La sobrietà natalizia di cui parla il Governo in questi giorni non è necessariamente sinonimo di morigeratezza, non a tavola almeno. Ecco quindi una breve guida per districarsi tra le migliori bottiglie da stappare in occasione di queste festività così particolari, probabilmente da bere in compagnia dei soli familiari più stretti. A margine di ogni tipologia, in qualche caso cercando di uscire dal tracciato delle zone più note, 2 referenze, una relativa a un grande classico della denominazione, una a un nome emergente.
MOSCATO D’ASTI
Inutile girarci troppo attorno e quindi meglio partire dalla fine e dal più famoso tra tutti gli abbinamenti sbagliati. Il panettone si mangia sempre (sempre) con un vino dolce, e quindi mai (mai) con uno spumante con un basso residuo zuccherino. No Prosecco, no Franciacorta, no Champagne Brut o Extra Brut, etc. Ognuno può avere una personalissima preferenza, certo, eppure a guardare bene il matrimonio perfetto o quasi c’è, ed è alla portata di tutti. È quello con il Moscato d’Asti, vino prodotto in Piemonte a partire dall’omonima varietà. Spumante che nasce in autoclave, grandi serbatoi di acciaio a chiusura ermetica che permettono di tenere sotto controllo ogni fase della vinificazione e soprattutto di effettuare la rifermentazione senza perdite di pressione.
Carussin Moscato d’Asti “Filari Corti”, Emilio Vada Moscato d’Asti
PROSECCO COL FONDO
La prima bottiglia della giornata, soprattutto quando c’è da festeggiare, è anche quella che finisce più velocemente, quella che spesso serve a introdurre persone e contesto. Serve qualcosa che abbia la grande capacità di passare senza lasciare il segno, di non essere cioè vino troppo invasivo in termini di aromi e soprattutto di calore alcolico. Tra i tanti vini frizzanti che la tradizione italiana è in grado di esprimere il Prosecco gioca questa partita in maniera egregia, soprattutto quando vinificato alla vecchia maniera, col fondo, lasciato cioè rifermentare naturalmente in bottiglia con l’arrivo dei primi caldi della primavera.
Casa Coste Piane Prosecco Frizzante Naturalmente, Ca’ dei Zago Prosecco Valdobbiadene Col Fondo
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI
Un grande bianco, capace di smarcarsi dal suo abbinamento più ovvio, quello con il pescato del Mar Adriatico, e di avventurarsi nel mondo dei primi, soprattutto dei risotti. Un vino che ha conosciuto negli ultimi due decenni una piccola rivoluzione verso la qualità: sempre di più i suoi interpreti illuminati, quelli capaci di valorizzarne le tante sfaccettature territoriali, oltre lo stile del singolo produttore. Un consiglio: un grande Verdicchio può essere buonissimo se bevuto d’annata ma migliora con il passare degli anni, nessuna paura della sua attesa, se ben conservato in cantina.
Pievalta Castelli di Jesi Verdicchio Riserva San Paolo, Ca’ Liptra Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Kypra
VITOVSKA
Un bianco per mischiare le carte, per raccontare un fazzoletto di terra forse non così conosciuto (il Carso, intorno alla città di Trieste) e una varietà che negli ultimi 10/15 anni si è ritagliata uno spazio di primissimo piano tra le più importanti della Penisola. Uno di quelli di cui parlare almeno per qualche minuto, un po’ per la roccia che ne caratterizza il tessuto geologico e un po’ per quel vento che spazza via tutto quello che incontra prima di arrivare al mare. Soprattutto un bianco tutt’altro che sottile e luminosissimo al tempo stesso, capace di sostenere abbinamenti con piatti molto ricchi, soprattutto zuppe, grazie anche alla lunga macerazione sulle bucce che caratterizza la maggioranza delle etichette in commercio.
Zidarich Vitovska, Radovic Vitovska Marmor
TREBBIANO SPOLETINO
Un altro bianco, un altro vino capace di stupire anche quando macerato a lungo sulle sue bucce. La tradizione lo vedeva in campo insieme ad altre coltivazioni nella cosiddetta “piana”, l’ampia area pianeggiante che separa Foligno da Spoleto, in Umbria. Oggi è piantato non solo nelle colline del territorio, soprattutto a Montefalco, ma anche in altre zone della regione con risultati spesso sorprendenti, a dimostrazione di un talento cristallino: ne risultano vini di spiccata personalità, leggermente aromatici e sempre ricchi in termini di ampiezza del sapore, articolati e longevi.
Collecapretta Vigna Vecchia, Il Signor Kurtz Nîsta
CHIANTI CLASSICO
Non è mai il momento sbagliato per aprire una bottiglia di Chianti Classico, vino da non confondere con il Chianti, vino prodotto sì in Toscana ma al di fuori come dice il nome da quella che è considerata come la zona più importante, storica, classica. Un rosso capace di stupire in termini di abbinamenti grazie a una particolare versatilità. Non solo pollame nobile, cacciagione, carni ovine o caprine esaltano infatti la personalità dei migliori vini a base di sangiovese ma anche primi più o meno ricchi, formaggi e salumi. Oggi poi è sempre più affascinante perdersi cercando di esplorare le differenze che è possibile ritrovare tra un Chianti Classico prodotto in un luogo oppure in un altro. A Gaiole o a Radda, fino a Lamole, località da cui provengono quelli più rarefatti.
Castello di Monsanto Chianti Classico, Tenuta di Carleone Chianti Classico
CIRÒ
Chi avrebbe mai pensato anche solo una quindicina di anni fa che la zona di Cirò, in Calabria nel crotonese, si sarebbe affermata sullo scenario dei vini rossi nazionale con tale autorevolezza. Merito di un pugno di produttori capaci di esprimere vini di sicura personalità in un contesto di rara bellezza. Protagonista di questo rinascimento il gaglioppo, la varietà alla base di questo rosso dalla finezza così austera, piacevolmente tannico, longevo.
‘A Vita Cirò Classico Superiore, Dell’Aquila Cirò Classico Gemme
MONTEPULCIANO D’ABRUZZO
Uno dei più generosi e gastronomici vini rossi italiani viene prodotto poco lontano dalle coste del Mar Adriatico, nell’entroterra abruzzese. È qui che il montepulciano con il suo colore, con la sua schiettezza, con la sua profondità e con la sua articolazione regala vini di stupefacente consistenza, densi e leggiadri al tempo stesso. Rossi capaci di adattarsi con autorevolezza a un gran numero di piatti e di preparazioni, da antipasti semplici fino a zuppe di pesce e soprattutto carni grigliate.
De Fermo Montepulciano d’Abruzzo Prologo, Fontefico Montepulciano d’Abruzzo
CANNONAU DI SARDEGNA
Ricco, caldo, trascinante. In una parola: mediterraneo. Il mondo dei Cannonau è particolarmente vasto, basti considerare che si tratta di una delle DOC più grandi d’Italia, capace di estendere i suoi confini all’intero territorio regionale. In questa ampiezza tante le aree capaci di regalare vini di particolare interesse anche se è in Barbagia e in Ogliastra che si trova il maggior numero di produttori di valore. L’abbinamento più classico è anche il più riuscito: arrosto al forno, portata natalizia tra le più tradizionali.
Giuseppe Sedilesu Cannonau di Sardegna Mamuthone, Pusole Cannonau di Sardegna
PASSITO DI PANTELLERIA
Oltre il panettone, quando tutto sembra essere finito ma rimane la voglia di assaggiare ancora un’ultima cosa buona. Non ci può essere allora che la dolcezza trascinante del Passito di Pantelleria, vino dolce tra i più generosi e profondi della tradizione italiana. Vino da centellinare e da tenere a portata di mano anche per più e più giorni: saprà stupire.
Ferrandes Passito di Pantelleria, Tanca Nica Passito Passulata Alba