Il leader dell’opposizione russa Aleksej Navalny trascorrerà due anni e otto mesi in carcere. La condanna è arrivata da un giudice del tribunale distrettuale Simonovskyj, riunitosi per l’occasione a Mosca: è stata accolta la richiesta del Servizio Penitenziario Federale di convertire la pena sospesa in detenzione reale, per una – presunta – violazione dei termini della libertà vigilata da parte dello stesso Navalny. Ufficialmente la condanna è a tre anni e sei mesi, ma il giudice ha deciso di valutare i dieci anni trascorsi in detenzione domiciliare come parte della pena.
Per il 44enne oppositore di Putin «è un teatrino illegale, un tentativo di intimidire un gran numero di persone: vogliono imprigionare una persona per spaventarne milioni. Chiedo il rilascio immediato per tutti i prigionieri politici», come ha detto davanti ai giudici. Sarebbero almeno 311 le persone arrestate per aver preso parte a manifestazioni a sostegno dell’oppositore numero uno di Putin, secondo l’Ong Ovd-info.
Navalny era stato arrestato lo scorso 17 gennaio al rientro dalla Germania, dove aveva trascorso cinque mesi per riprendersi da un avvelenamento da agenti nervini di cui incolpa il Cremlino: ovviamente Mosca nega ogni accusa e di non avere prove di essere stato avvelenato. L’accusa è quella di aver violato la libertà vigilata.
«Abbiamo dimostrato che è stato Putin a commettere l’attentato e questo lo fa impazzire. Passerà alla storia come un avvelenatore. C’era Alessandro il Liberatore, Yaroslav il Saggio, e avremo Vladimir l’Avvelenatore», ha detto Navalny.