Dopo il cedimento strutturale del Movimento cinque stelle, che ha tolto ogni pregiudiziale nei confronti del “cattivo” Matteo Renzi, si apre adesso quella trattativa che Giuseppe Conte avrebbe potuto e dovuto aprire due settimane fa invece di perdere tempo a fare il “buttadentro” cercando personaggi di varia ispirazione ideale di entrare in maggioranza al posto di Italia viva.
Una trattativa che il Presidente della Repubblica ha affidato a Roberto Fico, che per la seconda volta in questa legislatura si traveste da “esploratore” alla ricerca di una mediazione fra Conte e Renzi. Ha tempo fino a martedì, non pochissimo. Se andrà bene, l’avvocato verrà incaricato di formare il suo terzo governo in tre anni stavolta con una maggioranza “pentapartita”, Pd-LeU-M5s-Iv-Responsabili. Se andrà male, Sergio Mattarella dovrà ricominciare da capo, con un secondo giro.
Intanto ha scelto la strada più coerente con il proposito di non esporre Conte a un possibile massacro, a un fallimento che gli avrebbe precluso un futuro politico, ma se il presidente della Camera riuscirà a comporre il puzzle ecco che l’uomo di Volturara Appula succederà a se stesso.
Non è scontato ma è ritenuto possibile, per alcuni addirittura probabile. Dipenderà da Matteo Renzi – e già questo è per l’avvocato un’umiliazione – perché questa è iniziata e finisce come una partita a due, i partiti maggiori stanno a guardare perché gli va bene più o meno tutto pur di non votare, mentre i Responsabili si accontenteranno di qualche strapuntino.
Palla a Renzi, dunque. E Renzi è obiettivamente nelle condizioni di chiedere moltissimo, sia dal punto di vista del programma che soprattutto della squadra di governo.
Sotto entrambi gli aspetti le questioni sono soprattutto tre: Recovery plan, vaccinazioni e lotta alla pandemia, scuola. Sono i tre buchi neri del Conte 2, per il leader di Italia viva, e quindi su queste cose occorre massima discontinuità: andando al sodo, potrebbe voler significare l’affidamento della pratica del Recovery plan a un nome forte, probabilmente un esterno, sottraendola a Roberto Gualtieri (e chissà se i nomi di Mario Draghi, Carlo Cottarelli, Fabio Panetta, Irene Tinagli entreranno nella partita); la sostituzione di Lucia Azzolina, da sempre criticata; la testa di Domenico Arcuri, in grande difficoltà non solo da adesso per via dei ritardi dell’arrivo dei vaccini.
È possibile anche che Renzi chieda la cancellazione delle due leggi-chiave addirittura del Conte gialloverde, Quota 100 e reddito di cittadinanza, e in questo quadro rischierebbe anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, mentre dubbi esistono (anche nel Partito democratico, a dire il vero) anche sulla conduzione del ministero delle Infrastrutture retto da Paola De Micheli.
È possibile che la trattativa si incagli su una serie di richieste considerate irricevibili. Perché Renzi, per capirci, considera il miglioramento qualitativo dell’azione di governo inversamente proporzionale al peso politico dei grillini e questo potrà causare problemi al lavoro di Fico.
E il Partito democratico, che pure sta tirando un sospiro di sollievo per il possibile Conte 3, mantiene intatti il nervosismo e la sospettosità nei confronti dell’ex segretario. Che ha, malgrado tutti i problemi di immagine anche legati alla vicenda della “consulenza araba”, ancora buone carte in mano.