Italian soundingLa Cina tutelerà 100 prodotti Igp europei (e 26 italiani) dai tentativi di imitazione come il Parmesan

L’Europarlamento ha dato via libera a larga maggioranza all’accordo con Pechino. Dal 2021 le eccellenze alimentari come la mozzarella di bufala campana, il pecorino romano, il parmigiano reggiano o l’aceto balsamico di Modena saranno protetti dai falsi nel mercato cinese

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Business is business, anche per il Parlamento europeo che questa settimana ha approvato il primo accordo commerciale dell’UE con la Cina, nonostante le preoccupazioni espresse negli ultimi mesi dai deputati sul rispetto dei diritti umani nel Paese asiatico. Dal prossimo anno mozzarelle di bufala e vini pregiati saranno contrassegnati sul mercato cinese da un’indicazione geografica (GI), che dovrebbe proteggerli dai tentativi di imitazione a buon mercato. 

Tutela dai falsi
L’intesa, raggiunta fra i negoziatori europei e quelli cinesi nel novembre 2019, prevede una protezione reciproca per i prodotti tipici nei rispettivi mercati. L’etichetta di “indicazione geografica” copre 100 specialità eno-gastronomiche europee in Cina e altrettante cinesi in Europa, con l’obiettivo di aggiungere altre 175 etichette a testa entro i prossimi quattro anni. Dopo il passaggio in Parlamento a larghissima maggioranza (633 voti a favore, 13 contro e 39 astenuti), l’ultimo passo è l’adozione formale da parte del Consiglio Europeo, che renderà l’accordo operativo dal gennaio 2021. 

Da allora sarà molto più difficile ingannare i consumatori con prodotti ispirati a note eccellenze alimentari. Nei supermercati cinesi non si potrà utilizzare nessun riferimento geografico, nemmeno tradotto, per alimenti di diversa origine. Ad esempio, non potrà essere venduto nessun formaggio parmigiano o aceto balsamico di Modena, nemmeno se viene specificato il fatto che si tratta di un’imitazione o se viene evidenziata la reale provenienza. Non una cosa da poco, se si considera che l’export alimentare europeo in Cina vale 14,5 miliardi l’anno e che l’80% delle contraffazioni degli ultimi due anni provengono proprio dal Paese del Dragone.

«Al momento c’è un mercato più ampio per i prodotti europei di alta qualità in Cina rispetto a quelli cinesi in Europa», spiega a Linkiesta Reinhard Bütikofer, deputato tedesco dei Verdi e presidente della Delegazione parlamentare per le relazioni con la Cina. L’accordo garantirà la protezione a formaggi come l’Asiago o la Feta, salumi come il Prosciutto di Parma e la Bresaola della Valtellina e molte bevande alcoliche, dai vini rossi francesi fino al Tokaj ungherese. Bacche di Goji, tè verde e riso Panjin sono invece tra i prodotti cinesi che verranno tutelati sul mercato europeo. La ratifica è un’ottima notizia per il Made in Italy, visto che 26 dei 100 prodotti arrivano dal nostro Paese, il più rappresentato della lista insieme a Francia (25) e Spagna (12). Rientrano nell’intesa anche quattro eccellenze culinarie del Regno Unito, due formaggi inglesi più whiskey e salmone scozzesi. 

Una relazione complicata
Le delizie gastronomiche in questione potrebbero essere l’antipasto di un più corposo accordo commerciale, il Comprehensive Investment Agreement (CAI), che è ancora oggetto di trattative e molto difficilmente sarà ultimato prima della fine dell’anno. Bütikofer preferisce infatti concentrarsi su ciò che ha ora nel piatto: «Questo accordo ha un grande valore di per sé. La protezione delle indicazioni geografiche è sempre stata un obiettivo importante della nostra politica commerciale: per esempio è da molto tempo motivo di scontro con gli Stati Uniti».

Sullo sfondo di un buon accordo resta però sempre il dilemma etico dei rapporti UE-Cina, per cui un buon socio in affari potrebbe essere al tempo stesso un attore geopolitico non allineato su questioni fondamentali. «Vogliamo instaurare un’equa relazione commerciale con la Cina, ma su diversi punti cruciali siamo ancora distanti: accesso libero al mercato, concorrenza sleale, protezione dei lavoratori e sostenibilità ambientale».

Non a caso la luce verde del Parlamento è accompagnata da un’apposita risoluzione, che puntualizza alcuni elementi. «Non stiamo di certo condonando alla Cina alcune sue attitudini, come il ricorso al lavoro forzato, su cui il Paese non sta rispettando le raccomandazioni dell’International Labour Organization», afferma l’europarlamentare tedesco. Nel testo si menzionano le distorsioni del mercato provocate dalle imprese statali cinesi, ma anche la responsabilità sociale, la pesca illegale e l’impatto ambientale dell’industria nazionale: tutte note dolenti su cui l’Europa vorrebbe richiamare l’attenzione del suo partner commerciale, ma che evidentemente non sono abbastanza per frenare gli affari.

Non mancano nemmeno un accenno allo sfruttamento e alla detenzione degli Uiguri e un velato, ma facilmente interpretabile, riferimento alla situazione di Hong Kong, che sembra volgere al peggio in questi giorni: «Le relazioni commerciali dell’UE richiedono una coesistenza cordiale con tutti quei territori che hanno un rapporto speciale con l’Europa».

Come ricorda Reinhard Bütikofer, però, per un dialogo efficace bisogna sempre essere in due. E i deputati del Parlamento non possono certo assicurare la disponibilità cinese a recepire il loro messaggio. «In passato la Cina ci ha più volte frainteso o ignorato. In questo caso, però siamo stati molto chiari: non chiuderemo un occhio sui temi che ci stanno a cuore».