Oggi il governo potrebbe decidere il lockdown nelle due settimane delle festività natalizie, dal 24 dicembre al 6 gennaio. Una misura estrema che vorrebbe dire ristoranti e negozi chiusi e divieto di spostamento nel Comune, se non per lavoro, salute o necessità.
In tv a Di Martedì il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ha commentato: «Si fa il cenone di Natale? La mia risposta è no. Ipotizzare assembramenti è folle. Ipotizzare cenoni oltre i conviventi è una cosa sbagliata. Noi abbiamo il dovere di salvare vite. I cenoni li faremo l’anno prossimo». Sulla stessa linea il ministro della Salute Roberto Speranza, che punta a «chiudere il più possibile». E pure quello della Cultura Dario Franceschini, non disposto ad arrivare a «mediazioni e compromessi sulla salute degli italiani».
Ieri si sono contati 846 morti. Tanti, troppi. Tanto che nel governo si discute di anticipare anche l’inizio delle vacanze scolastiche al 21 dicembre, e si mette pure in dubbio il ritorno in aula nei licei il prossimo 7 gennaio.
Il governo è spaccato su quanto dura debba essere la stretta e anche gli scienziati si dividono, spiega il Corriere. I ministri che spingono per regole più severe vogliono chiudere tutto già da questo fine settimana, mentre Conte non ritiene giusto impedire di muoversi a chi ha già comprato biglietti ferroviari o aerei.
Contrario a indurire troppo perché «le nostre misure stanno funzionando», Conte ha chiesto al Comitato tecnico scientifico di mettere nero su bianco dove, quando e cosa bisogna chiudere. Ma gli esperti hanno faticato a trovare una linea comune, anche perché non vogliono fare da «foglia di fico» alla politica. Toccherà quindi al governo decidere quanto blindate saranno le feste degli italiani, quali categorie produttive dovranno essere risarcite e quanti soldi serviranno.
Il tema risotori sarà centrale nella Conferenza Stato-Regioni. Il primo incontro video delle 8.30 con i ministri Boccia e Speranza, il capo della Protezione civile Borrelli e il commissario Arcuri servirà a varare il Piano vaccinazioni. Poi la riunione proseguirà sulla stretta natalizia.
La zona rossa nelle due settimane centrali è la richiesta dell’asse rigorista. Conte invece si muove, per quanto a zig zag, lungo la linea morbida tracciata anche da Italia viva e da parte del M5S: al massimo, una zona arancione nazionale.
Tra le altre ipotesi, c’è quella di far scattare la chiusura di negozi e ristoranti nei festivi e prefestivi: 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio ed Epifania. Nove giorni di zona rossa per scongiurare aperitivi, cenoni e veglioni. Oppure, ma sarebbe più complicato, si pensa di colorare di arancione i giorni prefestivi e di rosso i festivi. Per il Viminale la soluzione più sicura è chiudere tutto. «Se teniamo aperto, i controlli sono più difficili e i rischi più grandi», è la linea della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
Gli scienziati si dicono molto preoccupati e avvertono che il periodo natalizio presenta «rischi specifici relativi alla mobilità e alla aggregazione nei contesti familiari e sociali», chiedono «grande prudenza» e suggeriscono di potenziare molto i controlli. Verbale approvato all’unanimità, anche se i tre direttori generali della Salute (Rezza, Urbani e Iachino) si erano rifiutati di firmare perché il Cts non fa cenno a zone rosse o arancioni: «Quattro componenti hanno ritenuto che la formulazione conclusiva non fosse aderente alle proprie posizioni». Il coordinatore Agostino Miozzo spiega: «Riunione difficile, alla fine abbiamo raggiunto un punto d’incontro».
Ma oggi tocca anche al Parlamento. Il capogruppo del Pd Andrea Marcucci chiede alla maggioranza di sostenere la mozione che consente la mobilità tra piccoli Comuni.