Dopo gli incontri di ieri, la verifica con i partiti di maggioranza continuerà anche oggi. «Il governo deve andare avanti, ma a certe condizioni e non a qualsiasi costo. Si può governare solo c’è fiducia reciproca tra di noi», dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista alla Stampa. Conte parla di Covid, annunciando che le nuove misure restrittive per le festività arriveranno nelle prossime ore, della contestata Fondazione per la Cybersecurity e anche del caso Regeni.
«Le nostre misure stanno funzionando, ci stanno consentendo di aver ripreso il controllo della curva epidemiologica», dice Conte. «Il sistema delle zone e la suddivisione delle regioni in base ai colori sta dando risultati. Abbiamo evitato un lockdown generalizzato, misura estrema alla quale ora è costretta la Germania e anche altri Paesi come la Gran Bretagna e l’Olanda. Per fortuna, con queste misure ben calibrate e circoscritte, noi stiamo reggendo bene l’urto di questa seconda ondata. Ovviamente mi addolora il numero dei decessi, che rimane elevato».
«Questo triste primato», spiega, «dipende dal fatto che l’indice rallenta più lentamente rispetto agli altri Paesi che hanno introdotto il lockdown, la soglia anagrafica della popolazione e altri ancora. Paghiamo anche il fatto di essere stato il primo Paese dell’Occidente investito dalla pandemia, quindi la popolazione è molto provata per i prolungati sacrifici e certo il Paese non può reggere un nuovo lockdown».
E in vista delle feste natalizie, annuncia che «si rende necessaria qualche ulteriore misura restrittiva. Ci stiamo riflettendo in queste ore. Dobbiamo scongiurare a ogni costo una terza ondata, perché sarebbe devastante anche sul piano della perdita di vite umane».
Poi una previsione sul vaccino: «Il 29 dicembre Pfizer metterà a disposizione le prime dosi, poi arriveranno quelle di Moderna. Chiaramente riguarderanno il personale sanitario e le categorie più deboli. Per avere un impatto effettivo sull’immunità, secondo gli esperti, la campagna vaccinale deve riguardare tra i 10 milioni e i 15 milioni di persone. Per ottenere questo effetto dobbiamo arrivare alla primavera inoltrata, comunque prima dell’estate».
Sul Recovery Plan, invece, esclude ogni ritardo italiano e spiega quale sarà il percorso: «Non siamo in ritardo e l’hanno chiarito anche dalla Commissione europea, che sta a sua volta definendo un cronoprogramma e che molto difficilmente sarà disponibile a ricevere i vari piani nazionali prima di febbraio inoltrato. Quindi abbiamo tutto il tempo per definire il nostro piano. Quando avremo il documento di aggiornamento lo manderemo in Parlamento e ne acquisiremo le valutazioni e gli indirizzi. Poi ci confronteremo con l’opposizione e con le parti sociali, e a quel punto elaboreremo il piano definitivo. E anche quel piano, poi, tornerà al vaglio del Parlamento».
Ma è sul Recovery Plan che il governo rischia di sbandare dopo le critiche di Italia Viva e del Partito democratico. «Il governo non corre rischi», assicura Conte, né «sono disponibile a un rimpasto. Le dico invece che completeremo questo confronto con le forze politiche alla luce del sole, in piena trasparenza e chiarezza nei confronti dei cittadini. Abbiamo una logica diversa rispetto al passato: non abbiamo nulla da nascondere. Ci sono stati posti dei problemi politici: li affronteremo, per fare in modo che il governo vada avanti».
Si va avanti, quindi, ma «possiamo andare avanti a determinate condizioni. Possiamo andare avanti solo se c’è fiducia e siamo uniti tra noi. Avendo ben chiari gli obiettivi comuni e avendo ben chiaro lo spirito di coesione e di solidarietà che occorre in questa fase. Non possiamo permetterci di affrontare le sfide enormi che ci aspettano senza condivisione. Qui nessuno vuole galleggiare, e meno che mai scaldare poltrone».
Esclude la sindrome dell’uomo solo al comando: «Il mio metodo è forse il più partecipato che sia stato realizzato negli ultimi anni. Anche i famosi Dpcm, che pure portano la mia firma, sono provvedimenti assolutamente partecipati. Ormai siamo arrivati a quattro livelli di condivisione. Lavoriamo con la delegazione ministeriale, poi sentiamo gli esperti del Cts, poi incontriamo le regioni e poi i capigruppo di maggioranza. Non solo, poi andiamo anche in Parlamento, dove ascoltiamo anche tutte le opposizioni».
Sulla Fondazione per la Cybersecurity, dice: «È un progetto elaborato dal governo Gentiloni che era rimasto nel cassetto. Io l’ho recuperato solo perché in questi giorni si sta approvando una proposta di regolamento europeo che entrerà in vigore prima dell’estate e darà solo 6 mesi di tempo a tutti i paesi membri di dotarsi di una struttura per la sicurezza cibernetica».
E sull’omicidio di Regeni: «Il processo sarà celebrato in Italia, ci saranno nomi e cognomi sul banco degli imputati. Ho lavorato per questa soluzione per quanto di mia competenza e continuerò a lavorare perché sia fatta giustizia. Vogliamo la verità su Giulio. E vogliamo anche l’elezione di domicilio degli imputati in questo processo, vogliamo che ci siano segni visibili di questa collaborazione da parte dell’Egitto».
Cosa farà Conte finita la legislatura? «La cosa che mi piacerebbe fare, terminato questo incarico, è conoscere ancora di più e meglio la nostra Penisola. Avevo iniziato a farlo, da premier, ma il lockdown e il distanziamento mi hanno impedito di fare la cosa che mi piace di più, cioè stare in mezzo alla gente. Ecco, dismessi i panni di presidente del Consiglio mi piacerebbe davvero viaggiare palmo a palmo per tutta la Penisola tutti i borghi, i paesani, le città la costa, fermarmi a parlare con le persone…». Sembra già la campagna elettorale di un candidato.