità», per rubare la definizione alla guida Michelin: che sia la sperimentazione a guidare le scelte estrose – per non dire coraggiose – di Marco Ambrosino, ci sono pochi dubbi. Lo chef, dal 2014 alla guida del 28 Posti, ha saputo trasformare il piccolo ristorante nella frequentatissima via Corsico, una via laterale dei tanto demonizzati Navigli milanesi, in una vera e propria mecca di chi vuol sia mangiare bene, sia essere stupito.

Ambrosino, originario di Procida, classe 1984, dopo le esperienze apparentemente agli antipodi al Melograno di Ischia, nella stagione della stella di Libera Iovine, e al Noma di Copenaghen, è riuscito in una rara impresa: raccontare la mediterraneità senza inciampare in stereotipi, in cliché, in cose, insomma, già assaggiate mille volte.

E a dimostrazione del fatto che il bacino che ci ospita è una fonte inesauribile di ispirazione, ha pure fondato il Collettivo Mediterraneo, progetto che include chef, architetti, musicisti, fotografi e che «si propone di raccontare la multiculturalità, la biodiversità, le esperienze di donne e uomini che hanno costruito la nostra storia come abitanti del Mediterraneo».

Ma questa è un’altra storia, torniamo a noi: il cibo, il ristorante. Portare nelle case dei clienti la sorprendente contemporaneità, i sapori e i profumi dei piatti dello chef non era impresa facile, anzi. Se non adeguatamente pensata, preparata ed eseguita avrebbe potuto rivelarsi una mossa suicida. E invece, il menu preparato apposta per la consegna a domicilio e l’asporto è semplice e insieme inaspettato; sfizioso e ‘giovane’; tutto tranne che banale, eppure immediatissimo; capace – dettaglio non scontato, urge sottolinearlo – di reggere in maniera ottimale il delivery.

Punto di forza, i vegetali, uno dei tratti distintivi del lavoro e della personalità culinaria di Ambrosino. In ordine sparso, la scarola affogata alla napoletana, il panino vegetariano con cavolfiore brasato al miso, le verdure in agro che accompagnano la lingua salmistrata e l’indimenticabile cavolfiore fritto – la cui panatura è di una leggerezza e delicatezza quasi celestiale – con cipolle in carpione e shiso. Non mancano i sughi pronti (la Procidana, di pomodoro alla brace e aglio selvatico, e la Genovese), il pane homemade, quattro proposte tra panini e focacce e un succulento pollo alla brace con salsa romesco e rape marinate, piatto dove gli estremi – morbidezza, croccantezza, dolcezza e retrogusto piccante – trovano la sintesi perfetta.

Per finire, due proposte di dolci (la ricotta alle mandorle, dragoncello, aceto di rose; la bavarese al latte di capra, limone candito, incenso) e una selezione di vini naturali e birre artigianali d’accompagnamento; il servizio di delivery e take away è attivo sia a pranzo che a cena su Milano e città, al costo di sei euro. Che poi, definirlo un semplice delivery e take away pare riduttivo: quella di Marco Ambrosino e del 28 Posti è una coccola, che – oltre a scaldare il cuore – diverte anche. Mica poco, di ‘sti tempi.

Come

X