Ciack si mangiaCibo e dintorni dei film di Spielberg

Un viaggio tra piatti invisibili e alieni ubriachi, passando per un calice di sciroppio sfribollino e un ristorante gourmet in un aeroporto: il cibo apre la porta su mondi fantastici per il regista che “si guadagna da vivere sognando”

La torre del Diavolo, nel Wyoming. È questo il luogo che gli alieni hanno scelto per mostrarsi all’umanità. Ed è questo il luogo che Roy, che dagli alieni è stato scelto, riproduce in una insolita scultura di purè seduto a tavola, davanti agli occhi della moglie e dei tre figli, spaventati e preoccupati per lo strano comportamento del padre. Parliamo di «Incontri ravvicinati del terzo tipo», capolavoro del 1977 firmato da Steven Spielberg, in cui una normale cena in famiglia si trasforma in qualcosa di eccezionale. E il cibo nei film di Spielberg è spesso al centro di avventure emozionanti, ponte tra la quotidianità e il mondo del fantastico.

  1. Indiana Jones e il tempio maledetto

Per il dottor Jones, sulla tavola del giovanissimo maharaja, c’è un banchetto quantomeno insolito. Un grosso serpente che, una volta tagliato, si rivela ripieno di tanti serpentelli, vivi; e a seguire un piatto di croccanti, enormi scarafaggi. La bella e bionda Willie non sembra gradire: «Mi scusi signore – chiede –  non avrebbe qualcosa di più semplice? Che so, un brodino», ed ecco arrivare una zuppiera con un brodo fumante in cui galleggiano, al posto dei crostini, degli occhi. Il dessert? Cervello di scimmia semifreddo, servito direttamente nelle teste degli animali. Per Willie è davvero troppo. È il secondo capitolo della saga di Indiana Jones, datato 1984, forse il più giocoso e fumettistico della tetralogia: e il banchetto indiano non è da meno, grottesco e “spaventoso”, ma insieme divertente.

  1. E.T. L’extra-terrestre

L’alieno e il frigorifero. Già solo l’accostamento di questi due elementi fa pensare che qualcosa di insolito deve succedere. E quando E.T. si ritrova solo in casa, apre il frigo e osserva. Prima assaggia l’insalata di patate. Niente di particolare: meglio darla al cane. Poi prova la birra: questa sì che è buona. E la beve. Tanta. E si ubriaca. E con lui si ubriaca il piccolo Elliot, che con l’extra-terrestre ha sviluppato una strana forma di empatia. Ma Elliot si trova a scuola… e un bambino ubriaco a scuola è qualcosa di davvero fuori dagli schemi.

  1. Hook – Capitano Uncino

Peter Banning, avvocato di San Francisco, non ricorda. Non ricorda di saper volare. Non ricorda di essere Peter Pan. Ma quando Uncino rapisce i suoi bambini portandoli sull’Isola che non c’è, deve ricordare: in questo lo aiutano i Bimbi Sperduti, che ora hanno un nuovo capo, Rufio. Stremato da una giornata di inutili tentativi e allenamenti, Peter arriva speranzoso davanti a una tavola imbandita: piatti, bicchieri, pentole fumanti, posate che i bambini non usano, ma tengono in tavola «solo per evitare di usarle». I bimbi si avventano golosi sul cibo, ma nei loro piatti non c’è assolutamente niente, con grande sconcerto di Peter. Eppure i Bimbi sembrano gradire. «Mangia» lo esorta Campanellino «Ma che cosa? Qui non c’è niente, Gandhi mangiava molto di più» risponde Peter. Non ricorda che quello era il suo gioco preferito. E Rufio inizia a insultarlo. Si apre tra i due una vera e propria gara di insulti, sempre più coloriti e creativi, che si conclude con il trionfo di Peter: lentamente gira il cucchiaio nella sua scodella e dal niente appare una pallina di coloratissimo gelato che vola in faccia a Rufio. È un trionfo. Peter ci sta riuscendo. Usa la sua immaginazione, e la tavola ora trabocca davvero di ogni ben di Dio.

  1. Jurassic Park

«Alejandro ha preparato per noi un delizioso menu, cernie cilene» esclama orgoglioso il signor Hammond mentre mostra agli studiosi Alan ed Ellie il recinto dei Velociraptor, cui viene servito il pasto quotidiano: un’intera mucca, viva ovviamente. Inutile dire che i due perdono l’appetito, e si limitano a guardare un po’ schifati il piatto di pesce quando si trovano nella sala ristorante del Jurassic Park. La stessa sala in cui si rifugiano verso la fine del film i piccoli Timmy e Lex, dopo essere scampati all’attacco del T. Rex e a mille altre peripezie. I bimbi finalmente tornano a sorridere, mentre si riempiono i piatti di dolci, torte, biscotti e creme. Ma all’improvviso Timmy vede sua sorella immobilizzarsi, il cucchiaio a mezz’aria, la dolce gelatina verde in esso contenuta che inizia a tremare. Sono entrati i raptor. Dove nascondersi? In cucina, la grande cucina di questo immenso parco dei divertimenti, cercando rifugio tra piani di lavoro e sportelli. I dinosauri entrano alla ricerca delle piccole prede. Padelle e tegami che cadono, mestoli che tintinnano, tensione e paura: è il riflesso su una lucida superficie di acciaio a trarre in inganno uno dei due velociraptor, consentendo a Timmy e Lex di mettersi in salvo.

  1. The Terminal

Viktor Navorski non può uscire dall’aeroporto: non può entrare negli USA né tornare a casa sua, in Krakozhia. Così si adatta, e inizia a vivere nell’aeroporto: passano giorni, poi mesi, e Viktor stringe relazioni con le tante persone che animano questo luogo solo apparentemente senza anima: il ragazzo che lavora in mensa, l’addetto alle pulizie, la gente dello staff. Sono loro ad aiutarlo quando invita a cena la bella Amelia: servono a tavola, accendono le candele, versano (non proprio elegantemente) il vino, improvvisano spettacoli da giocolieri. Il tutto sulla balconata dell’aeroporto, con un menu composto solo da due voci: pollo o cannelloni: quello che passa il terminal.

  1. Il GGG – Il Grande Gigante Gentile

Il GGG non mangia i bambini come gli altri giganti: molto più piccolo dei suoi fratelli, si nutre di cetrionzoli, puzzolenti e disgustose verdure con cui prepara una zuppa. Non è facile per il gigante, però, convincere la piccola Sofia che lui non ha intenzione di mangiarla, che lui non è come gli altri un “inghiottitore canniballo”, e che lui non “pappa gli esseri urbani”. Dal cetrionzolo il GGG ricava anche il delizioso sciroppio sfribollino: caratteristica di questa verde bevanda è che le sue bollicine frizzano verso il basso, invece che verso l’alto come le nostre. Sofia è perplessa, se le bollicine che vanno in alto portano chi beve a fare “un disgustoso ruttino ruttante”, quelle che vanno verso il basso avranno come esito “un bel petoncione”, che per il gigante è segno di vera felicità. Dopo una breve permanenza nel Paese dei Giganti, la bambina conduce il GGG al cospetto della Regina d’Inghilterra per convincerla a combattere i giganti cannibali. Il GGG sembra troppo grande per starci nella sala da pranzo, ma alla fine riesce ad accomodarsi per una sontuosa colazione: centinaia di uova fritte in enormi vassoi con crostini di pane mangiati infilzandoli su un forcone sono per lui, che mai li ha assaggiati, un menu “succulentassimissimo”. Diversamente il GGG non gradisce il caffè, che gli viene versato da un annaffiatoio: è una “orripilosa porchicchiata”, dice, meglio il suo sciroppio sfribollino. Tutti brindano con lo sciroppio, dignitari, Regina, Generali, persino i cagnolini. E tutti inevitabilmente subiscono le conseguenze delle bollicine che frizzano verso il basso.

Ma Spielberg non è solo divertimento e avventura: a parte, fuori dall’elenco, «Schindler’s List».  «Iniziare il film con l’accensione delle candele, con la celebrazione di un normale Shabbat era come rappresentare la quiete prima della tempesta che travolse gli ebrei». Parole di Spielberg. Così le candele si accendono con la loro fiamma rossa, la tavola è imbandita. Poi il cibo scompare dalla tavola, restano solo le candele: e insieme ai piatti e alle vivande, lentamente, scompare il colore dal mondo, tutto diventa bianco e nero intorno a quella fiammella che poco a poco si spegne. Ma il colore ritornerà, alla fine. «Chi salva una vita salva il mondo intero»

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