Vox populi, vox naturaeLa crisi climatica è un’emergenza per due terzi della popolazione mondiale

Il più grande sondaggio mai realizzato sui problemi ambientali, commissionato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, ha coinvolto più della metà dei abitanti del pianeta di età superiore ai 14 anni. Tra questi, l’81% degli italiani è convinto che sia necessario prendere delle contromisure efficaci e tempestive

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Non ci sono dubbi: bisogna fare qualcosa per affrontare l’attuale crisi climatica. Ne sono convinti i due terzi (quasi, il 64%) della popolazione mondiale, consapevoli che si tratta di un’emergenza che non risparmia nessuno. Lo attesta il più grande sondaggio mai realizzato prima sul climate change. Commissionato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), il Peoples’ Climate Vote ha raccolto l’opinione di 1,2 milioni di cittadini di 50 Paesi, rappresentazione complessiva del 56% della popolazione mondiale di età superiore ai 14 anni.

Sondaggio by app
Le domande sono state inserite negli annunci pubblicitari che interrompevano le sessioni di gioco delle app mobile più popolari come Angry Birds o Dragon City. Si tratta di un approccio innovativo che ha permesso di disporre di un campione enorme ed eterogeneo, intercettando anche soggetti solitamente inaccessibili ai sondaggi tradizionali, come i ragazzi under 18.

L’idea è di Cassie Flynn, consulente strategico dell’Undp per il cambiamento climatico, un giorno in cui si trovava nella metropolitana di New York: «Mi sono guardata intorno e tutti erano al telefono: la maggior parte stava giocando», ha confessato al Guardian.

I quesiti
Ai votanti è stato sottoposto un primo quesito, che verteva sulla percezione del cambiamento climatico: si tratta di un’emergenza globale? In caso di risposta affermativa, seguiva una domanda sul tipo di azione da intraprendere a livello internazionale per affrontarlo. Infine, una serie di quesiti sulle scelte politiche che secondo i votanti i loro governi avrebbero dovuto attivare in settori chiave come energia, trasporti ed economia. Ma anche agricoltura e alimentazione, natura e difesa da eventi estremi come alluvioni e incendi.

I dati, raccolti tra ottobre e dicembre 2020, sono stati poi processati dagli analisti dell’Università di Oxford.

I risultati
A credere maggiormente nell’urgenza della crisi climatica sono i votanti di Italia e Regno Unito (81%), seguiti da quelli del Giappone (79%) e Francia e Germania (77%). Dalla Moldavia provengono invece i più scettici (50%).

Tra tutti i risultati emersi uno in particolare sorprende positivamente: non sussiste grande disparità generazionale tra chi considera il climate change un’emergenza globale: è tale per il 69% dei votanti 14-18 anni, per il 65% di quelli tra i 18 e i 35 anni, 66% tra i 36 e i 59 anni e 58% per gli over 60.

«Nel complesso – scrive Damian Carrington sul Guardian -, le proposte risultate più popolari per affrontare la crisi climatica sono la protezione e il ripristino delle foreste (54%), l’impiego delle energie rinnovabili (53%), l’agricoltura sostenibile (52%) e un maggiore investimento in aziende e lavori green. Tra le 18 politiche proposte la promozione di diete prevalentemente vegetali è stata la meno popolare, votata solo dal 30% degli intervistati».

Secondo l’Undp, il consenso relativamente basso (massimo in Germania, 44%, e Regno Unito, 43%) potrebbe spiegarsi con il fatto che si tratta di un regime alimentare difficile da adottare in certi Paesi oppure che le persone potrebbero percepire la dieta come una scelta personale.

Un altro dato interessante riguarda le dieci nazioni, tra quelle sottoposte al sondaggio, con le più alte emissioni di gas a effetto serra provenienti dai settori dell’elettricità e del riscaldamento. Ebbene, in otto di questi Paesi le energie rinnovabili godono di buona popolarità: è il caso dell’Australia (76%), Canada (73%), Germania (71%), Sudafrica (69%), Giappone (68%), Stati Uniti (65%), Polonia (57%) e Russia (51%).

Parallelamente, negli Stati in cui la deforestazione è una delle principali cause di emissioni climalteranti, gli intervistati hanno sostenuto la priorità della conservazione e tutela delle foreste (Brasile 60% e Indonesia 57%). Allo stesso modo, nove dei dieci Paesi più urbanizzati sostengono la necessità di investire nella mobilità sostenibile (auto, bici, bus elettrici): è il caso del Regno Unito (73%), Canada (67%), Australia (66%), Cile (58%), Giappone (57%), Stati Uniti, (56%), Svezia (55%), Argentina (52%), Brasile (51%).

«Questo sondaggio sul clima – ha dichiarato al Guardian il professor Stephen Fisher dell’Università di Oxford – ha fornito un tesoro di dati sull’opinione pubblica mai visto prima. Il riconoscimento dell’emergenza climatica è molto più diffuso di quanto pensassimo».