Non canta ancora vittoria. Ma il ministro della Salute Roberto Speranza in un’intervista a La Stampa dice che secondo gli esperti del Comitato tecnico scientifico la curva dei contagi si va stabilizzando. «È ancora presto per dirlo, aspettiamo altri dati», ribadisce, «ma ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure che abbiamo adottato comincino a dare qualche risultato».
I contagi rimangono alti, le terapie intensive e le vittime aumentano. «Le criticità ci sono tutte, e mi sono ben evidenti», osserva il ministro. «Ma se guardiamo ai numeri, ci accorgiamo che i nuovi casi di coronavirus registrati nello scorso weekend sono gli stessi di quest’ultimo sabato e domenica. Vuol dire che il contagio si è fermato? Ancora non lo sappiamo con sicurezza, ma i nostri esperti ci dicono che i primi segnali di stabilizzazione ci sono tutti. Se questo è vero, si conferma la validità della strategia che abbiamo adottato, che alla fine è molto chiara: vogliamo governare la curva, senza arrivare al lockdown totale». E si conferma la necessità di non abbassare la guardia adesso: «I prossimi sette-dieci giorni saranno decisivi, e ci diranno se la divisione del Paese in tre zone, e il meccanismo sostanzialmente automatico delle restrizioni regione per regione, sta dando i frutti che tutti speriamo».
Il ministro non nasconde che il sistema sanitario sia sotto stress, ma anche lì vede segnali di stabilizzazione: «Negli ultimi mesi abbiamo avuto il cosiddetto aumento esponenziale di terapie intensive: un giorno 20 ricoveri, il giorno dopo 40, quello dopo ancora 80, e poi 120, e così via. A questi ritmi è chiaro che il sistema non regge. Ma se guardiamo alla media mobile dell’ultima settimana ci siamo assestati intorno a quota 100. Se ci stabilizziamo su questi livelli anche la settimana prossima, abbiamo fondate ragioni per ritenere che siamo arrivati al cosiddetto “plateau”, che equivale poi a un indice Rt uguale a 1. Vuol dire che per ogni nuovo contagiato che entra in intensiva un altro ne esce. Il nostro auspicio è che nella settimana ancora successiva, grazie alle ultime ordinanze sull’allargamento della zona rossa, l’indice possa scendere sotto 1. A quel punto i pazienti che escono saranno più di quelli che entrano, e il sistema torna ad essere perfettamente sostenibile».
E sulle polemiche delle Regioni, dice: «Tutti si lamentano, il giorno dopo. Ma vedrà che tra dieci giorni, se tutto va come speriamo, ci ringrazieranno, e diranno “avremmo dovuto farlo prima”. Perché il nostro modello funziona. E i passaggi da una zona all’altra, concepiti con un meccanismo quasi automatico basato su dati e parametri predefiniti, sono una forma di tutela della salute dei cittadini, e non una pagella politica per i presidenti di regione. Loro ci mandano i dati, l’Istituto superiore di sanità li elabora e mi fornisce una scheda, e io in base a quella firmo le ordinanze».
«Qualcuno dice che dovrebbero ringraziarmi, perché faccio il “lavoro sporco” al posto loro? Non è così, io faccio un lavoro nobile, si tratta di salvare la vita di tante persone…», ripete il ministro.
Resta da capire se il vaccino è la svolta che aspettavamo, e se a dicembre arriveranno davvero le prime dosi. Anche su questo Speranza invita alla cautela: «Stiamo calmi, il vaccino arriverà, ma sui modi e i tempi io voglio fare un passaggio in Parlamento e poi con le Regioni. In ogni caso, all’inizio avremo solo una quota minima di dosi, che ci consentirà di vaccinare, se va bene, 1,7 milioni di persone, tra personale medico-sanitario e Rsa. Certo, quando faremo la prima giornata di vaccinazioni, che io prevedo si possa organizzare tra la terza e la quarta settimana di gennaio, vivremo un grande evento, anche simbolico. Ma ripeto, dobbiamo dire la verità alla gente: sarà solo una prima fase, che coinvolgerà un numero molto limitato di persone. Per le vere vaccinazioni di massa dovremo aspettare il secondo semestre del 2021, non prima».
E quindi cosa succederà a Natale? «Capisco che le Feste siano un momento importante, per tutti gli italiani. E vedo che molti, anche nel governo, si esercitano sul tema», risponde Speranza. «La mia testa non è concentrata su quello che succederà tra un mese e mezzo, ma su quello che accadrà alla fine della prossima settimana. Su come saranno andati, lunedì prossimo, la curva dei contagi, le terapie intensive, l’indice Rt, le altre aree mediche al di fuori del Covid. È su questo che ci giochiamo tutto, non sul cenone del 24 dicembre, con o senza i nonni o i parenti di primo grado. Questa, per me, è davvero una discussione lunare».