Polycarpe MajoroIl medico che cura i negazionisti del covid (e chi gli grida di tornare a casa)

Da ex soldato bambino in Burundi a dottore a Milano. Il giovane medico di guardia spiega perché il virus ha imposto la sua tirannia destinata a finire

Nuove radici

«Qualcuno mi ha chiesto che cosa penso del lockdown. È una triste inevitabile realtà. In casa ci possiamo restare per scelta nostra e fare sì che i pochi che si ammaleranno troveranno l’assistenza adeguata, sicuramente, oppure giocare alla roulette russa dove rischieremo di trovarci in tre per un solo letto libero o ambulanza o medico. Questa non è una dittatura sanitaria, come qualcuno dice. Questa è una maledetta tirannia del virus. Ma prima o poi ogni dittatore trova la sua fine».

Se c’è uno che avrebbe diritto a utilizzare la metafora bellica per parlare del Covid, quello è Polycarpe Majoro, che a fare il soldato ci è andato quando aveva quattordici anni nella guerra civile che ha contrapposto gli Hutu e i Tutsi in Burundi, ma lui rifiuta il paragone: «Io la guerra l’ho vissuta ma non è comunque la stessa cosa vedere una persona morire cercando aria. Ed è molto diverso perdere qualcuno che hai appena caricato sull’ambulanza e vedere andarsene chi in clinica hai salutato ogni mattina negli ultimi due o tre anni. Una ventina di persone solo a marzo, di centotrenta che erano. Tutti per insufficienza respiratoria, ma i primi tamponi li abbiamo potuti fare ad aprile».

Dalla Guerra civile all’emergenza sanitaria
Dopo la guerra e il liceo a Nairobi, Majoro è arrivato in Italia e nel 2015 si è laureato in Medicina a Varese, all’università dell’Insubria. Fino a maggio di quest’anno ha lavorato in una clinica per anziani, oggi è un medico di Continuità assistenziale (la ex guardia medica) in provincia di Milano. «È incredibile che a distanza di qualche mese l’emergenza si ripeta perché la gente ha trovato troppo faticoso portare la mascherina, ma penso valga per tutti coloro che lavorano a contatto con i malati. Medici, infermieri, chi guida le ambulanze, gli oss e per chi pulisce. Per chiunque abbia visto ciò che succede dopo che la respirazione peggiora» e, aggiunge, «il sentimento che prevale è la frustrazione».

All’angoscia di ciò che ha visto ogni giorno in clinica, amplificata dai mille reparti Covid che rimbalzano in televisione, si somma l’angoscia di quello che succede nelle strade, tra negazionisti, arrabbiati e politicanti di piazza che attaccano il Governo speculando sul virus. Un mix di sensazioni che questo giovane medico mette nero su bianco in un lungo post su Facebook all’inizio della settimana:

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