Pinguini all’equatore Per sfidare il cambiamento climatico bisogna smontare le bufale ambientali con ironia

La meteorologa Serena Giacomin e l’astrofisico Luca Perri smontano con un libro le leggende metropolitane sul climate change. Ad esempio, la storia degli elefanti di Annibale che attraversarono le Alpi nella seconda guerra punica: non erano ventimila ma 37. E solo pochi sopravvissero

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Un corso intensivo contro le fake news che popolano il dibattito sul cambiamento climatico. È questa la sfida in cui si sono lanciati la meteorologa e climatologa Serena Giacomin e l’astrofisico Luca Perri nel loro “Pinguini all’equatore” (De Agostini, 2020): una sequenza di leggende metropolitane, sul climate change e sul riscaldamento globale, smontate una dopo l’altra da pillole di scienza, satira vignettistica e da un bigino anti-bufala. «Non importa chi dice cosa, non conta se chi sta parlando ha vinto un premio o appare spesso in tv o sui social. Importa solo raccontare ciò che è supportato dai fatti», sottolineano i due scienziati a Linkiesta.

«Per decenni – ricordano Giacomin e Perri – abbiamo sprecato tempo con dibattiti definiti “scientifici” ma che di scientifico avevano poco o nulla. Abbiamo discusso su quanto la Groenlandia fosse verde basandoci sulle affermazioni di un malvivente vichingo omicida (Erik il Rosso, vissuto tra X e XI secolo) piuttosto che su solidi dati scientifici. Abbiamo persino letto sui libri di scuola dei 20mila elefanti che, capitanati da Annibale, durante la seconda guerra punica avrebbero attraversato le Alpi grazie al caldo. Peccato che gli animali fossero in realtà 37, tra l’altro quasi tutti morti per il freddo prima di concludere la traversata. In ambito astronomico, invece, è interessante notare come tuttora qualcuno cerchi di ricondurre il surriscaldamento globale a una maggiore attività solare nonostante la nostra stella stia vivendo un periodo di attività minima».

Ciò che ha spinto i due scienziati a impegnarsi nella sfida, non facile, di scrivere a quattro mani un’opera sul cambiamento climatico smascherando le bufale che lo riguardano è stata proprio la viralità delle fake news. «Ci è sembrato un buon punto di partenza per analizzare da una parte le strategie di chi le diffonde, dall’altra gli strumenti che abbiamo a disposizione per riconoscerle e smontarle. Questo approccio ci ha permesso di mostrare attivamente ai lettori come funzionano la scienza e il metodo scientifico, che non partono da preconcetti ma si basano su un attento lavoro di raccolta e analisi dei dati»

Sul clima – come ricordano anche Giacomin e Perri – si parla e si scrive molto. Spesso, tutto il contrario di tutto. Inizialmente a essere in discussione era l’esistenza di un cambiamento nel clima e l’aumento globale delle temperature. Ora la questione si è spostata sulla causa di questi mutamenti, che andrebbe individuata nelle nostre abitudini poco sostenibili. «Sentirsi responsabili e colpevoli di qualcosa, soprattutto di un grosso guaio, non piace a nessuno. Ecco perché oggi la maggior parte dei negazionisti, non potendo più chiudere gli occhi di fronte al riscaldamento globale, si limita a trovare altri colpevoli». Così, a vedersi puntare il dito contro è a volte il Sole, altre l’asse terrestre per la sua supposta inclinazione, altre ancora l’orbita terrestre per il suo, sempre supposto, cambiamento.

I dubbi, che ora gravitano intorno al tema del cambiamento climatico, sono da sempre punti di partenza fondamentali per raggiungere traguardi scientifici. Tuttavia, per portare alla conoscenza, questi dubbi devono spingere a indagare la realtà rispettando un metodo preciso «altrimenti diventano un ostacolo alla comprensione, alla presa di coscienza e infine all’azione».

Proprio per questo, secondo Giacomin e Perri, il problema dei quesiti infondati sulla crisi climatica non risiederebbe tanto nelle posizioni assunte da scettici e negazionisti. «Il vero problema è che la disinformazione sul tema sta contribuendo alla confusione pubblica e all’immobilismo politico così come al rifiuto o alla riduzione del sostegno alle azioni necessarie per mitigare il riscaldamento globale e adattarci al cambiamento climatico». 

«In un periodo storico in cui assistiamo a manifestazioni di disaffezione alla scienza e di sfiducia verso la comunità scientifica – che, ad essere onesti, troppo spesso si è isolata interrompendo il dialogo con la società – speriamo che questo libro possa incuriosire e avvicinare di più il pubblico alle meraviglie che la scienza sa regalare». Ciò che Giacomin e Perri si augurano è che i lettori sviluppino o acuiscano il proprio senso critico analizzando indipendentemente le notizie con cui entreranno in contatto applicando il metodo scientifico descritto nei sette capitoli del libro. 

«È solo rimanendo lontano dai pregiudizi che osservare la realtà, comprendere la situazione presente e agire per organizzare un nuovo futuro si fa più facile. Non è così importante identificare un colpevole o l’autore di un errore. La scienza ci insegna che è normale compiere passi falsi ma che è anche possibile correggersi e rimediare, grazie alla volontà e alla collaborazione di tutti, investendo in conoscenza e consapevolezza».

A tal fine, secondo Giacomin e Perri, per affrontare sfide come quella climatica dovremmo partire dalla realtà, non da ciò che ci piace raccontarci. «Proprio per questo, nel nostro viaggio tra le bufale scientifiche e le false credenze sul climate change, siamo partiti già dal titolo da un qualcosa di reale. Perché sì, forse non vi sarà capitato di vederli, ma i pinguini (quelli delle Galapados) all’equatore esistono davvero».

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