Inside ZagabriaAnche la Croazia ha problemi con il suo Recovery Plan

Il Paese riceverà 9,4 miliardi di euro dal NextGenerationEU e 12,7 miliardi di fondi Ue ma il governo non ha ancora pronto il piano per la ripresa e le priorità strategiche non appaiono molto audaci e chiare

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Pubblicato originariamente sullo European data journalism network

La Croazia riceverà dal 2021 al 2027 22 miliardi di euro di fondi europei. Si tratta di circa 12,7 miliardi di euro destinati allo sviluppo, provenienti dal quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE, e di circa 9,4 miliardi di euro di trasferimenti legati alla pandemia dal fondo denominato NextGenerationEU. Vi sono altri 683 milioni di euro dal Fondo di solidarietà dell’UE, destinati ad aiutare la Croazia a ricostruire dopo il terremoto di questa primavera a Zagabria. Come la Croazia abbia intenzione di spendere somme di denaro così ingenti non è molto più chiaro oggi, mesi dopo la lieta notizia della loro approvazione.

Nel novembre 2020, il ministero croato dello sviluppo regionale e dei fondi UE ha pubblicato la sua strategia di sviluppo nazionale per discuterne pubblicamente. Il documento, impigliato nella burocrazia dal 2017, sarebbe la base per le decisioni future sui 12,7 miliardi di euro di fondi UE. Oltre alla Strategia Nazionale, c’è anche il cosiddetto Piano Nazionale di Recupero e Resilienza relativo ai 9,4 miliardi di euro del fondo Next Generation EU. Secondo gli ultimi annunci del premier, questo piano sarà «pronto all’inizio del prossimo anno, al più tardi entro aprile».

Tempo per la ricostruzione di Zagabria
A settembre il parlamento croato ha approvato una legge sulla ricostruzione dopo il terremoto di Zagabria e dintorni. Il 60 percento dei fondi per la ristrutturazione di abitazioni private sarà fornito dallo Stato, il 20 percento dalla città di Zagabria e dalle contee e il 20 percento dai loro proprietari. L’importo stimato necessario per la ricostruzione è di poco superiore a 1,1 miliardi di euro, metà dei quali dovrebbe provenire dal Fondo di solidarietà dell’Unione europea.

Il ministro dell’Edilizia, Darko Horvat, ha annunciato che la ristrutturazione degli edifici inizierà solo in primavera, un anno dopo il terremoto, respingendo le denunce che dodici mesi interi saranno stati sprecati per allora. La ricostruzione è un tema caldo in vista delle elezioni locali, previste anche in primavera, con i populisti che cercano di comprare gli elettori con fondi pubblici e dell’Unione.

La strategia nazionale di sviluppo
La stessa strategia nazionale di sviluppo ha ampiamente deluso coloro che credevano che sarebbe stata la chiave per le decisioni sui 12,7 miliardi di euro dal Quadro finanziario programmatico (il bilancio Ue 2021-2027, ndr). Nel dibattito pubblico finora, il documento è stato visto come retoricamente ambizioso ma essenzialmente conservatore, una raccolta di frasi vuote che i suoi autori ritengono avranno un posto nei forum dell’UE. Questioni importanti come la politica in materia di immigrazione sono completamente omesse. Agli autori del testo sono stati comunque erogati 4,5 milioni di euro.

Il documento elenca 13 obiettivi strategici, tra cui «un’economia competitiva e innovativa», «una popolazione istruita e occupata», «una magistratura efficiente ed efficace», «riconoscimento globale della Croazia», ​​«vita sana, attiva e di qualità», «dati demografici rivitalizzazione e famiglie più forti», sicurezza nazionale o «Sicurezza per lo sviluppo sostenibile», «neutralità climatica» da raggiungere con «transizione ecologica ed energetica», «autosufficienza alimentare e sviluppo della bioeconomia», «mobilità sostenibile», «la transizione digitale», sviluppo delle cosiddette «aree assistite e aree con specifiche di sviluppo» e «rafforzamento della competitività regionale», ovvero investimenti nello sviluppo dopo decenni di abbandono nelle province croate.

In tutto il documento la pandemia COVID-19 viene regolarmente lanciata come causa del rallentamento a seguito delle «tendenze positive» che l’hanno preceduta, come il presunto calo della disoccupazione e l’elevata crescita economica.

Questo documento strategico probabilmente non esisterebbe se la sua stessa esistenza non fosse una condizione preliminare per il prelievo dei fondi dell’UE. «Vogliamo che il 37% dei progetti che presenteremo siano finanziati dal Green deal europeo, mentre un altro 20% di essi riguarda la digitalizzazione», ha detto succintamente il primo ministro Andrej Plenković, dimostrando che la vera strategia di sviluppo è nella sua testa e non è troppo sofisticata.

La parte più interessante della Strategia di sviluppo croata è la sua parte analitica, intitolata «Descrizione dei bisogni e delle potenzialità di sviluppo». Non un centesimo dei 4,5 milioni di euro spesi per l’elaborazione della strategia è stato investito nella ricerca delle statistiche qui: sono state per lo più prelevate dalla Banca mondiale, dalla Commissione europea, da Eurostat e da organismi simili. Nel linguaggio freddo di cifre e grafici, la sezione mostra quanto la Croazia sia in ritardo rispetto agli altri paesi dell’UE dal punto di vista economico e sociale.

 

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