In Italia ne hanno fatto anche un film. Uscì a Natale del 2018 e “La Befana vien di Notte” voleva assurgere a una rivisitazione di questo mito seguendo il genere cinecomic. Una tradizione nata nel solco del Cristianesimo che si lega strettamente ai Re Magi perché fu questa anziana vecchietta a indicare loro il cammino. Dalla medesima radice di Epifania, dal greco manifestazione, apparizione, deriva la parola befana, personificazione stessa di suddetta festa, almeno per noi italiani. La Treccani la tratteggia come «la vecchia, bruttissima ma benefica, che di notte, scendendo per la cappa del camino, lascia nelle scarpe, o più spesso nelle calze, dei bambini buoni, doni e dolciumi (ai cattivi, pezzi di carbone)». Dopo l’arrivo di Babbo Natale che porta i regali, nella nostra cultura è usanza diffusa tra i più piccoli attendere che la calza venga riempita dalla befana nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. “Paese che vai, usanza che trovi”, recita un proverbio e spostandoci oltre confine è possibile scoprire in che modo la magia di questa festività cambi da tavola a tavola.
Gioiosa e conviviale è l’Epifania dei vicini francesi nelle cui case non può mancare la Galette des Rois, che deve il suo nome ai tre Magi, appunto. Un dolce di origine molto antica, con testimonianze addirittura ai tempi dei romani, che anteriormente alla Rivoluzione francese era diffuso come Gâteu dês Róis (termine con cui ancora è noto nel Sud della Francia). Da allora si prepara con una sfoglia farcita abitualmente di pasta di mandorle ma le alternative contemporanee rispondono a molteplici gusti sostituendo la crema frangipane con cioccolato, pistacchio, marmellata.
Il momento clou arriva al taglio della torta: è consuetudine dividerla in tante fette quanti sono gli invitati e sperare che nel proprio pezzo si nasconda l’unica féve, una fava o una statuetta di ceramica. Chi trova la figurina diventa re o regina della giornata indossando una corona solitamente venduta in combo con la galette. Questa torta, in particolare nella sua produzione artigianale, ha un forte ascendente sugli incassi delle pasticcerie e dei forni francesi con un prezzo che nella capitale oscilla tra i 25 e i 40 euro per sei persone; superato il 6 gennaio, viene consumata un po’ lungo tutto il primo mese dell’anno fin quando le copiose e ricche vetrine parigine fanno spazio alla piccola cioccolateria per prepararsi al San Valentino.
Altresì, condividere questo dolce è usanza popolare in diversi stati francofoni come Belgio, Svizzera e Lussemburgo ma anche nelle cittadine del Canada Orientale e in Libano dove si lascia ispirare da sapori speziati, e quindi qui farcita con crema di datteri, pistacchi o acqua di rose. A vocazione mediterranea esistono altre varianti che interessano Spagna, Portogallo e Grecia dove, benché chiamate diversamente, sono suggestionate da quella originale torta che, a quanto pare, offre un numero appetibile di versioni.
In Spagna si chiama Roscón de Reyes e all’aspetto si presenta simile a una golosa pasta brioche a forma di ciambella con frutta candita e mandorle. Analogamente al modello francese, pure il Roscón custodisce al suo interno un prezioso segreto ritualizzato, però, in modo diverso: il commensale della famiglia ispanica che troverà la fava dovrà pagare la torta o restituire i soldi a chiunque l’abbia acquistata.
Il Bolo Rei caratterizza, invece, l’arrivo dei Re Magi in Portogallo: si tratta di un dessert a forma di corona, da associare a un panettone basso decorato con frutta secca e candita, gelatina di mele cotogne macerate nel vino Porto. In questo caso il fortunato a cui capiterà la fava avrà il compito di comprare il Bolo Rei per l’anno successivo. Maggiormente difforme è la Vasilopita greca: una torta leggerissima agli agrumi generalmente consumata a Capodanno o il 6 gennaio giorno che per gli Ortodossi coincide con la Teofania.
Niente befana anche per gli inglesi che nelle isole britanniche sovrappongono i festeggiamenti a quelli della Dodicesima notte (The Twelfth Night), calcolata a partire dalla notte di Natale, ricorrenza pagana che cade a metà inverno ed è allietata dalla Twelfth Cake.
Tale leccornia, farcita con mandorle e canditi, è un lievitato tenero e dolce tipicamente di frutta, perlopiù secca e di stagione. Al suo interno viene cotto un fagiolo secco che, ancora una volta, si dice sia magico e incorona il protagonista del giorno; oltre al legume ci sono una serie di oggetti insabbiati nell’impasto tra cui uno spicchio d’aglio per il cattivo, un rametto per eleggere il folle e uno straccio per identificare lo sciocco di turno.
Della serie un anno a me, il prossimo… Chissà!